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Il doppio omaggio della Valpolicella a Bepi Quintarelli nel decennale della morte

21 Dicembre 2022 Monica Sommacampagna
Il doppio omaggio della Valpolicella a Bepi Quintarelli nel decennale della morte

Durante la commemorazione a Villa Brenzoni Bassani di Sant’Ambrogio di Valpolicella è stata svelata un’opera concettuale in ferro realizzata in suo onore. Al visionario “Bepi” Quintarelli è stata intitolata anche la sede del Consorzio veronese.

Se fosse stato ancora vivo chissà cosa avrebbe detto la scorsa settimana Giuseppe Quintarelli, produttore e luminare dell’Amarone scomparso nel 2012, quando il Consorzio tutela dei vini Valpolicella ha riunito i suoi familiari, sindaci, autorità e produttori per intitolargli il quartiere generale consortile a Sant’Ambrogio di Valpolicella e una scultura.
«Conoscendo il suo carattere restio alla comunicazione, con la Cantina che rimane ancora senza insegna, forse non sarebbe venuto», ha sorriso commossa la figlia Fiorenza durante l’inaugurazione ufficiale lo scorso 16 dicembre. Di fatto il gesto, nuovo e importante, ha un significato preciso nella storia e nella visione che accompagna oggi la Valpolicella. E va ben oltre il silenzio della collina sopra Negrar in cui “Bepi” si trincerava, tra le amate viti e la cantina.

Il riconoscimento del Consorzio

«La decisione è stata presa all’unanimità dal consiglio di amministrazione del Consorzio. Giuseppe ‘Bepi’ Quintarelli non solo è stato un pioniere per il mondo del vino ma soprattutto un punto di riferimento per il territorio e un padre putativo per la denominazione», ha ricordato il presidente Christian Marchesini. Tra il pubblico figuravano anche il past president Andrea Sartori, l’ex direttore Emilio Fasoletti e i consiglieri regionali Alberto Bozza e Marco Andreoli. Tutti ad omaggiare questo grande artigiano del vino.

Cuore diviso a metà tra Recioto e Amarone

Giuseppe Quintarelli subentrò al padre negli anni Cinquanta nella Cantina familiare di Negrar. Si dedicò al Recioto per poi concentrarsi su un Amarone che mirava all’eccellenza, non affinato in barrique e frutto di scelte controcorrente, che oggi è spesso battuto alle aste mondiali. Un vino di territorio «in cui metteva tutto se stesso e che sapeva aspettare prima di immettere in commercio», ha aggiunto Lorenzo Simeoni, cavaliere benemerito all’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona.

Quintarelli
La scultura in ferro del fabbro d’arte Simone Scapini e di Claudio Bottero a Villa Brenzoni Bassani

Artista, vignaiolo, visionario

«Soprattutto tra i difficili anni Ottanta e Novanta, lui mantenne una fiaccola accesa sul valore della Doc», ha ricordato il presidente Christian Marchesini. Il vicedirettore Matteo Tedeschi ha quindi svelato la scultura in ferro del fabbro d’arte Simone Scapini e di Claudio Bottero a Villa Brenzoni Bassani. Un’opera concettuale con tre strati di lamiera lavorati. La prima esprime il contributo del suolo in una terra di marmi; la seconda le rotondità degli acini e il movimento del mosto in fermentazione; l’ultimo racchiude l’apporto dei produttori e di Quintarelli, uniti dalla V del Consorzio che tutela il territorio. “A Giuseppe Quintarelli, un artista, un vignaiolo, un visionario devoto alla nostra terra, la Valpolicella”. Così si legge sulla targa alla base dell’opera.
«Ringraziamo il Consorzio per questa titolazione che rende onore all’impegno di mio padre», ha concluso Fiorenza Quintarelli. Al suo fianco il marito Giampaolo Grigoli, che guida la Cantina di famiglia dal 2010. L’Amarone e il Recioto della Valpolicella, a cui Giuseppe Quintarelli ha dedicato la sua vita, nel 2022 hanno raggiunto i 103.134 ettolitri, sull’onda di un successo internazionale che oggi ne riconosce il valore sul mercato.

Foto di apertura: da sinistra, Fiorenza Quintarelli, figlia del grande Bepi, il marito Giampaolo Grigoli, Lorenzo Simeoni, cavaliere benemerito all’Accademia di Agricoltura, scienze e lettere di Verona e Christian Marchesini, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella

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