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Il Vermentino nero è un “pantofolaio”

14 Aprile 2019 Roger Sesto
Il Vermentino nero è un “pantofolaio”

Come per tanti altri vitigni, anche le origini del Vermentino nero sono avvolte dal mistero, sebbene pare certo che il suo genius loci dimori in Lunigiana. A rischio di estinzione nel secondo dopoguerra, è stato riscoperto a fine anni Ottanta del secolo scorso da Podere Scurtarola di Massa, che lo ha rilanciato, anche in purezza.

La sua diffusione è limitata all’alta Toscana, rientrando nelle Doc Candia dei Colli Apuani e Colli di Luni. Vitigno complicato, impone una scrupolosa potatura invernale. Presenta un grappolo grande, piramidale, compatto. La buccia dei grossi acini è pruinosa e bluastra. Matura tardivamente, nella prima metà di ottobre.

Riscoperto da Scurtatola nel 1987

Spiega Pierpaolo Lorieri, patron di Scurtarola: «Oggi parlare di Vermentino nero non è difficile, ma non era così nel 1987, quando fui indotto a identificarlo, disperso tra altri 40 vitigni nei diversi vigneti del mio territorio. Per poi scoprire fra l’altro essere una varietà inesistente al di fuori della provincia di Massa-Carrara e poco oltre, dedicando 15 anni tra studi del Dna, osservazione della pianta e suo rapporto col rispettivo terroir». Le colline dove vive questa cultivar sono arenarie calcitiche dell’oligocene; non ama viceversa l’argilla e i terreni troppo fertili, e necessita di “soffrire” un po’ per dare il meglio.

Vermentino nero

Il Vernero, da viti riprodotte una ad una

Continua Lorieri: «Ogni vite è riprodotta da noi, selezionando e ripiantando ogni parcella singolarmente, e sono ancora alla ricerca del portainnesto più adatto. Ottengo il mio Toscana Igt Vermentino nero Vernero dopo una lunga macerazione a contatto con le bucce (oltre 20 giorni); l’affinamento – vista la sua ricchezza in polifenoli e acidità – si protrae per 24 mesi in barrique e tonneau, a cui segue una maturazione in bottiglia di altri due anni, prima della commercializzazione. Per un nettare ricco, concentrato e longevo».

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