Extreme Wine by Mike Veseth. La nostra recensione

Extreme Wine by Mike Veseth. La nostra recensione

Dopo il successo di Wine Wars, eletto nel 2011 “wine book of the year” dalla MW Jancis Robinson, Mike Veseth torna in libreria con Extreme Wine, un avventuroso viaggio “alla ricerca del vino migliore, peggiore, oltraggiosamente a buon mercato, follemente costoso o ancora sconosciuto”, come chiarisce il sottotitolo in copertina.

AL CENTRO GLI ESTREMI – Professore emerito di economia politica internazionale all’Università di Puget Sound in Tacoma (Washington) nonché autore del seguitissimo blog Wineeconomist.com, in questo libro Mike Veseth fa il punto sulle “frontiere inesplorate” del World Wide Wine, facendosi apprezzare anche per il suo stile informativo e insieme accattivante. “Il mondo vinicolo vive una fase di grande crescita e cambiamento”, precisa, “e se si vuole veramente comprendere le dinamiche del global market enologico non bisogna temere di oltrepassare il confine, di spingersi oltre i limiti e le etichette tradizionali”. Spazio allora a tutto ciò che costituisce l’eccesso, l’originale: i vini “estremi” (ad esempio gli Icewine del Canada, ottenuti da uve congelate a 17 gradi Fahrenheit), ma anche i luoghi di coltivazione “estremi” (come l’isola di Lanzarote o il Nepal) e i produttori “estremi” (dai fautori dell’agricoltura biodinamica alle celebrities!).

extremewine-fbQUALITÀ E FAMA MONDIALI – Il volume è diviso in 12 capitoli tematici. Tra i più interessanti c’è The best and the worst” in cui Veseth menziona alcuni tasting, riepiloga i giudizi dei maggiori critici di vino (Hugh Johnson, Stephen Tanzer, Jancis Robinson) per poi concludere sfatando il luogo comune secondo cui i vini più cari sono i migliori e, viceversa, un prodotto a basso costo debba essere necessariamente un’etichetta senza valore. Nella sezione “The fame game” il dibattito si concentra sui “most famous, most forgotten and most infamous wines”. Quanto a notorietà, la vittoria va senza dubbio allo Champagne francese, mentre sul podio delle tipologie dimenticate figurano Tokaji, Cotnari e Constantia. E il marchio d’infamia? Veseth rievoca, tra gli altri, lo scandalo che colpì numerosi vini austriaci targati vendemmia 1985: si scoprì che erano stati adulterati con glicolo dietilenico per aumentarne struttura e dolcezza.

LE RARITÀ, I PIONIERI E LE CELEBRITIES – Nel capitolo “The invisible wine” si fa riferimento all’Herbfarm Restaurant vicino Seattle, nello Stato di Washington, famoso per la sua cantina di bottiglie vecchissime e introvabili, che il cliente può bere al calice (a prezzi ovviamente a dir poco proibitivi). Qui l’autore ha avuto il privilegio di sorseggiare un Terrantez Madeira del 1795. In Italia, invece le “small treasures”, le rarità enologiche più apprezzabili sono per Veseth il Pignoletto, la Lacrima di Morro d’Alba e il Ruché del Monferrato. Poi si passa alla parte del “Money wine”, all’analisi economica sui prezzi. L’attenzione si concentra allora sul Bordeaux e in particolare sulla vendemmia 2009, in assoluto la più costosa ma anche quella caratterizzata dal divario più grande tra i vini top e quelli cosiddetti ordinari. Nella sezione “Extreme wine people” un paragrafo è dedicato all’Italia per ricordare le figure di Angelo Gaja, “che ha cambiato il modo in cui il mondo pensa al Piemonte del vino” e Giacomo Bologna di Braida, che ha concentrato i suoi sforzi sulla riqualificazione della Barbera. A seguire, non poteva mancare una rassegna dei “Celebrity wine”, le etichette dei personaggi famosi. Dal lungo elenco citiamo solo i vip che hanno comprato Cantina in Italia: l’ex pilota di Formula1 Jarno Trulli in Abruzzo, la famiglia Bastianich in Friuli, il cantante Sting in Toscana e la star del telefilm I Soprano Lorraine Bracco in Veneto.

CINEMA E TURISMO – “Extreme wine at the movies”, esplora il legame tra enologia e cinema, consigliando in particolare la visione dei film Sideways (2004) di Alexander Payne, Bottle Shock (2008) di Randall Miller, Mondovino (2004) di Jonathan Nossiter e Corked! (2009) di Ross Clenenden e Paul Hawley. Da leggere tutte d’un fiato anche le pagine dedicate all’“Extreme wine tourism” e all’“Extreme wine adventure”, che stuzzicano la nostra voglia di partire per le vacanze e ci ricordano il valore culturale ed esperienzale racchiuso dentro ogni bottiglia di vino, estremo o meno che sia.

Purtroppo non è prevista una traduzione italiana dell’opera, ma gli enoappassionati e gli addetti ai lavori possono acquistare on-line la versione in lingua originale, edita dalla Rowman & Littlefield. Per maggiori info www.wineeconomist.com

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© Riproduzione riservata - 21/08/2014

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