Senza confini Senza confini Elena Erlicher

I numeri (vincenti) dello Chablis e i premiati del 35° Concours

I numeri (vincenti) dello Chablis e i premiati del 35° Concours

Ogni anno di questo rinomato vino bianco di Borgogna si vendono oltre 34 milioni di bottiglie nel mondo, per un giro d’affari di 273 milioni di euro. Le diverse appellation, dal più prestigioso Grand Cru agli intriganti Petit Chablis. Gli esperti ne definiscono lo stile e le caratteristiche.

Mentre in questi giorni nei vigneti di Chablis (e anche di alcune zone d’Italia) si accendono i fuochi per proteggere i germogli dalle gelate primaverili e si cominciano a contare i danni (che dalle prime stime paiono ingenti), noi facciamo il punto su questa piccola zona della Borgogna che dà vita a grandi bianchi da uve Chardonnay apprezzati nel mondo. Ma forse ci stupirebbe, data la nomea, sapere che stiamo parlando solo dello 0,6% di tutti i vini a denominazione prodotti in Francia. Di una piccola gemma, appunto, ma una chicca assai preziosa. Perché, con la sua produzione di 284.147 ettolitri (media quinquennale 2015-19, fonte Bivb) e 34,3 milioni di bottiglie vendute, lo Chablis ha un giro d’affari di 273 milioni di euro l’anno (stime 2019).




Chablis è una delle appellations comunali di Borgogna e si trova nella parte più a nord della regione

Solo bianchi da Chardonnay

Chablis è una delle appellations comunali di Borgogna e si trova nella valle del fiume Serein, nella parte più a nord della regione. I suoli, di epoca Kimmeridgiana, sono argillosi e calcarei di origine marina, misti a minuscoli frammenti di ostriche e conchiglie. I vigneti migliori sono allevati sui pendii con esposizione ottimale a sud. Alcuni di questi, un migliaio di ettari dei 5.589 totali, sono classificati Petit Chablis e corrispondono al 19% della denominazione. I problemi più sentiti nella zona sono causati dalle gelate primaverili di cui abbiamo anche parlato sopra e da cui si cerca di proteggersi con l’utilizzo di irrigatori e stufe. L’unica uva ammessa da disciplinare è lo Chardonnay.

Chablis Premier Cru e Chablis Grand Cru

I vigneti in collina con le migliori esposizioni sono classificati Chablis Premier Cru (780 ettari, il 14% della denominazione) e Grand Cru (101 ettari, l’1%). I Premier Cru sono associabili a 40 climat: 24 sulla riva sinistra del Serein – Beauroy, Beugnons, Butteaux, Chatains, Chaume de Talvat, Côte de Cuissy, Côte de Jouan, Côte de Léchet, Côte de Savant, Forêts, Les Beauregards, Les Epinottes, Les Lys, Mélinots, Montmains, Roncières, Sécher, Troesmes, Vaillons, Vau de Vey, Vau Ligneau, Vaugiraut, Vaux Ragons, Vosgros – e 16 sulla riva destra – Berdiot, Chapelot, Côte de Bréchain, Côte de Fontenay, Côte de Vaubarousse, Côte des Près-Girots, Fourchaume, L’Homme Mort, Les Fourneaux, Mont de Milieu, Montée de Tonnerre, Morein, Pied d’Aloup, Vaucoupin, Vaulorent, Vaupulent. L’unico Chablis Grand Cru è diviso in 7 climat: Blanchot, Bougros, Les Clos, Grenouilles, Preuses, Valmur, Vaudésir.

Il mercato estero

Sono 379 in tutto le aziende che producono Chablis, più 37 Maison de négoce e una Cantina cooperativa, che dà vita a un quarto della produzione della denominazione. La maggior parte del vino, il 65%, viene venduto all’estero, soprattutto negli altri Paesi dell’Unione europea (il 37%). Il primo mercato straniero dello Chablis è la Gran Bretagna (con il 22%), a seguire gli Stati Uniti (12%), il Giappone (10), la Svezia (8) e la Germania (7).

Lo Chablis nel calice

Per comprendere lo Chablis nel calice ci siamo rivolti a una giuria di esperti, quella che a fine gennaio ha valutato 321 campioni di 77 aziende del 35° Concours des vins de Chablis assegnando 27 medaglie (vedi sotto). A causa del riscaldamento globale «i vini prodotti sono più ricchi, pur mantenendo le loro qualità in termini di freschezza, bevibilità, frutto e sapidità», spiega il wine-lover Norbert Puzenat. «Ne escono avvantaggiati i climi più freschi, in particolare Petit Chablis, Chablis e alcuni Chablis Premier Cru della Rive Gauche, grazie a uve vendemmiate quando sono più mature. Al contrario, le zone esposte a sud possono a volte generare vini dal profilo mediterraneo, che risultano poco freschi».


