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I vini di Predappio, culla storica del Sangiovese

18 Gennaio 2017 Anita Franzon
Si scrive Sangiovese di Romagna, si legge Sanzvés. In terra romagnola, però, il Sangiovese parla diversi dialetti. La Doc parte da Imola e arriva fino al mare di Rimini, coprendo una distanza di 80 chilometri con ramificazioni verso l’entroterra. Per questo motivo, sono state individuate 12 menzioni geografiche. Predappio è la sottozona che può vantare una storia antica testimoniata da uno statuto del 1383 che regolava la vita civile e la viticoltura all’interno del castello.

Vino forestiero e vino nostrano

I vignaioli dell’epoca erano obbligati a recintare la vigna, pena per i contravventori: cinque soldi bolognesi. A ben dieci soldi bolognesi ammontava la multa per chi cominciava la vendemmia prima dei tempi stabiliti dal collegio degli anziani. Inoltre, era impedita la commercializzazione dei “vini forestieri” prima di aver venduto tutto il “vino nostrano”. È dunque chiaro come il ruolo della viticoltura scandisca, da secoli, i ritmi del comune.

Il carattere dei vini di Predappio è profondo e austero

Gli anziani, ora come allora, custodiscono il segreto di questo angolo di Romagna dove il Sanzvés assume un carattere profondo e austero, anche se l’attuale menzione è molto eterogenea, perché include diverse altitudini e comuni delle valli del Rabbi e del Bidente. Di conseguenza, i vini di Predappio non si possono racchiudere in un unico stile, ma la varietà trova coesione nell’alta qualità (in foto, la varietà dei suoli dell'azienda La Pandolfa).

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Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 06/2016. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!

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