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Là dove scorre la vite. Storia della viticoltura fluviale

Là dove scorre la vite. Storia della viticoltura fluviale

Lo storico legame tra vigna e fiume ha consentito di preservare la biodiversità. Dalle rive del Nilo, lungo le quali si produceva vino migliaia di anni fa, a quelle di Reno e Loira, in cui nascono alcune fra le etichette più note al mondo.

Molte viticolture storiche si sono sviluppate lungo i fiumi; essi infatti rappresentavano le vie dei trasporti delle uve e dei vini, delle anfore, delle botti, delle attrezzature e così via. Le viticolture fluviali si possono suddividere in due categorie: di fondo valle e delle pendici delle colline o delle montagne adiacenti alle vie d’acqua.

La viticoltura etrusca è tipica delle pianure

Quella di fondo valle nasce su terreni alluvionali, fertili, dotati di acqua, di struttura variabile dal sabbioso (prevalente) al limoso-argilloso. Quella etrusca è una tipica viticoltura fluviale delle pianure, rappresentata dalle alberate di tutori vivi che sostenevano le viti allevate con lunghe tirelle. Era classica nell’Etruria meridionale (pianura campana), in quella centrale (Toscana, Umbria) e settentrionale (Pianura Padana). Eccezionalmente è stata portata nei Vinhos Verdes a nord della zona del Porto, sopra il fiume Douro (Portogallo).

Qualche traccia contemporanea

In Italia 100 anni fa esistevano 2.600.000 ettari di viticoltura promiscua, di origine etrusca, attualmente scomparsa. Ne rimane soltanto qualche esemplare ad Aversa (Campania), dove si coltivano lo storico Asprinio e la Falanghina, in Emilia fra Parma e Modena, nella zona dei Lambruschi e nella pianura mantovana e trentina, con l’allevamento a pergola.

Sul Nilo fu selezionato il Moscato di Alessandria, poi giunto in Sicilia come Zibibbo © KHGraf

Dal Caucaso alla Mesopotamia, fino all’Egitto

Tra le prime viticolture storiche c’è quella fra il Tigri e l’Eufrate, in Mesopotamia, a partire dal neolitico, circa 6000 anni a.C., proveniente dal Caucaso. Dalla Mesopotamia passò in molti Paesi, fra i quali l’Egitto, che lungo il Nilo ha creato le pergole a tunnel e selezionato il vitigno Moscato di Alessandria, ribattezzato Zibibbo a Pantelleria. La pergola orizzontale (oggi tendone) in Egitto si chiamava Kerem. All’epoca dei faraoni si producevano i “vini funerari”; tra questi il famoso Mareotico presso il Delta del Nilo, amato da Cleopatra, figlio della varietà Mareotica, il vino Taniotico, l’Anthylla, il Sebenitico, prodotto con le uve di Thasos e tanti altri.

I cru dei faraoni

I faraoni furono i primi inventori dei cru. I vini delle loro proprietà, infatti, portavano sulle anfore i nomi dei vigneti: “Monte della salute del re Dijer”, “Oro del dio Orus incarnato” e così via. Questa usanza continuò con i Romani, che ponevano sul pittacium delle anfore (etichetta), il nome del locus, del viticoltore e del console (anno), ossia le basi della Doc. È storicamente provato che Cleopatra gustò uno spumante offertole da Cesare e proveniente dalla rifermentazione del Falerno con uve passe della varietà Meroe.

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© Riproduzione riservata - 29/01/2020

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