Senza confini Senza confini Anita Franzon

Dalla California all’Idaho: le nuove frontiere dei vini a stelle e strisce

Dalla California all’Idaho: le nuove frontiere dei vini a stelle e strisce

Per la serie, oltre Napa Valley e Sonoma County. Anche se la California del vino rappresenta l’85% della produzione vinicola statunitense, seguita dallo Stato di Washington, dall’Oregon e dallo Stato di New York, ci sono altri Stati che si distinguono per una produzione vinicola di tutto rispetto. D’altronde i coloni europei piantarono la vite in numerose aree degli Usa, ma con l’avvento del proibizionismo moltissime zone hanno abbandonato la viticoltura. Da qualche anno, però, è attivo un movimento di riscoperta vinicola che va dal Michigan al Texas passando per lo Stato del Missouri, l’Idaho, l’Arizona e altre regioni del vino già conosciute, ma che stanno crescendo sempre di più.

Per approfondimenti: The New York Times, The North Bay Business Journal, Eat This, Not That!, Wine Enthusiast, Wine-Searcher, Decanter, San Antonio Report, Meininger’s Wine Business International e The drinks business


Il cambiamento climatico sta trasformando il volto della California. A subirne le conseguenze sono prima di tutto i viticoltori, che da un momento all’altro rischiano di perdere Cantina, attrezzature e vigneti arsi nel fuoco o immersi in una nuvola di fumo.

La California del vino soffre: brucia e ha sete

Oltre agli incendi che anche nel 2020 non hanno risparmiato l’area, gli ultimi grandi problemi da affrontare sono la siccità e le mancate coperture assicurative. I produttori californiani affermano sul The New York Times di essere “stati colpiti in ogni modo possibile”. Le sale degustazione tornano – con un po’ di fatica (The North Bay Business Journal) – a riempirsi di turisti. Ma poco più in là, in mezzo alla campagna che un tempo costituiva la combinazione perfetta per la viticoltura statunitense, i vigneti bruciati, le riserve d’acqua in diminuzione e i viticoltori preoccupati portano il segno delle calamità naturali e umane.

Nuove, antiche aree vinicole: il Missouri

La viticoltura nordamericana attraversa, però, un periodo di ripresa, che sta coinvolgendo aree oggi sconosciute, ma con una storia vinicola nella maggior parte dei casi risalente alla metà dell’Ottocento. La viticoltura venne però abbandonata all’epoca del proibizionismo per poi rinascere solo negli ultimi decenni. Da nord a sud, da est a ovest, nuovi Stati si stanno rimettendo in gioco. Tra questi c’è il Missouri, che secondo il magazine Eat This, Not That! potrebbe diventare la “Napa Valley del Midwest”, anche se proprio la valle del fiume più lungo del Nord America era in origine l’epicentro del vino statunitense.

Il 20 giugno 1980, l’area di Augusta ottenne addirittura il riconoscimento come prima AVA (American Viticultural Area), battendo sul tempo di 8 mesi la Napa Valley. Anche oggi, nonostante le estati umide e gli inverni gelidi che caratterizzano il Missouri, ci sono altri elementi geografici che rendono la zona adatta alla coltivazione della vite.

Dal freddo Michigan al desertico Arizona

Ultimamente anche il Michigan, la regione dei Grandi Laghi dal clima freddo ma mitigato dalle acqua dolci, riesce a distinguersi per una produzione attenta alla sostenibilità. Il vitigno più rappresentativo è il Riesling, ma alcune Cantine, la maggior parte delle quali si sviluppa intorno al Lago Michigan, stanno puntando anche sul Pinot nero (Wine Enthusiast). Curiosamente in crescita è la scena vinicola del desertico e arido Arizona. Qui, i vigneti locali furono sradicati negli anni Venti. Quando il proibizionismo fu abrogato “nessuno pensò a ripristinare la produzione”, scrive Wine-Searcher riprendendo gli studi di History of the Wine Industry in Arizona, ricerca pubblicata dall’Università dell’Arizona. Il rilancio avvenne negli anni Ottanta, confidando negli enormi sbalzi di temperatura tra giorno e notte e impiantando i vigneti a un’elevata altitudine; ma oggi l’Arizona del vino ha bisogno più che mai di consumatori e ambasciatori.

Fino all’Idaho

Situato nel nord-ovest degli States, l’Idaho confina con due regioni vinicole già affermate, ossia l’Oregon e lo Stato di Washington, ma sta cominciando solo ora a vedere i frutti del suo lavoro. In molti conoscono l’Idaho solo per la coltivazione di patate. Su Decanter però si legge che gli immigrati francesi e tedeschi iniziarono a coltivare la vite nel nord dell’Idaho nel 1860 e l’industria vinicola continuò a crescere per poi essere interrotta dai devastanti effetti del proibizionismo. Solo negli anni Settanta si procedette al reimpianto dei vigneti. Oggi lo Stato ospita 69 Cantine, ha una superficie vitata di 526 ettari e si distingue per non essersi fossilizzato su pochi vitigni (le principali uve coltivate sono Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Riesling, Chardonnay e Gewürztraminer), per un’atmosfera autentica e rilassata, per i prezzi accessibili e per la presenza di produttori innovativi.

Mentre il Texas resiste a una stagione difficile

Dopo le condizioni meteorologiche estreme – gelo e ghiaccio, periodi di siccità e poi piogge torrenziali – che lo hanno travolto, il Texas sta cercando di emergere come area vinicola distinta rispetto alle zone più famose degli Usa. Negli ultimi anni la nuova generazione di produttori texani ha iniziato a concentrarsi su diversi vitigni provenienti da Spagna, Italia, Portogallo, Argentina e dalla Valle del Rodano: ovvero da aree paragonabili alle alte pianure intorno a Lubbock e alla Hill Country; quest’ultima è la regione vinicola più visitata nonché la più importante tra le 8 AVA che contribuiscono a rendere il Texas il quinto Stato produttore di vino del Nord America (San Antonio Report).

La Willamette Valley, in Oregon, diventa Igp

La regione vinicola più importante dell’Oregon è la seconda negli Usa a ricevere il riconoscimento europeo di Indicazione Geografica Protetta (Igp); la prima fu, nel 2007, la Napa Valley. Oggi, in totale, sono 40 i prodotti che non sono originari dell’Europa ma godono delle tutele di origine come Igp o Dop ai sensi del diritto comunitario. In tal modo i vini provenienti da questa zona degli Usa riceveranno una maggiore protezione, per esempio contro la contraffazione. “Il nome della Willamette Valley sarà protetto dall’uso improprio e dall’etichettatura fraudolenta nell’Ue e in molti altri mercati di tutto il mondo”, ha commentato la Willamette Valley Wineries Association (Meininger’s Wine Business International).

5 buoni motivi per scegliere i vini dello Stato di Washington

Infine, secondo The drinks business c’è ancora un’area vinicola nel Nuovo Mondo che merita di essere conosciuta per almeno cinque buoni motivi. È lo Stato di Washington, la seconda regione vinicola degli States, che si distingue per l’ottimo rapporto qualità-prezzo dei prodotti, per la loro versatilità e per un’identità così emergente da aver visto negli ultimi vent’anni una crescita esponenziale: da sole 100 Cantine nel 2001 a più di 1.000 nel 2019. Inoltre, contrariamente a quanto si può pensare, vista la vicinanza a Seattle, il clima dell’area vinicola non è estremamente piovoso e, anzi, è l’ideale per la viticoltura. Da ultimo, grazie a queste condizioni favorevoli, c’è da sperare che i vini dello Stato di Washington raggiungano presto le enoteche e i ristoranti di tutto il mondo.

Foto di apertura: © artistico – Pixabay

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© Riproduzione riservata - 29/07/2021

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