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Il vino del deserto. Nel nord del Cile si sperimenta

29 Marzo 2016 Emanuele Pellucci
Lo hanno chiamato "il vino del deserto", il primo del genere, perché nasce da vigneti sperimentali nella pianura di Tamarugal, ai margini del Deserto di Atacama, nel nord del Cile, da uve di una varietà autoctona centenaria, forse la più antica del Paese andino. Varietà che poi è stata chiamata Tamarugal. Tutto ha inizio nel 2003 quando alcuni ricercatori dell’Università Arturo Prat di Santiago del Cile decidono di riscrivere la storia vitivinicola del nord del Paese sperimentando alcune varietà presenti nella pampa di Tamarugal. Quattro anni dopo, grazie all’irrigazione goccia a goccia, ecco la prima vendemmia che dà origine al vino Riso-Patrón y Billinghurst chiamato "Tipo Oporto".

Un obiettivo ambizioso

A seguito di ciò, i ricercatori decidono però di andare oltre elaborando un nuovo progetto al fine di recuperare la produzione di un vino del deserto, progetto che riceve un finanziamento dal Fondo di Innovazione per la Competitività del governo cileno. Risorse che permettono l’acquisto di macchinari per la vinificazione, la costruzione di un laboratorio e l’impianto di 5 ettari di vigneto nelle zone di Canchones, La Huayca e Tiliviche affidandone la coltivazione ad alcuni agricoltori locali. L’obiettivo è di arrivare a produrre 25 mila litri in tre anni: «Si tratta di una produzione per ora artigianale», spiega l’enologo del progetto Carlos Aliaga, «che però vorremmo incrementare fino a farne una produzione industriale».

La varietà Tamarugal

Con le quattro varietà recuperate di cui non conoscono il nome, i ricercatori di Santiago si rivolgono all’INRA (Istituto Nazionale di Ricerche Agronomiche) di Montpellier per confrontarle con altre 9 mila varietà. Alla fine, tre di esse vengono finalmente identificate, mentre la quarta risulta sconosciuta, e perciò viene chiamata Tamarugal, come il nome della zona dove è stata individuata. Al momento questa varietà sta per essere iscritta nell’apposito registro del Servizio agricolo cileno, cosa che dovrebbe avvenire entro il prossimo mese di aprile. Da notare che l’ultima produzione vinicola nella zona pre-desertica risale al 1932. In ogni modo, i ricercatori dell’Università Arturo Prat considerano che questa nuova varietà esista perlomeno da un secolo. Secondo l’agronoma Ingrid Poblete, responsabile del progetto, «è molto probabile che a causa del lungo tempo di permanenza nella regione, e sottoposta perciò a condizioni ambientali estreme, la pianta abbia subìto mutazioni fino a raggiungere le caratteristiche attuali». A seguito delle temperature che in inverno arrivano fino a 28 gradi, ogni pianta di Tamarugal produce fino a 20 chili d’uva, con un’alta concentrazione di zuccheri dovuta alla radiazione intensa. È noto, infatti, che tutta la regione settentrionale del Cile, e in particolare il deserto di Atacama, vanta la volta celeste più "pulita" della Terra, tanto che di notte la miriade di stelle sembrano a portata di mano. Uno spettacolo!

Vino del deserto, vino boutique

Per modellare un vino con caratteristiche identificative del territorio tali da poter mettere in commercio, gli stessi ricercatori si sono infine rivolti ad enologi, sommelier e altri professionisti. Ed ecco che quest’anno si avrà la prima produzione industriale grazie alla collaborazione con la cantina Viña Santa Carolina. Così dai 600 litri prodotti nel 2015 si passerà a 5 mila litri con le varietà Pais, Gros Colman (vini rossi) e Tamarugal (vino bianco). Ma non finisce qui, perché una volta che i 5 ettari di vigneto saranno tutti a regime, la produzione di vino passerà a 20 mila litri. «Non è una grande produzione», ammette Alex Zúñiga, incaricato della gestione del progetto, «perché sappiamo che al nord operano solo piccoli viticoltori, per cui il nostro obiettivo è di produrre un vino boutique, il cui valore aggiunto sta proprio nell’essere prodotto nel deserto più arido del mondo».
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