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Il vigneto siciliano dimagrisce: siamo sotto i 100 mila ettari

6 Ottobre 2011 Andrea Gabbrielli
«Si produce meno ma sempre meglio», ci ha detto Dario Cartabellotta, direttore dell’Istituto regionale della Vite e del Vino di Palermo. «La Sicilia in pochi anni ha dismesso quella parte di vigneto che serviva a produrre per la distillazione e il taglio, per concentrarsi sul vino di qualità in bottiglia». Nell’arco di poco tempo le estirpazioni con premio, gli abbandoni dei vigneti obsoleti e la vendemmia verde hanno diminuito in modo consistente il potenziale produttivo siciliano. La vendemmia verde è una pratica temporanea, nata come alternativa alla distillazione, che consiste nell’eliminazione dei grappoli, non ancora maturi, a fronte di una somma forfettaria. Tale misura di fatto azzera la produzione. Le richieste della campagna 2010-2011 di usufruire della misura prevista dall’Ocm-Vino hanno superato quota 13.000 ettari e sinora sono state accolte domande per 12.700 ettari. Inoltre, con la vendemmia 2011 la tendenza al decremento dei vigneti e della produzione siciliana trova un’ulteriore conferma. I motivi del calo sono diversi. Da un punto di vista strettamente vendemmiale si sconta da una parte l’andamento meteo (primavera fredda e piogge) che ha influito sulla fioritura. Successivamente la comparsa di malattie come l’oidio e peronospora a cui si sono aggiunte, durante il periodo estivo, temperature elevate in agosto e assenza di piogge, hanno causato una sensibile diminuzione della produzione (stima del -20%). In questo quadro la diminuzione della quantità sta avendo come conseguenza l’aumento dei prezzi delle uve, dopo anni di quotazioni molto basse. Attualmente il vigneto siciliano sarebbe al di sotto dei 100.000 ettari mentre la produzione si aggira sui 4,5 milioni ettolitri.

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