Senza confini Senza confini Anita Franzon

Oltre il vino, l’impegno sociale e ambientale delle Cantine americane

Oltre il vino, l’impegno sociale e ambientale delle Cantine americane

Per conquistare i giovani, molte Cantine americane puntano sull’attenzione ambientale e sull’impegno sociale, che si realizza non solo con la beneficenza, ma con investimenti nelle aree più povere e disagiate. Sul fronte della sostenibilità, invece, resta aperto il dibattito sulla “biosequestration”.

“La generazione dei millennial sta iniziando a spendere di più per il vino, ma non è interessata a tutti gli aspetti che hanno entusiasmato le generazioni precedenti, come i blend, i livelli di pH o i punteggi dei critici”, scrive il giornalista Dave McIntyre su The Washington Post. L’interesse si è invece spostato su questioni sociali e, per corteggiare i millennial, alcune Cantine hanno deciso di investire anche in altro, oltre che sul vino. Tra queste c’è Winderlea Vineyard and Winery a Dundee, Oregon.

Winderlea, B Corporation in Oregon

Fondata nel 2005 da Bill Sweat e Donna Morris, i proprietari hanno da subito deciso che la piccola Casa vinicola avrebbe dovuto riflettere anche i loro valori. Dall’attenzione alla natura all’impegno per sostenere organizzazioni benefiche, l’azienda è cresciuta fino a diventare, nel 2015, una “B Corporation” certificata, unendosi a più di 3.000 imprese in tutto il mondo che si occupano quotidianamente di soddisfare elevati standard sociali e ambientali. Winderlea è solo un esempio delle tante aziende nel settore del vino e degli spirits che si stanno dedicando all’altruismo in modo limpido, ma sicuramente anche per far breccia sul cliente finale.

Impegno sociale delle Cantine, il caso della Boliva

Per Ramon Escobar, invece, importare vini e liquori dalla Bolivia è anche un modo per promuovere lo sviluppo economico nelle aree agricole del Paese. Secondo gli studi di Escobar, ben 10 famiglie possono essere tolte dalla povertà per ogni 25 acri di vigneto piantati in Bolivia. Per la prima volta, dunque, si assiste a un patto tra aziende e consumatori “per contribuire in qualche modo a rendere il mondo migliore”, si legge all’interno del rapporto della Silicon Valley Bank sullo stato dell’industria vinicola statunitense nel 2021.

Riflettori puntati sulla viticoltura rigenerativa

Il termine “agricoltura rigenerativa” è stato coniato negli anni ’80 da Robert Rodale, ma oggi un nuovo programma di certificazione mira a definire questa pratica agricola che cattura il carbonio e trasforma il vigneto in un luogo in cui combattere il cambiamento climatico. «Quello che la differenzia dalla viticoltura sostenibile è il dover considerare l’intero ecosistema sotto la propria gestione, non solo ciò che accade sul pezzo di terra coltivato direttamente. È un passo in più rispetto agli approcci biologici e biodinamici», afferma il produttore californiano Tom Gamble.

Come funziona la biosequestration

In sostanza, il primo impegno di chi si avvale di questa agricoltura è il ripristino continuo dell’ambiente che sfruttiamo senza arare o dissodare il terreno, ma tramite colture di copertura (una sorta di “tappeto vivente” di piante), aumentando la biodiversità, migliorando il ciclo dell’acqua, potenziando l’ecosistema, sfruttando i pascoli e sostenendo la “biosequestration”. Quest’ultima pratica serve a catturare le emissioni di CO2 non solo riducendo il carbonio, ma “sequestrandolo” e aiutando le piante ad assorbirlo per trasformarlo, infine, in qualcosa di utile per il suolo e le viti stesse.

Non tutti sono d’accordo

Ci sono prove a sostegno di tali affermazioni, ma non tutti sono d’accordo con tale movimento. «La viticoltura rigenerativa è solo un altro modo per chiamare ciò che nel mondo biodinamico e biologico abbiamo sempre fatto», afferma Rudy Marchesi, partner di Montinore Vineyards nella Willamette Valley dell’Oregon. Che aggiunge: «Il sequestro del carbonio che viene promosso come componente chiave dell’agricoltura rigenerativa si verifica in tutti i sistemi di coltivazione che aumentano la materia organica nel suolo. È solo una nuova etichetta» (SevenFiftyDaily).

Foto di apertura di Tablas Creek

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© Riproduzione riservata - 03/02/2021

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