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Enoplastic: Piero Macchi dona 1,5 milioni ai dipendenti

11 Gennaio 2016 Civiltà del bere
Un regalo davvero inaspettato per i 250 dipendenti della Enoplastic, marchio d'eccellenza nel campo delle chiusure per il vino. Il fondatore Piero Macchi, scomparso lo scorso luglio a 87 anni, ha voluto ricompensare i lavoratori della sua azienda di Bodio Lomnago (Varese) con un ultimo gesto riconoscente: un premio in denaro, consegnato prima di Natale a tutti i lavoratori insieme a una lettera di ringraziamento della moglie Carla, al suo fianco da 65 anni. Somme variabili a seconda dell'anzianità e del rapporto creato negli anni, per un totale di 1,5 milioni di euro.

Il lascito ai dipendenti Enoplastic

«Mio padre Piero Macchi ha disposto un lascito testamentario complessivo di un milione e mezzo di euro. Ha agito, come sempre, nella piena autonomia delle proprie decisioni, con la collaborazione di un notaio di fiducia e di un consulente del lavoro. E nel modo che riteneva più opportuno. Il tutto è stato gestito dalla moglie Carla, mia madre, che ha accompagnato le buste per i singoli dipendenti con una toccante lettera di ringraziamento» ha spiegato la figlia Giovanna Macchi, oggi alla guida dell'azienda con Michele Moglia, entrambi nel ruolo di amministratore delegato.

Enoplastic e Piero Macchi. Una storia di successo

Senso etico, generosità e discrezione hanno contraddistinto anche quest'ultimo atto di Piero Macchi, che dal 1957 ha portato l'azienda a produrre oltre 2,5 miliardi di unità all’anno ed esportare in 86 Paesi del mondo. Oggi Enoplastic è un brand globale per chiusure sintetiche, tappi a vite e capsule, con quattro filiali operative in Spagna, Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti. E un codice etico attento alla sicurezza nei luoghi di lavoro, alla crescita umana e professionale dei propri dipendenti, all'impatto con l'ambiente e il territorio.

L'imprenditore illuminato

I lavoratori più anziani hanno descritto Piero Macchi a Varese News come «un uomo deciso, con valori forti e con un senso di appartenenza alla sua azienda unico. Credeva nel valore del lavoro, dell’unità di tutte le componenti per arrivare ad un risultato comune, sapeva riconoscere i meriti. Era un inventore, un innovatore: metteva le mani sulle macchine, ne creava sempre di nuove, aveva idee e inventiva. Ci siamo sempre considerati una grande famiglia e questo regalo di Natale è un segno di tutto questo».      

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