Cambiamento climatico e richieste del consumatore moderno spingono il settore produttivo a puntare anche sulle tipologie zero e low alcol. La definizione di una categoria ampia e la nostra selezione di vini a bassa gradazione dal mondo
L’articolo fa parte della Monografia NoLo (Civiltà del bere 2/2025)
Il paradosso è che vent’anni fa si ragionava al contrario: tutto mirava a dare volume alcolico ai vini, dalla selezione del germoplasma alla scienza agronomica sino alla cantina, dove anzi bisognava vigilare che qualcuno non usasse pratiche illegali per dare corpo, tramite l’aggiunta di zucchero, ad esempio (vietata in Italia ma che non lo era in altri Paesi, Francia compresa), o peggio, come lo scandalo del metanolo ha messo in vergognosa evidenza internazionale. Il potenziale alcolico, quindi l’accumulo di zuccheri che lo consente, era così importante da portare alcuni Paesi, dove questo era un fattore particolarmente critico come la Germania (nel 1971), a basare la propria scala qualitativa su questo elemento.
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