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Ioppa: il segreto sta in vigna

15 Settembre 2009 Roger Sesto
L’azienda dei fratelli Ioppa di Romagnano Sesia (Novara) è una realtà vinicola da molte generazioni, come risulta da documenti del 1852. Il segreto della tenuta nel tempo dei loro Ghemme, ci raccontano gli Ioppa, sta in vigna. Si parte da un’attenta potatura, poi si procede al diradamento selettivo delle uve. In tal modo, la resa sarà minore, ma qualità delle uve e conseguente longevità dei vini saranno un logico corollario, il tutto favorito anche da un microclima ventilato. Il racconto delle annate è frutto di una verticale di Ghemme organizzata tempo fa in azienda, dalla quale sono emerse alcune costanti organolettiche indipendenti dai singoli millesimi: dolcezza dei fitti tannini, balsamicità, freschezza. Nel 1974 non si diradava ancora e le vigne erano molto giovani. Oggi quel Ghemme presenta note terrose, con profumi di cioccolato, caffè, marron glacé, noci; in bocca è equilibrato, con progressione fresca e minerale. Nel 1979 si è seguitato a non diradare e si è aumentata la capacità delle botti di affinamento, sino a 50 ettolitri, per quattro anni di elevazione. Quel vino colpisce per i sentori speziati morbidi. Nel 1991 i vigneti hanno cominciato a esprimere il loro reale potenziale, pur se un settembre freddo e piovoso ha penalizzato l’annata; un nettare che oggi si caratterizza per una beva rotonda, ringalluzzita da note di liquirizia, presenza tannica e ricordi di grafite. Anche il 1994 non è certo l’annata del secolo, eppure oggi quel vino disvela una solida presenza tannica, una bella verve balsamica e un giusto equilibrio. Il 1995 offre ora un prodotto giustamente tannico, bilanciato, dotato di buona freschezza e mineralità. Col 1996 arriva la Docg; l’affinamento dura tre anni in legno e nove mesi in vetro. Oggi questo vino si palesa molto fine, elegante, ricco di croccanti tannini. Il 1997 colpisce per il suo bouquet: gran frutto maturo, bella speziatura morbida, notevole equilibrio. Il 1998, molto fine, presenta al naso eteree e gradevoli note di viola, la beva è asciutta, sapida, amaricante, corroborata da robusti tannini, ma armonica al tempo stesso. Nel 1999 si cambia approccio: cominciano i diradamenti e, a fianco delle botti grandi, si introduce l’impiego di piccoli fusti. Dopo una vinificazione in cemento, l’affinamento dura un anno in botte e 12 mesi in carato. Il risultato è un vino sapido, con note di liquirizia e un tocco di legno nobile. Nel 2000 i diradamenti sono stati più radicali, e il vino è maturato 20 mesi in piccoli fusti. Al momento ha un naso fruttato, ricco di spezie; sapido al gusto, ancora con tannini decisi, ma anche con una sua morbidezza.
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