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Francia: i danni delle gelate e altre previsioni

Francia: i danni delle gelate e altre previsioni

I primi bilanci dopo l’ondata di gelo che ha colpito la Francia e altre zone vinicole europee la scorsa settimana non sono rassicuranti. Sia a Bordeaux, sia in Borgogna, per esempio, già si prevede che ci saranno danni notevoli e un raccolto ridotto nel 2021. Nel frattempo, però, la Francia va avanti e se a Bordeaux si inizia a parlare della campagna En Primeur 2020, la Borgogna chiede di essere chiamata con il suo nome francese anche all’estero: Bourgogne.

Per approfondimenti: La Revue du Vin de France, mon-viti, Vinex, La Revue du Vin de France, France Bleu, The drinks business e Food & Wine


In molte aree vitivinicole francesi, i primi bilanci dopo le gelate primaverili avvenute nelle notti tra lunedì 5 e giovedì 8 aprile sono allarmanti.

Dopo le gelate

Gli sforzi notturni dei viticoltori per limitare i danni non sono stati sufficienti. «Possiamo già prevedere che nel 2021 il raccolto sarà molto scarso», ha dichiarato Jean-Marie Barillère, presidente del Comité National des Interprofessions des Vins à appellation d’origine et à indication géographique (CNIV). L’ondata di gelo ha colpito l’80% del vigneto francese. «In molte regioni, da nord a sud e da est a ovest, i danni sono impressionanti», conferma la Federazione Nazionale dei sindacati degli agricoltori; e il governo francese si è impegnato a offrire sostegno finanziario ai coltivatori colpiti. (La Revue du Vin de France, mon-viti e Vinex).

Il duro impatto sulla prossima vendemmia a Bordeaux

Secondo il Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux (CIVB): “È già certo che questa gelata primaverile impatterà pesantemente sul volume della vendemmia 2021”. Le temperature sono scese anche sotto i -5 °C e nessuna delle aree vitate bordolesi ne è uscita indenne;si tratta di 111.000 ettari di vigneto, circa il 15% della superficie vitata della Francia. Il direttore della Camera dell’agricoltura della Gironda, Philippe Abadie, ha precisato che i settori di Blayais, Libournais, Entre-deux-Mers, Graves e Sud-Gironde sono stati particolarmente colpiti, mentre il Médoc è stato relativamente risparmiato. Secondo Abadie, «le perdite saranno significative» ma, il fatto che l’ondata di freddo sia arrivata a inizio aprile lascia più speranza di quanto avvenne nel 2017, quando le gelate di fine aprile avevano coinvolto gemme più mature e un viticoltore su cinque a Bordeaux aveva perso più del 70% del raccolto (La Revue du Vin de France).

Anche in Borgogna la situazione è preoccupante

Il forte episodio di gelo della scorsa settimana ha causato molti problemi anche in Borgogna, con danni che si contano su «almeno il 50% delle viti», specifica François Labet, presidente del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (BIVB), che aggiunge: «Le varietà più precoci, come lo Chardonnay, sono state fortemente colpite, al contrario del Pinot nero, più in ritardo in termini di germogliamento». A differenza di altri anni, quando le gelate erano state intense, ma brevi, la scorsa settimana la Borgogna ha dovuto affrontare tre notti di forte freddo che ha colpito tutta l’area, tanto che «l’ultima notte, avevamo esaurito anche le cartucce per appiccare i fuochi che ci permettono di tenere sotto controllo le temperature nelle vigne» conclude il presidente del BIVB (France Bleu).

Intanto a Bordeaux si comincia a pensare all’En Primeur 2020

Anche Bordeaux En Primeur 2020, così come molti altri eventi del 2021, non si svolgerà come previsto inizialmente e non si dimostrerà logisticamente più facile della campagna 2019 che l’ha preceduta. Inoltre, per l’invio dei campioni fuori dai confini francesi potrebbero esserci ulteriori complicazioni, soprattutto verso il Regno Unito post-Brexit. Cominciano, però, le prime previsioni. “Il nostro corrispondente da Bordeaux, Colin Hay, ha ricevuto informazioni da numerosi broker e buyer sulle loro aspettative per la nuova campagna En Primeur”, si legge su The drinks business, dove si pone l’accento sulla buona qualità prevista per la vendemmia 2020, soprattutto a Pomerol.

E la Bourgogne? Non chiamatela più “Borgogna”

Il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne chiede – e non è la prima volta che lo fa – di non tradurre più il termine “Bourgogne”. Già nel 2012 il BIVB aveva chiesto di interrompere la traduzione spiegando che “l’obiettivo è aiutare i consumatori a orientarsi garantendo la coerenza tra le nostre etichette e il nome della regione”. Anche perché la Bourgogne sarebbe “l’unica area vinicola della Francia il cui nome è generalmente tradotto in diverse lingue”. In effetti, ciò non accade con Champagne e Bordeaux, anche se in italiano spesso si traducono – per esempio – Alsace con Alsazia, o Provence con Provenza. «Abbiamo ritenuto necessario tornare al nostro nome originale, Bourgogne, per affermare la nostra vera identità, in modo univoco e collettivo», ha ribadito François Labet, presidente del BIVB (Food & Wine).

Foto di apertura: nei vigneti di Saint-Émilion (© Yann Ayguesparsse per La Revue du Vin de France)

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© Riproduzione riservata - 15/04/2021

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