Il nostro Sud salverà la California
Continuano i disastrosi incendi che stanno mettendo in ginocchio la viticoltura del Golden State. Un esperto italiano, Daniele Zaccaria, di stanza all’Università della California a Davis, propone una soluzione semplice semplice: abbandonare il modello colturale francese e sposare quello del nostro Meridione.
È un annus horribilis per lo Stato della California, che dopo la crisi pandemica è ora alle prese con una serie di eventi disastrosi mai vista prima. Gli incendi innescati da una combinazione di alte temperature unite a forti raffiche di vento e a un’anomala quantità di temporali – solo nella giornata del 18 agosto scorso sono stati registrati quasi 6.000 fulmini – sono un’ulteriore prova di una situazione climatica che, esattamente come le fiamme che stanno devastando il territorio, sembra ormai indomabile.
Cambiamento climatico non è solo aumento della temperatura
Cambiamento climatico è spesso sinonimo di aumento della temperatura. Tuttavia, il termometro impazzito è solo una delle conseguenze innescate da questo problema, capace di influire sulla quantità e intensità delle precipitazioni, di manifestarsi con lunghi periodi di siccità ma anche improvvise alluvioni, con una riduzione del manto nevoso e una moltiplicazione di eventi atmosferici sempre più estremi e imprevedibili. Un dato, comunque, è certo, come si legge nel dossier “Climate Change Trends and Impacts on California Agriculture: A Detailed Review”(Tendenze e impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura della California: una revisione dettagliata) pubblicato nel 2018 da un gruppo di ricercatori delle università californiane.
Cosa sta succedendo
E, cioè, la temperatura globale è aumentata di 1,4°C dal 1880. Ma in California l’incremento, specialmente dopo il 1975, supera anche i 2 °C.Il documento raccoglie prove sufficienti del fatto che il clima californiano è cambiato in modo significativo e si prevede che continuerà a farlo in futuro. La situazione attuale giustifica, dunque, l’urgenza e l’importanza di migliorare la capacità di adattamento dell’agricoltura e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici.
E cosa succederà
Le ondate di calore estremo diurne e notturne diventeranno più frequenti e intense, le precipitazioni molto variabili con il conseguente aumento del rischio di siccità e di inondazioni. Nevicherà meno e il numero ridotto di ore di freddo influenzerà la pressione da parte di specie infestanti esistenti o nuove: i parassiti, infatti, persistono più a lungo a causa delle temperature più calde in primavera e in autunno. Tutto ciò avrà un impatto negativo sulla resa e sulla qualità delle varie colture in California.
Effetti sulla viticoltura californiana
Come si legge nel già citato dossier, il principale Stato della West Coast è tra i leader mondiali nel settore agricolo e produce più di 400 tipi di materie prime, oltre un terzo della verdura e due terzi della frutta fresca e secca per il mercato statunitense. Per questo motivo, le conseguenze future del cambiamento climatico potrebbero essere gravi a livello sia locale, sia globale. Il cambiamento e la variabilità climatica stanno mettendo a dura prova anche il vigneto californiano. Secondo gli studiosi, la riduzione della qualità, delle dimensioni e della resa della frutta avrà un impatto particolare su colture di alto valore come quella dell’uva.
Superato il punto di non ritorno
Intervistato dal giornale online Salon, Kaan Kurtural, Viticulture Specialist dell’Università della California a Davis, spiega come «inizialmente abbiamo beneficiato di un clima più caldo e siamo stati in grado di produrre più uva da vino. Ma ora è stato superato il punto di non ritorno». In conclusione, dice Kurtural: «Per quanto vorremmo credere di essere speciali, siamo tutti sullo stesso pianeta e i cambiamenti hanno avuto un impatto su questo settore».
I rischi per il Cabernet Sauvignon
Molto colpito dal cambiamento climatico potrebbe essere il vitigno più rappresentativo del Nuovo Mondo: il Cabernet Sauvignon. Daniele Zaccaria, esperto in Idrologia, associato all’Università della California a Davis, è stato a tal proposito intervistato dal Los Angeles Times, e ha suggerito che piantare uve dell’Europa meridionale come Primitivo, Tempranillo, Negroamaro o Nero d’Avola potrebbe essere una scommessa intelligente per il futuro del vino californiano. Ma, intervistato anche da Civiltà del bere, Zaccaria puntualizza: «Più che una sostituzione di vitigni, sarebbe necessario un nuovo modello di viticoltura non più basato sull’impostazione bordolese».
Un nuovo modello di viticoltura per la California
Secondo il ricercatore di origini pugliesi «Abbiamo a disposizione tecnologie e conoscenze che ci consentono di superare o comunque contenere queste problematiche tramite la gestione delle pratiche agricole, lo studio di diverse forme di allevamento e di esposizione per limitare la radiazione solare più intensa che brucia i grappoli e l’applicazione di sistemi di lavorazione del terreno come l’inerbimento. A tale scopo, lo Stato della California mette a disposizione una gran quantità di fondi per la ricerca». La Division of Agriculture and Natural Resources coordina, infatti, una rete di ricercatori e consulenti accademici che lavorano con le istituzioni e gli agricoltori per implementare metodi di coltivazione più efficienti.
L’esempio del Sud (Italia)
«Al contrario di quel che potrebbe pensare un osservatore italiano, la California non è così all’avanguardia nella gestione delle risorse ambientali, in particolare quelle idriche», afferma Zaccaria, ma con l’emergere delle nuove limitazioni, l’urgenza di affrontare questi problemi è diventata di fondamentale importanza. Prendere spunto dalle tecniche produttive storiche maturate nei secoli nel Sud della Spagna o dell’Italia potrebbe essere una soluzione. «La California dovrebbe rendersi indipendente dalla viticoltura di stampo francese, in particolare quella bordolese, improntata su un clima atlantico e completamente diverso rispetto a quello arido californiano, e cercare di prendere spunto da una viticoltura operante in ambienti più simili al suo», conclude Daniele Zaccaria. E l’Italia, abituata a gestire condizioni di caldo e siccità, può dare l’esempio. Non a caso, gli scambi tra la California e la cultura mediterranea del vino sono in costante crescita.
In apertura: Un vigneto in Napa Valley, tra le principali aree vinicole della California, pesantemente colpita dagli incendi di quest’anno (foto Frank Schulenburg, copyright CC BY-SA 4.0)
Tag: Cabernet Sauvignon, California, Daniele Zaccaria, incendi, sud Italia, Università della California a Davis, vitigni italiani© Riproduzione riservata - 28/10/2020