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I mille per l’Aglianico – Conclusione (3ª puntata)

I mille per l’Aglianico – Conclusione (3ª puntata)

Case history: La Guardiense (3ª puntata)

Coraggio, intraprendenza, voglia di riscatto, impegno e determinazione. Sono le motivazioni che hanno spinto gli attori del progetto “I mille per l’Aglianico” ad adoperarsi per il bene di una Cantina, la Cooperativa la Guardiense di Santa Lucia di Guardia Sanframondi nel Beneventano, e a favore di un territorio. Con questa puntata, la terza, si chiude il racconto di questo lavoro coordinato da Riccardo Cotarella e dal suo staff in collaborazione con Attilio Scienza, i vertici della Cantina e i mille soci che, lo ricordiamo, sono mille famiglie, mille storie e mille volti. Per tutti si è trattato di una sfida: dimostrare che anche in una realtà di grandi dimensioni del Meridione è possibile raggiungere un’altissima qualità. E non siamo noi a dirlo, ma il giornalista Daniel Thomases che ha assaggiato in anteprima i vini nati da questa sperimentazione. Abbiamo cominciato dalla Cantina. Ne abbiamo raccontato l’impegno, sempre coerente e a favore dei soci. Abbiamo proseguito ascoltando la voce di due tecnici d’eccezione che ci hanno spiegato nel dettaglio i termini del loro intervento e hanno costantemente voluto sottolineare la straordinaria partecipazione dei viticoltori sanniti. Concludiamo il viaggio tornando alla Cantina con un plauso che va a un’Italia laboriosa, onesta e orgogliosa che diventa esempio in tutto il mondo. A lei va tutta la nostra ammirazione

 

Abbiamo creduto in noi e nella nostra terra

Unire in un saldo connubio qualità e tradizione è stato da sempre tra i principali obiettivi de La Guardiense, guidata nei suoi oltre cinquant’anni di storia da una forte spinta innovativa, tradottasi in un fruttuoso percorso di ricerca e sperimentazione condotto in collaborazione con il mondo accademico e con gli organismi ministeriali periferici.

Da sinistra, Domizio Pigna e Salvatore Garofano

Gli ottimi risultati conseguiti dalla Cooperativa nei primi decenni di attività hanno prevalentemente riguardato i vini bianchi, grazie ai quali la Cantina si è affermato anche al di fuori dei confini nazionali. Tra questi assume particolare importanza la Falanghina, vino autoctono di grande pregio di cui La Guardiense è il principale produttore al mondo. Negli ultimi anni un impegno crescente è stato profuso per migliorare la qualità dei vini rossi, con l’intento di rafforzarne il prestigio e la notorietà sui mercati nazionali ed esteri. Con questo obiettivo nasce il progetto sull’Aglianico – importante vitigno autoctono della regione – promosso dai vertici aziendali e curato da Riccardo Cotarella, coadiuvato dal suo staff e dal comitato tecnico de La Guardiense. Con 110 soci coinvolti e 70 ettari impegnati, quella avviata dalla nostra Cooperativa è una sperimentazione senza precedenti, contraddistinta dall’ammirevole impegno di tecnici e viticoltori e in grado di attirare l’attenzione del mondo produttivo. Il crescente entusiasmo della base sociale, i lusinghieri risultati conseguiti in questo primo anno rappresentano per noi una spinta e un impegno a proseguire su questa strada nella convinzione che possa contribuire a un salto di qualità dei nostri rossi, e a migliorare il reddito dei produttori.

Un grazie di cuore a Riccardo Cotarella che da subito ha creduto insieme a noi nel progetto, ad Attilio Scienza, a tutti i soci e a quanti con impegno e professionalità hanno contribuito al successo della sperimentazione.

Domizio Pigna e Salvatore Garofano, ai vertici de La Guardiense

 

La mia degustazione: qualità eccezionale

Non è per nulla improbabile che l’Aglianico – il cui nome pare derivare da un storpiatura di “ellenico” (ossia greco) – sia fra le uve più antiche d’Italia, portato nell’allora Magna Grecia dai primi colonizzatori greci molti secoli prima dell’era cristiana. Eppure, nonostante questa vetustà, la varietà, con un’enorme potenzialità per la produzione di vini rossi di altissima qualità, ha molto bisogno di studio e sperimentazione, per due motivi. Primo, la sua collocazione geografica: ritiratasi nei secoli in alcune delle zone più impervie e defilate d’Italia, non ha ricevuto l’attenzione che avrebbe meritato. Secondo, proprio a causa della potenza, dell’intensità, della concentrazione e della struttura dei vini che è in grado – quando lavorato bene – di esprimere, richiede molta accortezza per farsi domare. Il preciso obiettivo della sperimentazione di Riccardo Cotarella e dei collaboratori alla Cantina Guardiense è di ovviare a questi ritardi, e i vini ottenuti con quattro tecniche molto diverse fra di loro sono, a dir poco, molto illuminanti. Questa la specifica dei vini realizzati e relativa nota di degustazione.

Daniel Thomases

1- TESTIMONE. Senza alcun intervento in vigna, è stato prodotto con una vinificazione che si potrebbe chiamare “convenzionale”, sebbene anche impegnativa, 18 giorni di fermentazione seguiti da altri 10 di macerazione post-fermentativa a temperature piuttosto elevate (27-28 °C) per estrarre tutta la parte più nobile dalla buccia. Dimostra non solo l’alta vocazione per vini di importante struttura di questa parte della Campania, ma anche le grandi doti della varietà stessa, sicuramente un vitigno fra i maggiori dell’Italia. Ampio e pieno con aromi e sapori di lampone, la trama è già setosa anche se lo sviluppo al palato registra un’intensità e una concentrazione che salgono e spingono un finale lungo e persistente. Già avvicinabile, questo “testimone” promette tenuta e longevità futura.

2 – PRODOTTO DA UVA DIRADATA IN PRE-INVAIATURA. Manifesta subito un impatto aromatico più variegato e più incisivo, maggiore apertura e ampio ventaglio con note di liquirizia, catrame e fumé insieme a un palato con maggiore peso e potenza e tannini più solidi. Sensazioni confermate dai dati analitici che evidenziano un salto non trascurabile dell’estratto e dei polifenoli.

3 – PRODOTTO DA UVA DIRADATA IN POST-INVAIATURA. Evidenzia ulteriori benefici dal diradamento, con spettacolari risultati sai dal punto di vista olfattivo sia da quello analitico. Siamo alla soglia di 4.000 mg/l di polifenoli, che denotano un vino molto poderoso, ma la degustazione dimostra che espressività e equilibrio non sono stati sacrificati: inizialmente leggermente chiuso, al naso apre con sensazioni di catrame, cioccolato e tostatura, molto calde e lunghe, accompagnate poi dalla mora, dal lampone e, più sfumate, dal cuoio. Denso e avvolgente in bocca.

4 – PRODOTTO  DA GRAPPOLI DIRADATI E PRIVATI DELLE ALI E DELLE PUNTE. È un assoluto capolavoro e dimostra, per studenti della fisiologia della pianta, che le ali sono effettivamente un’appendice. Denso e ricco al di là di ogni immaginazione, quasi masticabile ma elegantissimo allo stesso tempo e dotato di una forza e una lunghezza raramente incontrate, questo superbo vino – pastoso ma levigato, massiccio ma dalle forme perfette – è il classico pugno di ferro in guanto di velluto, l’esempio in forma liquida dell’assoluta eccellenza della varietà, del territorio e dell’impostazione tecnica.

Daniel Thomases

 

Coraggio di sperimentare che non ci manca

L’unione fa la forza e, in questo caso, fa anche la qualità. Lo stanno dimostrando i coraggiosi produttori della Cooperativa La Guardiense di Guardia Sanframondi. Una realtà che, già in passato, ha saputo coniugare le più antiche tradizioni con le moderne tecniche di vinificazione. Ne è ulteriore prova la sperimentazione I mille per l’Aglianico che, attualmente, vede coinvolti 110 produttori e circa 70 ettari di vigna rigorosamente a Aglianico che punta alla ricerca della qualità. La sfida era dimostrare che, anche in una tra le più grandi cooperative del Sud Italia, è possibile raggiungere livelli di elevata qualità impiegando vitigni storici del territorio come l’Aglianico.

Un progetto unico in Italia per il numero di soci coinvolti, che può contare sulla competenza di Riccardo Cotarella e di Attilio Scienza e che, senza dubbio, possiamo definire coraggioso. In una terra come il Sannio, dove la vite cresce rigogliosa, infatti, andare a parlare di diradamento potrebbe sembrare una forzatura. Ma, in quanto a scelte ardite la Campania non si è mai tirata indietro. E, se è vero anche che la fortuna aiuta gli audaci, i fatti stanno dando ragione a questi viticoltori che, nonostante il particolare momento di crisi, hanno scelto di rinunciare a una parte significativa della produzione di uva per scommettere sul prodotto finito: un vino dalle caratteristiche inimitabili da legare al territorio. Partendo dall’assunto che per ottenere un buon vino non basta avere l’uva, questo progetto deve diventare un’occasione anche e soprattutto per valorizzare il Sannio, area ricca di storia e di cultura, ma poco inserita nei circuiti turistici. Una scommessa è quella di promuovere il territorio partendo dalle sue eccellenze. L’Aglianico è sicuramente una di queste. I soci della Cooperativa La Guardiense questo lo hanno capito e, continuando su questa strada, i risultati non tarderanno. D’altra parte, come recita lo slogan della regione Campania al Vinitaly, “da noi il vino è arte”.

Vito Amendolara, Consigliere per l’Agricoltura del Presidente della Regione Campania

 

Un progetto utile per lo sviluppo sostenibile

Il progetto di sperimentazione sull’Aglianico realizzato da La Guardiense è interessante, perché rilancia le opportunità di mercato di un vitigno classico del nostro territorio puntando su innovazione e qualità, ma soprattutto perché dimostra il coraggio di una grande struttura cooperativa che non si lascia spaventare dalle difficoltà economiche del nostro Paese.

Gennarino Masiello, Presidente della Camera di Commercio di Benevento

Un progetto impegnativo, ma che è in grado di garantire uno sviluppo economico sostenibile e duraturo per i soci e il territorio. Certo sarebbe stato più semplice adeguarsi alle logiche commerciali delle grandi aziende che puntano sulla massimizzazione del profitto anche a scapito delle politiche di tutela dei propri membri. Abbiamo esempi di cooperative, anche di notevoli dimensioni, che scimmiottano le imprese private nella ricerca del guadagno per la struttura stessa, ma non per gli associati, o che semplicemente non fanno nulla perché è più facile aspettare che decidere; in entrambi i casi perdono il contatto con i soci e lo scopo stesso della propria esistenza. La Guardiense non ha abbandonato l’obiettivo di tutelare e valorizzare le produzioni dei suoi produttori e ha scelto di attuare con determinazione e velocità i processi di innovazione.

Dalla vigna al prodotto finale, tutti i passaggi – come è stato già spiegato nelle due precedenti puntate pubblicate da questa testata – sono realizzati con cura, e con il coinvolgimento di tantissimi viticoltori, da professionalità competenti e attente al risultato tecnico del prodotto finale, ma anche a quello economico delle imprese agricole. Il progetto può consentire di ampliare il mercato dell’Aglianico e spero possa essere di stimolo anche per creare le necessarie sinergie con altre realtà economiche. Le esperienze, soprattutto se di successo, vanno condivise in modo da essere utili non solo alla singola Cantina, ma all’intero sistema vitivinicolo territoriale. Mi piace pensare che nella nostra area possa svilupparsi un’alleanza strategica tra le aziende vinicole che, pur nella piena autonomia, le porti a individuare percorsi comuni per affrontare i mercati. Auguri!

Gennarino Masiello, Presidente della Camera di Commercio di Benevento

 

Grazie all’Aglianico, il Sannio alla ribalta

Carlo Falato, Assessore alle Politiche per la cultura e per il turismo della Provincia di Benevento

Il territorio della provincia di Benevento è uno dei più interessanti dal punto di vista vitivinicolo, non solo per la regione Campania, ma anche per ciò che rappresenta a livello nazionale. Una zona vitata, in trasformazione, in grado di scommettere su innovazione, sperimentazione e soprattutto di puntare sulla qualità e sulla diversificazione al fine di competere sul mercato interno italiano ed essere appetibile per quelli esteri.

