In Italia

In Italia

Il libro tecnico Masi racconta la storia geologica del Triveneto

19 Settembre 2011 Monica Sommacampagna
«Gli studi di zonazione viticola degli ultimi anni testimoniano come la qualità del vino sia legata alle caratteristiche specifiche dei suoli dove nasce la vite. Il libro tecnico pubblicato da Masi Agricola racconta la storia geologica di una macroregione, il Triveneto, e spiega al consumatore come ogni bicchiere può diventare un grande romanzo». Lo  ha detto Attilio Scienza, docente di Enologia all'Università di Milano, venerdì scorso all'Accademia Agricoltura Scienze e Lettere di Verona, nell'ambito della presentazione di Le Venezie: le diversità di terroir riflesse nel bicchiere firmato, oltre che da Scienza, da Diego Tomasi del Centro di ricerca in Viticoltura di Conegliano e dal Gruppo Tecnico Masi. «In occasione del trentennale del Premio Masi abbiamo voluto presentare il nostro secondo libro tecnico, che documenta la storicità e l'ampia offerta del Triveneto, che con Pinot grigio, Prosecco e Amarone reputo il terroir più interessante d'Italia», ha introdotto Sandro Boscaini, vicepresidente della Fondazione Masi. Clima e terreno sono correlati: è emerso con evidenza nella spiegazione di Diego Tomasi: «La vite si adatta a diverse tipologie di suolo e genera una particolare composizione di sostanze nell'acino. In particolare l'acqua è l'elemento principale che dialoga con le radici». Tomasi ha sottolineato come la tessitura del suolo influenzi le caratteristiche sensoriali nel vino: in zone da vini bianchi, ad esempio, un suolo a prevalenza calcarea origina vini delicati e con sentori di fiori, con accentuazione delle componenti aromatiche delle uve, mentre se la matrice è non calcarea (ad esempio, vulcanica), i sentori sono speziati e i vini più pieni. Per Tocai, Corvina e Merlot su terreni calcarei vale lo stesso principio di “caricare” i profumi. A fronte di azioni di sbancamento dei terreni e di un conseguente depauperamento delle loro caratteristiche, la conclusione è che «dobbiamo tornare a una viticoltura tradizionale per restituire fertilità ai suoli, presupposto indispensabile per esaltare la qualità dei vini». Un ulteriore contributo è stato offerto da Andrea Dal Cin, responsabile enologico del Gruppo Tecnico Masi, che ha commentato gli esiti della zonazione che l'azienda ha effettuato in cinque zone viticole specifiche, volta a esaltare la qualità di bianchi e rossi. Ha concluso l'evento il giornalista Ian D'Agata, che ha fatto un excursus storico sul concetto di terroir nel Vecchio e nel Nuovo Mondo e in generale oggi connotabile come una sintesi di luogo e di persone che hanno generato un vino tale per cui «in una bottiglia di vino c'è molto più di un vino».

In Italia

Cadgal, l’altra faccia del Moscato d’Asti

Alessandro Varagnolo, che guida la Cantina piemontese dal 2023, mira a dare […]

Leggi tutto

VinoVip al Forte: alla 3^ edizione del summit riflettori puntati sui grandi bianchi e sui giovani

La biennale “marittima” di Civiltà del bere si è svolta l’8-9 giugno […]

Leggi tutto

9 Morellino del Cuore + 1 di vecchia annata

I 10 campioni di Tenuta Agostinetto, Poggioargentiera, Cantina Vignaioli del Morellino di […]

Leggi tutto

La linea Ritratti di La-Vis si rinnova

Rinasce la storica gamma della Cantina trentina che comprende Sauvignon, Chardonnay, Gewürztraminer, […]

Leggi tutto

Monteverro all’Enoluogo: il grand vin bordolese-mediterraneo sfida il tempo

Il salotto milanese di Civiltà del bere ha ospitato una verticale di […]

Leggi tutto

Il futuro del Cannonau è giovane

Non solo rosso, ma anche spumante, rosato, passito e liquoroso. È quanto […]

Leggi tutto

Breve giro in Calabria, tra pionieri ed emergenti

Durante il Vinitaly abbiamo incontrato cinque imprenditori, dalle storie molto diverse, che […]

Leggi tutto

Il Ludwig di Elena Walch è il miglior Pinot nero d’Italia

Seguono a stretto giro la Riserva Burgum Novum di Castelfeder e la […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati