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La Dorona amata dai Dogi

22 Gennaio 2019 Roger Sesto

La Dorona di Venezia è un’uva dorata dalla buccia spessa e dalla foglia particolare, capace di regalare un nettare di nerbo, longevo ed elegante. Un tesoro nascosto nelle piccole proprietà dei contadini, nelle storie e nelle tradizioni isolane che stava per essere perduto.

«Accompagnando dei clienti a Torcello notai una vecchia vigna in una casa privata, adiacente alla cattedrale di Santa Maria Assunta. Riuscii a convincere la proprietaria a mandarmi un po’ di quell’uva quando fosse stata matura. Le cassette arrivarono piene di bellissimi grappoli. Era la famosa Dorona, già apprezzata dai Dogi e poi scomparsa», così Gianluca Bisol, dell’omonima azienda di Valdobbiadene.

Il recupero del vigneto a Mazzorbo

Anni di ricerche, frutto dell’amore per Venezia della famiglia Bisol, unite alla competenza tecnica di Desiderio Bisol e del winemaker Roberto Cipresso, hanno riportato alla vita questo prezioso vitigno nella tenuta Venissa, a Mazzorbo. Quest’isola, assieme a Torcello e Burano, fa parte della Venezia Nativa. Il vigneto di Venissa rappresenta uno degli ultimi esempi di vigna murata, estesa su oltre 2 ettari.

 

Gianluca Bisol

Venissa, Dorona in purezza di Bisol

Un vigneto speciale, in gran parte a piede franco, in cui le viti affondano le radici in un terreno ricco di limo, argilla e microrganismi, figlio di una viticoltura eroica messa a dura prova dal fenomeno dell’acqua alta. Dal recupero dell’uva Dorona nasce Venissa, un vino raro e storico, frutto di un solo ettaro vitato e dalla limitatissima produzione. Tutto il processo di vinificazione punta a trasportare nel calice la sua particolare identitarietà territoriale.

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L’articolo completo è su Civiltà del bere 2/2018. Per continuare a leggere acquista il numero sul nostro store (anche in digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com

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