Scienze Scienze Emanuele Pellucci

A cosa servono i droni in vigna?

A cosa servono i droni in vigna?

L’uso di droni può migliorare la qualità del vino? A sentire francesi e spagnoli sembrerebbe di sì. In importanti zone vinicole dei due Paesi, come Bordeaux e Ribera del Duero, l’uso di droni per monitorare i vigneti sta migliorando la manutenzione degli impianti vitati. E il prodotto finale, il vino, di conseguenza. Fra le aziende che sperimentano questa tecnologia in Francia c’è Château Pape Clément, una delle più antiche e prestigiose Cantine bordolesi, le cui prime vendemmie certificate risalgono addirittura al 1252.

Droni a Bordeaux: l’esperimento di Château Pape Clément

Questo grand cru classé delle Graves già da alcuni mesi utilizza un drone dotato di un apparecchio fotografico che sfrutta un programma messo a punto da Chouette, che sui 70 ettari di vigna «lavora bene quanto l’occhio del vignaiolo, consentendo un’analisi quasi chirurgica dello stato delle parcelle», spiega Charles Nespoules, titolare della società. «Il drone», aggiunge Arnaud Delaherche, microbiologo specializzato in enologia e responsabile del pool scientifico del Gruppo Magrez, proprietario di Château Pape Clément, «può individuare precocemente l’insorgere dell’oidio e dunque limitare l’utilizzo dei prodotti fitosanitari per una viticoltura più rispettosa dell’ambiente». Durante il sorvolo l’apparecchio ritrasmette le informazioni raccolte su una piattaforma web, delineando una cartografia della contaminazione. È in grado di riconoscere le forme, i colori e i sintomi caratteristici delle malattie della vigna.

Una tecnologia innovativa al servizio della vigna

Al termine dei primi sei mesi di sperimentazione in quest’azienda, i risultati sono molto incoraggianti. Al punto che il Gruppo Magrez ha deciso di estendere l’uso di questa tecnologia a un’area più ampia. Ma qual è il valore aggiunto apportato dal drone di Chouette? «Una più grande autonomia di volo, oltre un’ora», specifica Delaherce, «ma soprattutto la qualità delle immagini che permette di meglio localizzare possibili zone su cui intervenire». Questo innovativo drone viene sperimentato anche su piccole parcelle in Champagne e il suo costo di utilizzo varia tra 1.000 e 3.000 euro a seconda del contratto d’abbonamento relativo agli ettari e ai mesi di utilizzo.

La Ribera del Duero scopre i droni in vigna

Anche in Spagna guadagna terreno l’impiego dei droni in viticoltura. Alcune cantine nella Ribera del Duero già li stanno usando come metodo standard di questa nuova agricoltura di precisione. La veduta aerea del vigneto consente di verificarne lo stato, riscontrare le più piccole fallanze e prevenire gli interventi fitosanitari. Questi droni possono avvalersi, infatti, di apparecchi fotografici termici che analizzano la qualità della foglia permettendo al vignaiolo di decidere quando è il momento di potare e valutare in anticipo la qualità della raccolta.

Innovazione e comunicazione per costruire il futuro

La Spagna detiene la maggiore superficie vitata al mondo (quasi 1 milione di ettari, il 60% dei quali a denominazione d’origine), ma rispetto alla Francia e all’Italia vende a prezzi più bassi. Le innovazioni tecnologiche (tra cui l’uso dei droni per le foto aeree) puntano a migliorare ulteriormente la qualità del raccolto in vigna e di conseguenza dei vini. Tutto ciò con l’obiettivo, più che giustificato, di incrementare la conoscenza delle migliori produzioni vinicole spagnole e naturalmente dei prezzi di vendita. «Il problema», ci dice un vignaiolo locale, «è che la Spagna non ha saputo vendersi come Paese produttore di qualità. Per cui è necessario che le nostre cantine facciano uno sforzo per comunicare al mondo che anche noi produciamo ottimi vini».

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© Riproduzione riservata - 04/10/2017

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