Judgement of London: grandi vini da tutto il mondo a confronto

Judgement of London: grandi vini da tutto il mondo a confronto

In occasione della London Wine Fair che si è tenuta tra il 19 e il 21 maggio 2024, è stato organizzato il Judgement of London: un omaggio a Steven Spurrier – wine writer britannico scomparso nel 2021 – e alla storica degustazione da lui promossa nota come Judgement of Paris.

Per approfondimenti: Decanter, Decanter e The drinks business

Così come avvenne per la prima volta a Parigi nel 1976, i protagonisti della degustazione alla cieca sono stati alcuni tra i più iconici vini del Vecchio e del Nuovo Mondo. In quell’occasione furono proprio questi ultimi a vincere il confronto elevando, a sorpresa, la California tra i grandi Paesi produttori di vino.

Il panel di esperti

Ronan Sayburn MS, co-presidente dei Decanter World Wine Awards (DWWA) e Ceo della Court of Master Sommeliers Europe, ha curato la degustazione insieme a Sarah Abbott MW, da anni impegnata nella valorizzazione di regioni vinicole emergenti. I vini divisi in due batterie – la prima composta da 16 bianchi e la seconda da altrettanti rossi – sono stati degustati alla cieca da un panel di 21 giudici, molti dei quali Master of Wine o Master Sommelier, insieme a  enologi, giornalisti e importanti commercianti britannici. Hannah Tovey, direttrice della LWF, ha dichiarato a Decanter: «Giudici di così alto livello (…) testimoniano la longevità dell’originale Judgement del 1976 e il desiderio di partecipare a questa versione aggiornata quasi mezzo secolo più tardi».

I vini a confronto: due italiani tra le perle bianche

Prima di condividere i risultati della degustazione, sono stati svelati i 32 vini degustati a coppie. Ogni coppia comprendeva un vino europeo e la sua controparte proveniente dal resto del mondo, con abbinamenti che sono andati per tipologie di vitigno, blend o stile. Tra questi spiccano anche due bianchi italiani: il Cervaro della Sala 2018 del Castello della Sala (Marchesi Antinori) e Terre Alte, Rosazzo Docg 2020 di Livio Felluga. Entrambi sono stati confrontati con dei californiani: il Cervaro della Sala con Les Noisetiers Chardonnay di Kistler Vineyards, Sonoma Coast 2018 e il Terre Alte con Hildegard di Au Bon Climat Winery, Santa Maria Valley 2020. Altri paralleli sono stati fatti, per esempio, tra Chardonnay di Borgogna e del Central Otago (Nuova Zelanda), tra un Cabernet Sauvignon bordolese e uno cileno, tra un Saperavi georgiano e un Shiraz-Viognier australiano.

Nessuno scontro tra i due mondi

Il Judgement of London ha confermato una tendenza a cui si sta assistendo negli ultimi anni, ovvero il superamento della distinzione tra Vecchio e Nuovo Mondo del vino.
«È stata una degustazione alla cieca in cui i due mondi del vino si sono abbracciati anziché scontrarsi», scrive su Decanter l’esperta Tina Gellie, presente come giudice all’evento. A vincere il confronto sono comunque stati i vini europei per un totale di 2.621,5 punti (una media di 7,8 su 10 per ciascuno), contro i 2.604,5 punti per il resto del mondo (7,75/10).
Tuttavia, il premio come miglior vino bianco e il vino con il punteggio più alto in assoluto sono andati a un Riesling neozelandese: il Bel Canto 2011 di Pegasus Bay, Waipara. Il secondo classificato bianco è stato un altro Riesling: il Polish Hill 2012 di Grosset dalla Clare Valley nel South Australia. Rodano e Bordeaux hanno ottenuto i migliori punteggi tra i rossi con il primo classificato L’Hermitage 2012 del Domaine Jean-Louis Chave e secondo Château Mouton Rothschild 2009, Pauillac.

Il nuovo significato del Judgement

Mentre la degustazione di 48 anni fa vide gli Chardonnay e i Cabernet della California trionfare sugli allora ben più famosi Borgogna e Bordeaux, questa nuova edizione del Judgement mira a riflettere il moderno panorama del vino pregiato mettendo a confronto uno spettro più ampio di etichette provenienti da diverse parti del globo. Prima di dare avvio al confronto, Sarah Abbott MW ha incoraggiato i giudici a non concentrarsi su quale fosse il migliore dei due assaggi, ma a cercare l’anima di ciascun vino valutandolo esclusivamente in base alle sue qualità intrinseche. Anche secondo Ronan Sayburn MS si è trattato di mostrare come i produttori del Nuovo Mondo stiano ora producendo vini più adatti ai propri terroir senza cercare di emulare gli stili tradizionali europei; sono così arrivati a conquistare maggiori eleganza, equilibrio, lunghezza, intensità e distinzione.

Un mondo del vino dai confini sfumati

Sempre secondo quanto affermato da Sayburn: «Ora non esiste più alcuna distinzione tra Nuovo Mondo e Vecchio Mondo. Una terminologia del genere viene giustamente abbandonata poiché stiamo assistendo a una maggiore parità di condizioni nel settore del vino. I confini sono decisamente sfumati». Abbott ha, infine, aggiunto che anche Steven Spurrier, al quale piaceva scoprire la bellezza e la diversità ovunque andasse, non era un conservatore nei suoi gusti sul vino. Il tributo moderno è così risultato perfettamente nelle corde del suo ideatore, a dimostrazione che un grande vino, pur nell’incredibile varietà di vitigni, terreni, condizioni climatiche e stili, può oggi arrivare da ogni angolo del pianeta (The drinks business).

Foto di apertura: © il21 – Shutterstock

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© Riproduzione riservata - 06/06/2024

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