Gli organi della pianta hanno sviluppato nei millenni memorie e sensibilità che ricordano quelle dell’uomo. Dalle radici, alle foglie, ai grappoli, tutti trasmettono informazioni utili. E questo ci dà speranza anche per affrontare il riscaldamento globale.
Molti anni fa è stato girato un film su un delitto compiuto in una serra di New York, nella quale una pianta (tipo Mimosa pudica) era stata testimone e si ritraeva ogni qualvolta passava l’assassino. Carlo Cignozzi (L’uomo che sussurra alle vigne, Rizzoli 2011) ha condotto prove sulla reazione della vite alla esecuzione di brani di Mozart e Vivaldi (in precedenza era già stato fatto per le vacche da latte). La vite è dotata di cervello, intelligenza, memoria e sensibilità come l’uomo?
La memoria epigenetica della vite
Secondo Stefano Mancuso (Plant revolution, Giunti 2017) le piante hanno una memoria epigenetica, supportata dal Dna e dall’Rna. Nel libro Viticoltura di qualità (M. Fregoni, Tecniche Nuove 2013) sono stati trattati diversi fenomeni che qui vengono ripresi, perché possono far pensare alla presenza di alcuni organi sensoriali nella vite.
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Le radici, il cervello più importante
L’uomo ha un solo cervello, la vite invece ha alcuni organi che svolgono funzioni cerebrali. Il più importante di questi è rappresentato dalle radici, estese circa 2,5 volte la chioma. Gli apici radicali sono organi sensoriali provvisti della capacità di dirigersi verso le sorgenti di acqua e di elementi minerali nel terreno, anche sino a 15 metri di profondità e sanno adattare la pianta agli stress idrici e termici. Inoltre, elaborano ormoni di crescita (auxina, gibberellina, citochinina) che regolano la crescita della chioma.
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Come dialogano le piante?
Le radici comunicano con quelle delle piante vicine, anche respingendole nella conquista dello spazio vitale, in senso orizzontale e verticale. L’uomo utilizza questo carattere per determinare la densità di impianto e, quindi, la competizione radicale. Sulle radici vivono miliardi di batteri, funghi e animali che costituiscono il microbioma e il macrobioma (V. Linnyk and alii, “Indicatori sperimentali di biodiversità” in Vite&Vino 4/2019) che consentono la trasmissione di informazioni e stimoli fra le radici delle piante del vigneto, al punto che si parla di “linguaggio epigenetico biologico radicale” attualmente assai considerato nella viticoltura biologica e biodinamica o organica.
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