Il vino e la bellezza: una questione filosofica?

Il vino e la bellezza: una questione filosofica?

Le riflessioni che portano ad avvicinarsi al vino e alla sua degustazione come a una nobile arte sono molte, sia tra i più autorevoli critici enologici, sia tra i filosofi. Recentemente Jancis Robinson MW ha messo a disposizione sul suo sito web una conferenza tenuta all’Università di Oxford nel 2012 sull’“Estetica del vino”, mentre il filosofo Dwight Furrow ha da poco pubblicato un libro sul tema: a testimonianza che il vino non è un mero bene di consumo.

Per approfondimenti: JancisRobinson.com e wine-searcher

Università di Oxford, 2012, riunione annuale della British Society of Aesthetics: la critica enologica Jancis Robinson MW viene invitata a tenere una conferenza su The Aesthetics of Wine, la cui trascrizione è stata recentemente pubblicata dalla giornalista su JancisRobinson.com.

Jancis Robinson e l’estetica del vino: la conferenza a Oxford

Onorata per essere stata scelta per l’importante incarico ed entusiasta che il vino venisse considerato un soggetto degno di unirsi al pensiero filosofico, la Robinson racconta di essersi innamorata per la prima volta del vino con una bottiglia di Chambolle-Musigny, Les Amoureuses 1959: “Fu davvero un’esperienza estetica”, si legge. Ma, “stranamente”, osserva l’esperta, «la “bellezza” è un concetto raramente usato nella descrizione di un vino”. All’epoca, nelle 72.000 note di degustazione, solo 366 contenevano la parola “bellezza” o “bello”; circa lo 0,5%. A marzo 2021 le note sono cresciute a oltre 205.000 e l’incidenza della “bellezza” è salita al 2%.

Perché un vino non si descrive ricorrendo al bello?

Secondo Jancis Robinson, il critico enologico è alla ricerca di una maggiore precisione di linguaggio. “Sappiamo che se dovessimo sottometterci a reazioni puramente viscerali, noi professionisti del vino verremmo derisi. Abbiamo bisogno di un linguaggio più complesso (…) per convalidare questo meraviglioso modo di guadagnarci da vivere – forse non diversamente da voi filosofi?”. Anche se, continua la giornalista, “da tempo sono convinta che la nota di degustazione ideale dovrebbe essere solo un semplice hmmmm di piacere”.

L’esperienza della degustazione può essere comparata alle arti più nobili?

Prima di tutto bisognerebbe fare una distinzione tra l’atto di assaggiare e quello di bere. Anche se, scrive ancora Jancis Robinson, “quando si deve giudicare un vino, differentemente da altre forme d’arte, si ha a che fare con la distruzione. È necessario aprire una bottiglia unica e degustare il vino prima di poter esprimere un giudizio”. Ma, in conclusione, l’esperienza estetica di un vino può accadere quando si è in grado di riconoscere in tale assaggio la bellezza di un luogo; infine, il fatto che anche nel mondo enologico esistano le mode – proprio come in altri campi artistici – suggerisce con forza che il vino possa ispirare giudizi estetici.

Una filosofia “naturale” in Beauty and the Yeast

Di più recente elaborazione è il pensiero del professore di filosofia Dwight Furrow nel libro dal titolo: Beauty and the Yeast: A Philosophy of Wine, Life and Love. Anche Furrow si interroga se il vino possa costituire una filosofia e se possa essere considerato un’arte. Il giornalista di wine-searcher W. Blake Gray parla del volume soffermandosi, in particolare, sulla rivoluzione “naturale” avvenuta negli ultimi anni in campo enologico e riportando la seguente citazione di Furrow: “Tutti coloro che operano nel mondo del vino dovrebbero accogliere il ragionamento sul vino naturale, perché ci ricorda che il vino non è semplicemente una merce, ma un’opera d’arte degna della nostra attenzione”.

Il vino non è un semplice prodotto

Senza una chiara connessione con le sue origini, il vino rischia, infatti, di diventare solo un altro bene di consumo, piacevole di sicuro, ma senza la profondità di significato che gli amanti del vino ricercano. E questo significato filosofico risiede proprio nella diversità tra un vino e l’altro. “Se tutti i Barolo avessero lo stesso sapore nessuno di questi sarebbe interessante. È il modo in cui si differenziano l’uno dall’altro che li rende affascinanti”, riporta il giornalista, che conclude con una citazione sul ruolo della critica del vino, il cui scopo sarebbe quello di “aiutare ad apprezzare un vino rivelando quali sono gli aspetti da valutare e apprezzare in un assaggio”.

Foto di apertura: la Radcliffe Camera dell’Università di Oxford, dove Jancis Robinson ha parlato del legame tra il vino e la bellezza (© Ben Seymour per Unsplash)

Questa notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.

Tag: , , ,

© Riproduzione riservata - 08/04/2021

Leggi anche ...

Cabernet Sauvignon, in Francia è la spina dorsale di Bordeaux
Premium
Cabernet Sauvignon, in Francia è la spina dorsale di Bordeaux

Leggi tutto

Côtes du Rhône: ecco il nuovo cru Laudun
Senza confini
Côtes du Rhône: ecco il nuovo cru Laudun

Leggi tutto

Luigi Moio sul prossimo congresso Oiv: «Sarà un evento storico»
Senza confini
Luigi Moio sul prossimo congresso Oiv: «Sarà un evento storico»

Leggi tutto