Senza confini Senza confini Anita Franzon

Il Riesling è sempre una superstar

Il Riesling è sempre una superstar

Il Riesling è senza ombra di dubbio il vitigno simbolo della Germania, sia per numero di ettari dedicati che per la fama nel mondo. Il migliore arriva dal Palatinato. Ma i vitigni tedeschi da scoprire sono molti di più.

La rivista tedesca Vinum ha condiviso tutti i numeri legati alla produzione di Riesling in Germania, che vanta 23.960 ettari, il 40% della produzione mondiale di questa varietà, una quantità che lo rende il re indiscusso tra i vitigni tedeschi. 14,566 euro è il prezzo della bottiglia di Riesling più costosa: un Trockenbeerenauslese di Scharzhofberg sulla Saar. 2 sono le note di frutta si trovano spesso in varie forme nel bouquet dei vini Riesling: la mela e la pesca; e 3 i genitori che hanno dato vita al vitigno, secondo la teoria più diffusa. L’anno in cui il vitigno compare citato per la prima volta è il 1435.

Il campione arriva dal Palatinato

Intanto Vinum ha eletto il nono campione del Riesling, che quest’anno arriva dalla regione del Palatinato e si è distinto all’interno pregiato concorso organizzato dalla rivista tra altri 400 produttori e oltre 1650 vini presentati. Il vincitore è Philipp Kuhn di Laumersheim, che ha dimostrato per la quarta volta l’assoluta competenza nella produzione di Riesling con una media di 18,1 punti (su 20) per ben quattro vini.

La Germania oltre il Riesling

Ma per Eric Asimov (The New York Times) il Riesling è solo la punta dell’iceberg del vino tedesco. Il Pinot nero, per esempio, si trova in Germania sotto il nome di Spätburgunder fin dal XIII secolo, quando fu piantato per la prima volta lungo il Reno dai monaci cistercensi, ed è un’uva che faticava a maturare per via clima fresco della Germania, ma il cambiamento climatico – sebbene sia una minaccia per l’umanità – lo ha reso migliore. L’elenco fatto da Asimov include anche Pinot bianco (Weissburgunder), Blaufränkisch, che in Germania è generalmente chiamato Lemberger; Sylvaner e Trollinger, quest’ultimo meglio conosciuto con il nome italiano di Schiava. Nonostante la riscossa delle uve autoctone o tradizionali sia ormai avvenuta in tutto il mondo, la Germania sembra rimasta indietro su questo versante.

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© Riproduzione riservata - 10/09/2020

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