I suoli sono argillosi e calcarei di origine marina, misti a minuscoli frammenti di ostriche e conchiglie © S. Boulard – BIVB

Bianchi più fruttati e meno note verdi

Concorda Thierry Dorge, esperto in formazione: «Per me lo stile dei vini Chablis è abbastanza riconoscibile tra gli altri bianchi di Borgogna. Ciò che noto da diversi anni è che sono sempre più piacevolmente fruttati con meno note verdi e vegetali. In bocca c’è freschezza, tensione, ma anche una rotondità più marcata e il lato molto positivo è che il finale è sempre lungo e piacevole grazie a una rotondità interessante».

Vizi e virtù del riscaldamento globale

«Negli ultimi dieci anni», fa notare il vigneron Bernard Légland, «la data del raccolto è stata anticipata di una quindicina di giorni. Da metà settembre, ora siamo più vicini alla fine di agosto o all’inizio di settembre, come nel caso del raccolto del 2020. È una situazione più interessante perché le condizioni meteorologiche sono spesso migliori e ci permettono di raccogliere più facilmente. Ma la questione più importante rimane la tipicità dei nostri vini. La preserveremo? Per il momento non dovremmo preoccuparci troppo, data la notevole capacità di adattamento dello Chardonnay. Sta a noi viticoltori preservare quella mineralità che è particolarità e ricchezza dei nostri Chablis».

Le annate in bottiglia

L’annata 2019 degustata al concorso è stata giudicata ottima, con vini “freschi ed eleganti” dove dominano le note floreali (“biancospino e acacia”), di “frutta bianca matura”, di “scorza di limone candita” e la mineralità e la freschezza fanno da preludio a un lungo invecchiamento. Più classica la 2018, con uno “stile molto tipico” della denominazione, “fine ed elegante” con note di “agrumi, mela, pera” e “floreali fresche”. Del resto questa vendemmia era arrivata, finalmente, dopo una serie di annate scarse a causa di eventi climatici estremi. «Per far fronte alla carenza di vino, mentre la domanda mondiale cresceva, molti viticoltori (ma non tutti fortunatamente) sono caduti nella tentazione di produrre al massimo delle quantità», spiega Puzenat. «Chi invece ha tenuto sotto controllo le rese e raccolto portando le uve a buona maturità ha prodotto ottimi vini: ricchi, fruttati, tesi e sapidi».

I vincitori del 35° Concours des vins de Chablis

Petit Chablis 2019 

Oro
William FEVRE e Domaine JOLLY et Fils 
Argento
Domaine de LA TOUR e Domaine Vincent WENGIER 
Bronzo
Domaine Alain GEOFFROY 


Chablis 2019 

Oro
J. MOREAU et Fils, Domaine de LA TOUR e Domaine Guillaume VRIGNAUD Les Champréaux 
Argento
Domaine de la MOTTE Vieilles Vignes Cuvée L’Authentique e Domaine VENTOURA 


Chablis Premier Cru 2019 riva sinistra 

Oro
Domaine de la MOTTE Beauroy, Domaine Guy ROBIN Vieilles Vignes Vaillons e Domaine Jean-Paul et Benoît DROIN Vosgros 
Argento
Domaine MOSNIER Beauroy, Domaine PINSON Montmains e Maison SIMONNET-FEBVRE Montmains 
Bronzo
Domaine des HÂTES Butteaux e Maison HENRY Vaillons 


Chablis Premier Cru 2019 riva destra

Oro
Domaine du COLOMBIER Vaucoupin e Domaine GAUTHERON Alain et Cyril Vaucoupin 
Argento
La CHABLISIENNE Vaulorent e Domaine des MALANDES Fourchaume 
Bronzo
Domaine Jean JACQUIN et Fils Montée de Tonnerre 


Chablis Grand Cru 2018 

Oro
Domaine Jean-Paul et Benoît DROIN Vaudésir 
Argento
Domaine VOCORET et Fils Blanchot e Domaine VOCORET et Fils Les Clos 
Bronzo
Domaine SERVIN Blanchot 

Foto di apertura: i 5.589 ettari totali della denominazione sono a loro volta suddivisi nelle quattro appellation Chablis, Petit Chablis, Chablis Premier Cru, Chablis Grand Cru © A. Ibanez – BIVB

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© Riproduzione riservata - 12/04/2021

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