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Perché leggere Il vignaiolo universale

13 Marzo 2018 Alessandro Torcoli
Leggerlo tutto in una volta è impossibile, eppure non si riesce a staccarsene. Non sono parole mie. Anzi: è l’incipit della recensione a un altro libro. Il primo che mi è venuto in mente sfogliando, e infine leggendo "Il vignaiolo universale" di Pierluigi Gorgoni, Andrea Grignaffini e diversi altri contributi (su tutti citiamo la delicata e brillante Leila Salimbeni).

L'Originale Miscellanea del vino

Mentre sfogliavo, veniva quindi alla mente L'Originale Miscellanea di Schott, straordinaria raccolta di trivia. Di cui si scrive anche: quale altro libro può vantare un indice che comprenda lunghezza delle stringhe e linguaggio dei segni, i sette peccati capitali, regole dei duelli e nani, dimensioni delle uova, risultati elettorali, le figure della Smorfia napoletana e i film di Fantozzi?    

Apparente casualità

Qui il tutto è riferito al vino, ovviamente. Vi si trovano: il Metodo Classico, la mania del Caucaso, l’erremmismo (da RM, cioè la moda dei récoltant-manipulant in Champagne), i vini veri, ossidativi, indie, visionari, alchemici ecc… Tutto in apparente casualità, in realtà per giustapposizione e per raccontare un’unica grande cosa: "la cultura nel bicchiere", come recita il sottotitolo.

Testi di Gorgoni e Grignaffini, illustrazioni di Paolo Rui

Un bel lavoro, bello anche nella forma, anzi bellissimo, che è oggi massimamente importante, essendo il libro tornato ad essere pienamente oggetto in contrasto con l’immateriale cifra digitale che consultiamo distrattamente appesi come aringhe nelle scatole della metro. Il libro in questione riporta illustrazioni di Paolo Rui (in apertura, l'illustrazione di copertina) che valgono da sole la spesa, senza nulla togliere agli scritti del team Gorgoni-Grignaffini. Sono tavole espressive, immaginifiche ma pensate con intensità filosofica. Pendant ideale allo stile dei dotti narratori del vino, Gorgoni e Grignaffini.    

Che musica suona lo Champagne?

Di che parla il libro? Di tutto un po’, dicevamo. Si citano metodi, parole, persone, paesaggi, suoli, persino suoni, come in questa azzeccata similitudine - poco manzoniana: "I grandi Champagne di marca sono gli inappuntabili interpreti di un nobile spartito classico. Sinfonie che sanno ogni volta, come rapirci e confortarci e toccarci (…). In ogni caso, se gli Champagne RM fossero musica sarebbero jazz, dagli standard per grande orchestra, passando dal Bop, fino al Free, con tutte le sue molteplici deviazioni. Con tutta la sua libertà".

La differenza tra nozionismo e cultura

Acquistate questo libro: non per leggerlo dalla A alla Z, ma come L’Originale Miscellanea per illuminarvi qua e là, per divertirvi. Mancano mille cose, ma c’è l’essenziale. Non imparerete nulla e capirete tutto. Cioè la differenza che passa tra il nozionismo e la cultura.  
1° edizione 2017
Marsilio Editori - Fondazione Cologni

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