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Nei vini di Giulia Alleva l’identità del Monferrato

16 Maggio 2016 Jessica Bordoni
A Giulia Alleva la carriera da avvocato milanese, sulle orme del padre Guido Carlo, stava un po’ stretta. Nel Duemila la famiglia acquista una proprietà nel comune di Graziano Badoglio, in Monferrato, con il progetto di restaurare l’antica residenza settecentesca e dare vita ad un’azienda vinicola votata all’eccellenza: Tenuta Santa Caterina.

La laurea il legge e il diploma da sommelier

Giulia, classe 1988, segue da vicino le fasi di ristrutturazione, la sistemazione della cantina e dei vigneti, frequentando nel frattempo la facoltà di Legge a Milano. «Nei periodi di studio prima degli esami, quando non avevo lezione, mi trasferivo a Graziano Badoglio e, tra un ripasso e l’altro, supervisionavo i lavori. È stato molto emozionante». La passione per il vino la spinge a iscriversi anche ai corsi per diventare sommelier. «Ricordo perfettamente la sera prima di discutere la tesi, nell’aprile del 2013. Ero con i miei compagni del corso Ais in Franciacorta, da Berlucchi, per la cerimonia di consegna dei diplomi. Ovviamente ero un po’ in tensione per come sarebbe andata il giorno dopo in Università… ma non mi sarei persa la festa per nulla al mondo».

Da settembre 2013 in azienda a tempo pieno

Dopo la laurea, Giulia inizia il tirocinio in uno studio legale, continuando a occuparsi anche della Tenuta. «Mi sono data qualche mese, poi a settembre ho fatto la mia scelta e ho iniziato a dedicarmi a tempo pieno all’azienda. La Casa vinicola stava decollando e c’era la necessità di definire l’assetto commerciale, di marketing e comunicazione. Siamo una piccola realtà, e io cerco di seguire un po’ tutti gli ambiti, dalla produzione all’export. Almeno quattro mesi all’anno sono in viaggio».

Un’attenta analisi dei suoli e l’approccio green

Le vigne si estendono per quasi 23 ettari, allevati secondo i principi dell’agricoltura eco-simbiotica, rinunciando alla chimica per salvaguardare al massimo l’ambiente. La ricerca si concentra soprattutto sugli autoctoni piemontesi, Grignolino, Freisa, Barbera e Nebbiolo, ma anche i grandi internazionali che qui trovano una seconda patria, a cominciare dallo Chardonnay e dal Sauvignon blanc. «Quando abbiamo acquistato la proprietà, i terreni, un tempo a vigneto, erano ormai incolti e abbandonati da oltre mezzo secolo. La nostra sfida è stata quella di ridare dignità viticola a tutto l’ambiente originario. Abbiamo effettuato numerosi studi per determinare le caratteristiche idrogeologiche dei suoli, ritrovando anche un substrato di origine marina. Queste ricerche ci hanno consentito di impostare al meglio le scelte in vigna: le varietà, i cloni e i portainnesti più adatti ai singoli appezzamenti».

Sorì di Giul, Arlandino e Silente delle Marne

I vini firmati Tenuta Santa Caterina sono fortemente identitari, espressione del territorio in cui nascono e della cura sia in vigna sia in cantina da parte di tutto il team aziendale. La direzione agronomica è di Sergio Carpignano, mentre a capo della parte enologica c’è Mario Ronco, sempre con la supervisione di Giulia e suo padre Guido. «Io sono molto legata alla Freisa d’Asti Doc Sorì di Giul, che non a caso porta il mio nome, anzi il nomignolo con cui vengo chiamata in famiglia». La ricerca sul Grignolino si esprime, invece, nell’Arlandino, un vino dalla fragranza e struttura fuori dai canoni tradizionali, a cui la famiglia Alleva ha voluto ridare personalità e valore. L’ultimo nato è il Silente delle Marne, uno Chardonnay in purezza Monferrato Bianco Doc, che proviene dal vigneto della Maddalena, composto da rocce sedimentate con strati di calcare superficiali e argille in profondità. Molto amato da Guido Carlo Alleva, rappresenta la quintessenza del terroir: un’etichetta in limited edition in grado di gareggiare con i grandi bianchi di Borgogna profondità e spessore.  

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