Il 28 maggio sono stati considerati illegittimi da parte del tribunale federale statunitense per il commercio internazionale, ma l’amministrazione Trump ha immediatamente presentato ricorso e i provvedimenti sono tornati in vigore. Questo tira e molla e la conseguente incertezza continuano a tenere in sospeso il mondo, con grave danno per l’economia globale
Per approfondimenti: jancisrobinson.com, CNN, The Washington Post, CBC, Wine Spectator e Politico
Prima Trump minaccia, poi annuncia, quindi emana, aumenta, tratta, diminuisce, infine sospende per 90 giorni, poi fa dietrofront, quindi viene bloccato, ma il blocco è presto revocato: quale sarà la prossima mossa del presidente americano? Nessuno lo sa e per questo motivo i dazi Usa – ora considerati illegittimi da parte del tribunale federale per il commercio internazionale – tengono in sospeso tutto il mondo creando un’incertezza che fa male all’economia.
Cosa è successo? Il blocco
Lo scorso mercoledì 28 maggio la notizia del blocco dei dazi ha portato una ventata d’aria fresca a tutti i partner commerciali degli Usa. La sospensione è arrivata in seguito a una causa contro l’amministrazione Trump per opera del Liberty Justice Center (LJC), uno studio legale che lotta per tutelare i diritti fondamentali degli americani. LJC ha contestato l’imposizione di dazi doganali avvenuta invocando l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), una legge federale statunitense che assegna al presidente il potere di combattere qualunque minaccia abbia origine al di fuori degli States. La causa afferma, però, che la giustificazione del deficit commerciale addotta dal presidente Usa non costituisce né un’emergenza nazionale, né una minaccia straordinaria. Per questo motivo i dazi sono stati giudicati come “inammissibili” non perché siano insensati o inefficaci, ma perché al di fuori della legge federale (jancisrobinson.com).
E la revoca (temporanea) del blocco
Ma l’amministrazione Trump ha immediatamente presentato ricorso e i dazi sono tornati in vigore nel giro di poche ore. Il giorno successivo, il 29 maggio, la Corte d’appello ha infatti accolto la richiesta di sospendere l’esecuzione e, con ogni probabilità, la questione finirà nelle mani della Corte Suprema degli Usa. Donald Trump ha celebrato la sospensione temporanea e con un post su Truth Social ha definito i dazi come “necessari”, definendo il tribunale federale per il commercio internazionale “scorretto e schierato”. Mentre il portavoce della Casa Bianca Kush Desai ha dichiarato in una nota che: “Non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare adeguatamente un’emergenza nazionale. Il presidente Trump ha promesso di mettere l’America al primo posto e l’amministrazione si impegna a usare ogni leva del potere esecutivo per affrontare questa crisi” (CNN).
Il vino, anche italiano, è protagonista della battaglia legale
Portavoce di questa battaglia legale che vede protagoniste cinque piccole aziende è Victor Schwartz di VOS Selections, un importatore di vini europei, tra cui anche diverse Cantine italiane come le toscane Badia di Morrona e Fattoria di Petroio, la friulana Lis Neris e Ricci Curbastro con il suo Franciacorta. Secondo quanto dichiarato da Schwartz, i dazi imposti da Trump impedirebbero alla sua azienda con sede a New York di pianificare gli ordini, minando i suoi rapporti con i clienti e con i produttori di vino; mettendo, dunque, in pericolo l’esistenza stessa della sua attività. «Non è possibile assorbire certi costi se sei una piccola azienda», ha affermato Schwartz, che nella documentazione portata in tribunale ha persino citato il Chianti. «Un vino popolare come il Chianti non può essere replicato altrove. La qualità che un cliente cerca quando acquista una bottiglia di quel vino proviene solo da una specifica area geografica della Toscana, in Italia» (The Washington Post).
Qualcosa si muove, ma l’incertezza resta
Nel frattempo anche un gruppo di 12 Stati democratici Usa e guidati dal procuratore generale dell’Oregon Dan Rayfield ha intentato una causa simile: «Questa sentenza ribadisce che le nostre leggi sono importanti e che le decisioni commerciali non possono essere prese secondo un capriccio del presidente» (CBC). Nonostante la vittoria di Schwartz e gli altri sia durata poco, si tratta di un primo passo per la tutela delle piccole imprese di tutto il mondo.
Con la sentenza in sospeso, l’incertezza permane per molti importatori di vino che da gennaio, ovvero dall’insediamento di Donald Trump e le prime minacce di imposte sul vino europeo anche al 200%, non sanno quanto saranno elevati i dazi e per quanto tempo dureranno. La Casa Bianca sta attualmente negoziando con diverse nazioni e, se non si raggiunge un accordo entro il 9 luglio, i vini dell’Ue dovranno affrontare dazi del 20% o potenzialmente superiori (Wine Spectator).
L’ultima risposta dell’Ue
Intanto, siccome Trump ha raddoppiato i dazi su acciaio e alluminio – che il 4 giugno sono passati dal 25% al 50% – la Commissione europea ha dichiarato di essere pronta a imporre misure di ritorsione. “Questa decisione aggiunge ulteriore incertezza all’economia globale e aumenta i costi per consumatori e imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico”, ha così fatto sapere l’Ue in una nota ufficiale. Aggiungendo che “se non si raggiungerà una soluzione reciprocamente accettabile, le contromisure entreranno automaticamente in vigore il 14 luglio, o prima, se le circostanze lo richiederanno” (Politico).