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Fortuni di Podere Fortuna, il Pinot nero che arriva dal Mugello

19 Marzo 2013 Emanuele Pellucci
Terra rinomata per castagne e marroni, oltre che per aver dato i natali a Giotto e Cimabue, il Mugello è forse tra le vallate toscane il meno noto per la sua produzione vitivinicola. Questo almeno per quanto riguarda l’epoca più recente, quando invece un po’ ovunque nella regione emergevano potenzialità a lungo sconosciute. Eppure, intorno al castello di Cafaggiolo, nucleo storico in Mugello delle proprietà della famiglia de’ Medici, originaria di questi luoghi, c’erano poderi dove già nel XV secolo si coltivava la vite. SI ALLEVA LA VITE DAI TEMPI DI LORENZO IL MAGNIFICO - Ed è proprio in uno di questi, il Podere Fortuna, dove la produzione di vino è documentata fin dal 1465 quando ne era proprietario Lorenzo Il Magnifico, che è partita la rinascita della viticoltura mugellana grazie alla scommessa fatta nel 1998 da Alessandro Brogi e dall’agronomo ed enologo Andrea Paoletti. L’importanza della vite per il Podere Fortuna è rivelata anche dallo stemma Mediceo, tratto da un manoscritto del 1629, in cui un grappolo d’uva rossa sormonta l’emblema della famiglia de’ Medici. LA SCELTA DI UNA VARIETÀ IMPEGNATIVA - Acclarato che il Sangiovese non ha mai dato in queste zone buoni vini (spesso si cita il “vino di Vicchio” come un prodotto corrente, molto corrente…), la scelta è caduta sul Pinot nero, guarda caso proprio il vitigno ritenuto dagli esperti il più difficile da coltivare. I primi impianti sono del 2001, e oggi l’azienda ha una superficie vitata di 6 ettari in massima parte a Pinot nero, con piccole parcelle di Chardonnay, Sauvignon blanc, Traminer, Malvasia rosa e Petit Manseng per produrre un bianco e un vino dolce. Oltre alle barbatelle (del celebre vivaista Pierre Marie Guillaume) anche le barrique, di secondo passaggio della tonnellerie Grenier, sono state acquistate in Borgogna. Attualmente la produzione complessiva di Podere Fortuna è di 25 mila bottiglie. DUE CRU E UNA SELEZIONE - Tre i tipi di Pinot nero: i crus Fortuni e Coldaia e la selezione 1465, prodotta nelle migliori annate da entrambi i vigneti. Fin dalla prima vendemmia commercializzata, il Fortuni 2004, il vino di Brogi e Paoletti si è fatto apprezzare per la qualità e la tipicità espressa dal terroir. Un vino diventato subito emblematico della produzione vitivinicola mugellana. UNA VERTICALE DI FORTUNI - La conferma è venuta nei giorni scorsi in occasione della prima verticale organizzata da Podere Fortuna: sei annate (2004, 2005, 2006, 2007, 2009 e 2010) del cru Fortuni in degustazione a beneficio della stampa che si è tenuta nella suggestiva cornice dell’antica Villa Le Maschere a Barberino di Mugello (Firenze). Vini che hanno esaltato le caratteristiche del Pinot nero, tra i quali è spiccata l’annata 2007, anche se tutte le altre vendemmie si sono espresse su livelli qualitativi elevati.

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