In Italia

In Italia

Fattoria San Lorenzo: timidezza e vecchiaia assicurata

17 Marzo 2011 Roger Sesto
Punta di diamante della produzione di Fattoria San Lorenzo di Montecarotto (Ancona) è il Vigneto delle Oche, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico. Si imbottiglia dal 1995 da uve provenienti dall’omonimo cru in frazione San Lorenzo. Coltivato con i criteri dell’agricoltura “naturale”, il vigneto insiste su suoli sabbioso-argillosi: la prima componente a conferire eleganza, la seconda polpa e carattere. I 4.000 ceppi per ettaro danno una resa molto bassa, a sua volta ridotta grazie alla cernita dei migliori grappoli di ciascuna pianta, mai più di due, vendemmiati tardivamente a fine ottobre. La lenta fermentazione, 20 giorni, avviene in acciaio, con lieviti indigeni; dopo la malolattica si prosegue con l’affinamento, sempre in inox, per almeno 18 mesi con permanenza sulle fecce fini, a cui seguono altri 6 mesi di maturazione in bottiglia. Ne scaturisce un vino complesso, nei primi anni poco “comunicativo”, timido per così dire, per nulla ammiccante a una facile fruttuosità. Occorre un protratto invecchiamento prima che si esprima la sua personalità, oltre a una lunga aerazione e a una temperatura di servizio non inferiore ai 12-14 °C. In cantina sono conservate tutte le annate prodotte; sul mercato si propone molto tardi: è possibile oggi trovare la 2006 e la 2007, ma nelle migliori enoteche e ristoranti si riescono a recuperare verticali più “profonde”. Il giovane 2006 è oggi ancora in quella fase di “reticenza organolettica” – soprattutto al naso – a cui si accennava prima. Offre un bouquet stratificato, con ricordi di pietre umide, fiori bianchi, erbe e anice; in bocca – dove al momento è più espressivo – è compatto, armonico, caldo di alcol, vibrante, con una persistenza da antologia. Il 2004 comincia ora a mostrare tutto il potenziale di questo cru: note minerali, cenni di muffa nobile, di pietra focaia, ricordi di miele d’acacia; il palato è austero, materico, avvolgente, assai fine e con una godibilissima nota salmastra. Altre annate da segnalare sono la 2001 e la 2003. Natalino Crognaletti, patron della Fattoria, ci confida: «Non ci sono segreti alla base della longevità dei miei vini; il Verdicchio offre una grande base e sono felice di avere a disposizione queste uve; la loro capacità di evolvere è direttamente legata al vitigno dunque, ma anche naturalmente al terroir e a come si coltiva la terra: è fondamentale a questo proposito un grande rispetto per la natura».

In Italia

Cadgal, l’altra faccia del Moscato d’Asti

Alessandro Varagnolo, che guida la Cantina piemontese dal 2023, mira a dare […]

Leggi tutto

VinoVip al Forte: alla 3^ edizione del summit riflettori puntati sui grandi bianchi e sui giovani

La biennale “marittima” di Civiltà del bere si è svolta l’8-9 giugno […]

Leggi tutto

9 Morellino del Cuore + 1 di vecchia annata

I 10 campioni di Tenuta Agostinetto, Poggioargentiera, Cantina Vignaioli del Morellino di […]

Leggi tutto

La linea Ritratti di La-Vis si rinnova

Rinasce la storica gamma della Cantina trentina che comprende Sauvignon, Chardonnay, Gewürztraminer, […]

Leggi tutto

Monteverro all’Enoluogo: il grand vin bordolese-mediterraneo sfida il tempo

Il salotto milanese di Civiltà del bere ha ospitato una verticale di […]

Leggi tutto

Il futuro del Cannonau è giovane

Non solo rosso, ma anche spumante, rosato, passito e liquoroso. È quanto […]

Leggi tutto

Breve giro in Calabria, tra pionieri ed emergenti

Durante il Vinitaly abbiamo incontrato cinque imprenditori, dalle storie molto diverse, che […]

Leggi tutto

Il Ludwig di Elena Walch è il miglior Pinot nero d’Italia

Seguono a stretto giro la Riserva Burgum Novum di Castelfeder e la […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati