La produzione vinicola mondiale 2020 nei dati Oiv

La produzione vinicola mondiale 2020 nei dati Oiv

Gli ultimi dati Oiv descrivono una produzione vinicola mondiale 2020 in contrazione, soprattutto in Europa, dove Italia, Francia e Spagna hanno adottato misure di riduzione dei volumi del raccolto dopo l’avvento del Covid. Calano Sudamerica e Australia, mentre la Nuova Zelanda registra quantità record.

Il Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino, Pau Roca, ha presentato martedì 27 ottobre le prime stime della produzione vinicola mondiale 2020.
La produzione, il mercato e le tendenze mondiali, a partire da un 2020 colpito da pandemia e da eventi climatici estremi sono state al centro del suo intervento. Se le vendemmie quest’anno sono state meno generose e i commerci internazionali soffrono, per arginare il rischio recessione due sono le parole chiave: diversificazione e digitalizzazione, quest’ultima al centro di un nuovo progetto firmato OIV.

La conferenza stampa web di Oiv per presentare i dati sulla produzione vinicola mondiale 2020

2020 sottotono rispetto ai record del 2018

In base ai dati raccolti in trenta Paesi, l’OIV stima nel 2020 una produzione mondiale tra i 253,9 e i 262,2 milioni di ettolitri (senza succhi e mosti), con un incremento di appena un +1% sul 2019, dopo l’eccezionale annata 2018. La situazione non viene comunque considerata negativa alla luce delle tensioni geopolitiche, dei cambiamenti climatici e degli effetti della pandemia sul mercato, incerto e volatile. Situazione eterogenea in Europa, con 159 milioni di ettolitri (senza succhi e mosti) e un incremento del +5% rispetto all’anno scorso. Italia, Francia e Spagna, che rappresentano il 49% della produzione mondiale e l’81% di quella europea, evidenziano livelli produttivi al di sotto delle medie degli ultimi cinque anni.


L’andamento della produzione mondiale di vino negli ultimi anni. Il 2020 resta in linea con il 2019, molto al di sotto del picco raggiunto nel 2018 (dati OIV).

L’Italia soffre ma rimane al vertice

Primo produttore con 47,2 milioni di ettolitri, l’Italia registra un decremento del -1%. Seguono la Francia con 43,9 milioni di ettolitri (+4%) e la Spagna con 37,5 milioni di ettolitri (+11%). Hanno inciso le condizioni meteorologiche favorevoli in primavera e in estate, le restrizioni e i sussidi UE ma anche, in certe regioni, la decisione di contingentare la produzione a un livello inferiore di quella del 2019 a causa di un calo della domanda sul mercato globale.
In crescita la Germania (+8% e 8,9 milioni di ettolitri), l’Ungheria (+22% e 2,9 milioni di ettolitri) e l’Austria (+10% e 2,7 milioni di ettolitri). E se il Portogallo mantiene la produzione a 6,5 milioni di ettolitri, la Romania con 3,6 milioni di ettolitri e la Grecia con 2 milioni registrano i cali più significativi (rispettivamente -7% e -2%).



L’Italia resta il primo produttore mondiale di vino, ma alle sue spalle Francia e Spagna fanno registrare trend migliori (dati OIV).

Extra UE, guardando agli Stati Uniti

La Russia con 4,7 milioni di ettolitri e l’Ucraina con 1 milione di ettolitri registrano incrementi del +2 e del +1%, mentre Georgia e Moldova hanno visto una contrazione produttiva. La Svizzera, con i suoi 0,9 milioni di ettolitri, manifesta un trend quinquennale decrescente (-8%).
Le prime stime sulla produzione statunitense ipotizzano 24,7 milioni di ettolitri (+1% sul 2019) ma si attendono aggiornamenti dovuti agli incendi che hanno colpito Napa e Sonoma.

