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Dazi americani: oltre le minacce, una possibile catastrofe per il vino europeo (e i lavoratori statunitensi)

16 Luglio 2025 Anita Franzon Stati Uniti
Dazi americani: oltre le minacce, una possibile catastrofe per il vino europeo (e i lavoratori statunitensi)
© M. Spiske - Unsplash

Sono stati annunciati al 30% dal presidente Trump lo scorso 12 luglio e, se non si troveranno nuovi accordi nel corso di queste due settimane, entreranno in vigore il 1° agosto. Le reazioni dell’Europa, che valuta contromisure proporzionate, e le terribili conseguenze per il settore

Alla fine lo ha fatto. Dopo una parziale pausa dai precedenti dazi (che per l’Europa dovevano essere del 20%), lo scorso 12 luglio il presidente americano Donald Trump ha annunciato tramite una lettera pubblicata sul social Truth l’introduzione di nuovi dazi del 30% su beni importati dall’Ue (e dal Messico), con entrata in vigore prevista per il 1° agosto 2025.
Altri Paesi del mondo sono stati colpiti da diversi provvedimenti che l’amministrazione della Casa Bianca giustifica citando gli squilibri commerciali e considerando alcune esportazioni (europee e non solo) come una minaccia per la sicurezza nazionale.

Ci saranno contromisure?

Ad aprile l’Unione Europea aveva congelato un pacchetto iniziale di contromisure dopo l’annuncio di una pausa, o meglio, di una limitazione dei dazi al 10% per 90 giorni. Ma dopo le nuove dichiarazioni che hanno sconvolto mesi di delicate trattative e messo a dura prova le relazioni economiche degli Usa con molti dei suoi principali partner commerciali, l’Ue sta preparando un rinnovato elenco di prodotti statunitensi su cui applicare imposte. Se non si raggiungerà un accordo commerciale entro la scadenza del 1° agosto, i dazi di ritorsione dovrebbero colpire beni come gli aeromobili, le bevande alcoliche, il caffè e i dispositivi medici.

La reazione dei leader europei e nuove minacce

Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha affermato che la sua amministrazione vuole lavorare per raggiungere un accordo, ma: «Adotteremo tutte le misure per salvaguardare gli interessi dell’Ue, inclusa l’adozione di contromisure proporzionate, se necessario». Tra i leader europei, il francese Emmanuel Macron si è detto a favore di una linea dura, mentre l’italiana Giorgia Meloni ha adottato un tono più cauto. Dal canto suo, però, Trump ha minacciato di rispondere a qualsiasi ritorsione dell’Ue con un’aggiunta di un pari aumento sui dazi statunitensi, facendo in questo modo crescere le probabilità di una guerra commerciale più ampia tra Usa ed Europa.

Un duro colpo per gli esportatori di vino italiano

Nelle sue analisi, il The New York Times scrive che “i nuovi dazi prolungano l’incertezza economica che già grava su diverse categorie, tra cui case automobilistiche tedesche, gli esportatori di vino italiani e le aziende farmaceutiche irlandesi”. Per quanto riguarda l’impatto sul settore vitivinicolo italiano, ma anche quello francese e spagnolo, il rischio di gravi perdite è tangibile. Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini, ha dichiarato che se i dazi del 30% venissero confermati, «sarebbe quasi un embargo per l’80% del vino italiano». Ha poi aggiunto che se l’Ue non riuscirà a negoziare una risoluzione, il destino del settore e quello di centinaia di migliaia di posti di lavoro saranno seriamente in pericolo. «È bastata una lettera per scrivere la pagina più nera nei rapporti tra due storici alleati dell’Occidente», ha affermato Frescobaldi (Uiv).

Sorpresi (e preoccupati) anche i francesi

Anche per Gabriel Picard, presidente della Fédération des Exportateurs de vins et spiritueux de France (Fevs): «Non si tratta di un embargo, ma quasi. Ed è prima di tutto uno shock e una sorpresa». Come riporta La Revue du Vin de France, la conferma dei dazi doganali al 30% «sarebbe una catastrofe per l’intero settore francese, in una situazione in cui vini e liquori stanno già affrontando enormi difficoltà»; così ha commentato Jérôme Despey, responsabile della sezione viticoltura del sindacato Fnsea.

A rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro negli Usa

Intanto, la US Wine Trade Alliance (Uswta) – una rete che rappresenta tutti i livelli dell’industria vinicola statunitense – ha inviato una lettera a Trump con la richiesta di tornare immediatamente al tavolo delle trattative e di escludere il settore del vino da qualsiasi dazio. Le difficoltà non coinvolgono, infatti, solamente l’Europa, ma gli Stati Uniti stessi dove solo le varie minacce di Trump sono già costate il posto a migliaia di lavoratori americani. Republic National Distributing Company, il secondo rivenditore di alcolici negli Usa, ha licenziato 1.756 dipendenti in California, l’importante gruppo Jackson Family Wines ha avviato una serie di licenziamenti a causa del rallentamento delle vendite e dell’incertezza del mercato. Ma non sono gli unici e presto potrebbero seguirne altri.

Servirà a sensibilizzare Trump?

Secondo quanto riportato da Uswta, i vini dell’Ue rappresentano fino al 75% del fatturato del sistema di distribuzione vinicola statunitense, generando «un fatturato annuo di quasi 24 miliardi di dollari (…) che sostiene centinaia di migliaia di posti di lavoro americani in tutti i 50 Stati», ha affermato Ben Aneff, presidente Uswta (Wine Industry Advisor). Servirà, almeno questo punto di vista, a sensibilizzare Trump? L’attenzione comunque resta puntata sull’evoluzione dei negoziati fino all’inizio di agosto, quando probabilmente si saprà se gli eventuali accordi avranno salvato la vendemmia europea sul mercato americano.

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