Una grande capacità che si manifesta principalmente attraverso i viticoltori in campo, nelle Cantine dove le tecniche di lavorazione migliorano sempre di più, nell’abilità del tessuto imprenditoriale e istituzionale di fare sistema e di elaborare nuove proposte prodotto-territorio da far conoscere al più ampio mondo degli appassionati del buon bere. Non a caso su questi temi il confronto istituzionale e politico nella provincia di Benevento è aperto, determinando investimenti pubblico-privato per migliorare l’intera filiera e per organizzare sul territorio la promozione con il sostegno a iniziative che avvicinano il mondo della produzione vitivinicola sannita direttamente al consumatore. In questo contesto il ruolo che svolge la Cooperativa La Guardiense è molto importante rappresentando da sola circa mille produttori e 2.100 ettari di vigneto, con investimenti significativi effettuati nel corso degli ultimi anni che le hanno permesso di accrescere la qualità dei vini, la creazione di uno staff enologico di primo livello coordinato da Riccardo Cotarella, e soprattutto di lavorare per adeguare la produzione alla richiesta del mercato nazionale e internazionale. Il progetto di sperimentazione sull’Aglianico, che mira a ottenere il meglio dai vitigni e dai terreni, mette in luce anche l’evidente consapevolezza, dei meravigliosi viticoltori del Sannio, che scommettono sull’eccellenza, sulla ricerca, sulla voglia di confrontarsi con gli altri comprendendo come questi siano gli ingredienti per intraprendere una strada che mostri la forza dell’agroalimentare italiano e che possa portare il mondo agricolo sannita all’attenzione del panorama vitivinicolo internazionale.

Carlo Falato, Assessore alle Politiche per la cultura e per il turismo della Provincia di Benevento

 

Viticoltura e sociale camminano per mano

La sperimentazione sull’Aglianico rappresenta un’azione molto importante per rispondere alle sfide dei mercati con rinnovate strategie di innovazione e di qualità. Per i produttori di uva rappresenta una grande opportunità che, pur con qualche non trascurabile costo, permette la creazione di vini di eccellenza, con caratteristiche inimitabili, che possono creare vantaggio competitivo. Ma tale progetto assume ancor più valore perché realizzato dalla più grande realtà cooperativa del Mezzogiorno d’Italia, situata in una zona (alta collina del Beneventano), per molti aspetti ancora marginale, ma con la presenza di importanti vitigni storici (Aglianico e Falanghina) che caratterizzano l’intero sistema viticolo della provincia sannita, coprendo il 45 per cento dell’intera superficie vitata della Campania.

Giuseppe Marotta, Direttore Segis dell'Università degli Studi del Sannio

Un’iniziativa che crea valore oltre che per i produttori anche per il territorio, conservando, con tecniche innovative, l’integrità e l’identità dei vitigni e, al tempo stesso, promuovendone l’immagine a livello nazionale e internazionale con vini di qualità. L’approccio partecipato, come nel caso specifico, all’introduzione di innovazioni sostenibili, che non solo migliorano la qualità dei vini ma ne tutelano la sicurezza, ha assunto una dimensione corale, convincendo anche soci più refrattari ad aprirsi alle nuove dinamiche del mercato.

Ecco perché la sperimentazione portata avanti dalla Guardiense è “viticola e sociale” e, avendo aggregato risorse umane attraverso un approccio collettivo, ha permesso di condividere un progetto comune di crescita e sviluppo, aziendale e territoriale, che, sulla base di consolidate reti di fiducia (tra i produttori membri) ha superato vecchi individualismi e storiche chiusure, potenziando il capitale sociale di un territorio interno per molti aspetti ancora difficile. L’esperienza della Guardiense costituisce una best practice, perché evidenzia come le relazioni funzionali tra capitale umano e sociale, pur in contesti caratterizzati da ritardi strutturali, se spinte da obiettivi condivisi possano mobilitare risorse, aggregare interessi e favorire processi virtuosi di sviluppo. Come dimostrato dalla letteratura scientifica, la sfida del mercato necessita oltre che di strumenti adeguati, di risorse umane, di reti relazionali e capitale di fiducia, non sempre disponibili in modo eguale sul territorio, che facilitino approcci collettivi e partecipati alla programmazione e governance dei processi di sviluppo, tanto in sistemi territoriali che imprenditoriali. Alle cooperative spetta il ruolo di attori protagonisti nel guidare questa evoluzione, adeguandosi ai cambiamenti del mercato e della società.

La Guardiense ha saputo interpretare al meglio nel suo cinquantennio di vita, ma soprattutto negli ultimi anni, questa funzione, attivando risorse, materiali e immateriali, a favore di un progetto di sviluppo sostenibile, che favorirà l’accumulazione di capitale sociale e il miglioramento di quello umano, presupposti indispensabili per creare valore e competitività nell’intera filiera vitivinicola del Sannio beneventano e all’interno dei territori rurali.

Giuseppe Marotta, Direttore del Dipartimento di studi dei sistemi economici, giuridici e sociali – Segis – Università degli Studi del Sannio

 

Sullo stesso argomento vedi anche gli articoli: I mille per l’Aglianico (1ª puntata) e I mille per l’Aglianico – La sperimentazione (2ª puntata)

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© Riproduzione riservata - 16/04/2012

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