Calamità tra Argentina e Australia

Nell’emisfero meridionale si stimano 49 milioni di ettolitri, con un -8% ricollegabile alle pessime condizioni meteorologiche. El Niño ha funestato la produzione di Argentina (10,8 milioni di ettolitri e -17%), mentre la siccità ha colpito duramente il Cile (10,3 milioni di ettolitri e -13%) graziando invece il Sud Africa con 10,4 milioni di ettolitri.
Siccità e incendi durante la vendemmia hanno determinato un calo di produzione del -16% in Australia raggiungendo quota 10,6 milioni di ettolitri, mentre la Nuova Zelanda produce per il terzo anno consecutivo 3,3 milioni di ettolitri, con un incremento quest’anno rispetto al 2019 del +11% e del +15% nella media dei cinque anni.

Valutazioni sul primo semestre 2020

«L’impatto del Covid ha avuto un peso diverso da Paese a Paese, ma complessivamente ha generato una recessione e alcuni dei suoi effetti sul settore dureranno nel tempo», ha affermato Pau Roca. Il calo della domanda internazionale, infatti, ha avuto un pesante effetto sulla produzione di vino. «I lockdown hanno comportato una chiusura del canale Horeca provocando restrizioni alla vendemmia e alla vinificazione» ha spiegato. «In generale possiamo ipotizzare che la pandemia esacerberà le tensioni sui mercati».

I numeri dell’import e dell’export

Nel primo semestre 2020 si è registrato un calo del commercio internazionale del -6,7% a volume e del -12,4% a valore rispetto allo stesso periodo l’anno scorso. Tra le categorie di vini che ne hanno sofferto di più spiccano gli spumanti. I Paesi esportatori più colpiti sono stati Sud Africa (-40% a volume) e Singapore (-35% a valore) mentre l’Argentina ha conquistato il primo posto nella classifica dei Paesi top con un +52% a volume e la Nuova Zelanda con il +2% a valore. In un contesto in cui molte nazioni sono state penalizzate dalle tariffe doganali statunitensi l’export italiano, non gravato da dazi, ha registrato -2% a volume e -4% a valore. Ne sono usciti meglio i nostri spumanti, con una crescita del +7% a volume ma con un decremento del -7,6% a valore che li ha penalizzati sul fronte dei prezzi.


I principali paesi esportatori nel 2020 hanno fatto registrare praticamente tutti un trend negativo in valore. Solo alcuni, con l’Argentina in testa, sono cresciuti in volume (dati TDM – FranceAgriMer / OIV).

Cina down e Repubblica Ceca up

La Cina ha perso molto terreno nelle importazioni con -32% a volume e -31% a valore. Gli Stati Uniti hanno registrato un decremento del -1% a volume e del -5% a valore, mentre la Germania del -5% a volume e del -6% a valore. Il Canada ha invece registrato +6% a volume e +3% a valore. In cima alla classifica per le importazioni si piazzano a volume la Repubblica Ceca (+23%) e a valore la Svezia (+5%).
I mercati oggi sono turbati dal degrado delle relazioni internazionali e dall’instabilità. Da non trascurare l’impatto del cambiamento climatico con eventi estremi che hanno devastato i vigneti in California e in Australia, ad esempio.

Il futuro del settore

A fronte di un rischio di recessione economica globale l’OIV ha caldeggiato un riconoscimento da parte dei governi dell’importanza del settore vitivinicolo, in modo da attivare misure di sostegno. Le aziende si devono però adattare di più: occorre diversificare prodotti, mercati, canali distributivi.
«La digitalizzazione sarà una chiave di successo: l’e-commerce sarà il futuro per le vendite del vino. Il suo sviluppo è stato accelerato dalla pandemia e continua a crescere», ha spiegato Pau Roca. Le proiezioni di IW USA Drinks Market Analysis stimano che l’e-commerce genererà una crescita a valore per le vendite del +48%, tre volte superiore a quanto osservato nel 2019. «Questo incremento è ancora più sorprendente dal momento che si prevede che il consumo di vino calerà di circa il -9% nel 2020 in tutti i mercati» ha osservato Roca. E ha preannunciato la costituzione di un Osservatorio OIV che studierà la digitalizzazione applicata al settore del vino e un Data Lab per analizzare i dati. Perché oggi la trasformazione e l’interpretazione dei dati sono una leva di marketing altamente strategica.

Foto in apertura di Joshua Fuller – Unsplash

Leggi anche: Chi vendemmia al tempo del Covid?

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© Riproduzione riservata - 28/10/2020

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