Sono 13 le Cantine rufinesi che hanno aderito al marchio collettivo su base volontaria; e un’altra è in dirittura di arrivo. Un’iniziativa votata all’eccellenza qualitativa e alla valorizzazione dell’espressione territoriale. I traguardi raggiunti e gli obiettivi per i prossimi anni
Nella gara a ricercare la maggiore espressione di territorialità, Terraelectae – il progetto promosso dal Consorzio Chianti Rufina e decollato con la vendemmia 2018 – rappresenta una nicchia tra le nicchie del panorama toscano. Terraelectae è infatti un marchio collettivo volontario che i produttori possono usare soltanto su un’unica tipologia di vino Chianti Rufina Riserva Docg ottenuto da uve Sangiovese 100% provenienti da una singola vigna (di proprietà o condotta in affitto o con titolo diretto di conduzione). Vino che deve rispettare i seguenti parametri: produzione massima di uva 70 q/ha, alcol non inferiore a 12,5% vol., invecchiamento complessivo di 30 mesi di cui 18 in legno e almeno 6 in bottiglia.
Gli obiettivi del progetto promosso dal Consorzio
La risposta delle aziende rufinesi è stata molto buona perché già oggi 13 delle 19-20 Cantine imbottigliatrici locali utilizzano il marchio Terraelectae; e un’altra è in dirittura d’arrivo. Naturalmente in termini di bottiglie etichettate, il quantitativo è ancora limitato: si tratta di circa 60 mila all’anno, su un totale di oltre 3 milioni di bottiglie di vini Chianti Rufina Docg provenienti dai 700 ettari di vigneti iscritti all’albo. Non c’è dubbio che nelle intenzioni del Consorzio il marchio Terraelectae vuole rappresentare non soltanto un’origine fortemente identitaria, ma anche una garanzia delle potenzialità del territorio appenninico della Rufina, una zona che da sempre esprime vini eleganti e da lungo invecchiamento. Ecco che l’obiettivo è di sviluppare produzioni vitivinicole di alta gamma che riescano ad aumentare il valore aggiunto della produzione aziendale dell’intero territorio rufinese.


Un’alternativa alla Gran Selezione
Da notare che l’uso del marchio Terraelectae è alternativo alla rivendicazione della Gran Selezione in quanto fa riferimento a una scelta di provenienza precisa e definita dal concetto di Vigna. La tipologia Gran Selezione si riferisce comunque a uve provenienti dai vigneti dell’azienda, ma può derivare da una scelta effettuata in cantina con masse di diversi appezzamenti, originando un vino distante da quel concetto di cru che il progetto Terraelectae ricerca.
Ebbene, a distanza di tre anni dalla presentazione ufficiale, il Consorzio Chianti Rufina ha voluto fare il punto della situazione riunendo soci, giornalisti e altri addetti del settore nella storica sede dello Spedale degli Innocenti a Firenze, che custodisce all’interno anche un bellissimo museo ricco di opere d’arte. Il presidente Gerardo Gondi e il direttore Francesco Sorelli hanno entrambi sottolineato la volontà di dare al loro lavoro un’organizzazione più manageriale improntata su un progetto biennale che abbia come direttrici il vino, il territorio e la promozione.
I traguardi per i prossimi anni
«Puntare sul Sangiovese, sulla sua tipicità e sul suo potenziale di invecchiamento, è alla base di tutto», ha detto il marchese Gondi. «L’aspetto che contraddistinguerà i prossimi anni, infatti, è far conoscere di più il nostro marchio attraverso l’agriturismo, la conoscenza del territorio e naturalmente il vino, raggiungendo anche nuovi mercati internazionali».
Già oggi, hanno evidenziato i vertici del Consorzio rufinese, le bottiglie contrassegnate dalla dicitura Terraelectae sono ben presenti e apprezzate negli Stati Uniti, nel mondo dell’enoturismo e nei migliori ristoranti italiani. Occorre dire tuttavia che delle attuali 13 Cantine che utilizzano il marchio, alcune di esse escono in commercio con poche centinaia di bottiglie, mentre la parte maggiore è appannaggio di due sole (Vigna Montesodi Frescobaldi-Castello di Nipozzano e Vigneto Quona de I Veroni).
Le Cantine che usano il marchio Terraelectae
L’elenco delle realtà aziendali che hanno scelto di aderire all’iniziativa comprende il Castello del Trebbio con il Vigneto Lastricato; la Fattoria di Colognole con il Vigneto Le Rogaie; la Fattoria di Grignano con la Vigna Montefiesole; la Fattoria Il Capitano, Vigneto Poggio; la Fattoria Lavacchio, Vigna Casanova; la Fattoria Selvapiana, Vigneto Erchi; Frascole, Vigna alla Stele; I Veroni, Vigneto Quona; Marchesi Frescobaldi, Vigna Montesodi; Marchesi Gondi, Vigneto Poggio Diamante; Podere Il Pozzo, Vigna Il Fiorino; Travignoli, Vigna Colonneto; e Vinae Montae, Vigneto Il Monte.
I nostri migliori assaggi
I Veroni – Vigneto Quona 2022
L’appezzamento è situato in località San Martino a Quona, a una altitudine di 300 metri s.l.m., con esposizione sud-sud ovest. Al naso presenta sentori di frutti neri e rossi maturi, aromi speziati, note di tabacco e una contenuta presenza di rovere. In bocca è pieno e vellutato, equilibrato e lungo nel finale.
Travignoli – Vigna Colonneto 2022
Tradizione vitivinicola antichissima nella zona collinare di Pelago che si affaccia sulla valle dell’Arno. Il vino nasce su terreni esposti a sud a 200-350 metri s.l.m.. Corposo e complesso con ampie note di frutta rossa matura. Finale lungo.
Marchesi Frescobaldi – Vigna Montesodi 2022
È il portabandiera del Sangiovese del Castello di Nipozzano. Il vigneto Montesodi si trova ad un’altitudine di 400 metri s.l.m., su suoli scistosi con una magnifica esposizione a sud-ovest. Vino con ampi sentori di frutta rossa matura, note balsamiche, tannini integrati e grande eleganza.
Fattoria di Colognole – Vigneto Le Rogaie 2021
Sul crinale del Montegiovi, il vigneto Le Rogaie è situato a 420 metri di altitudine, allevato a cordone speronato basso. Il vino presenta al naso spiccati sentori di amarena, cuoio e prugna. Tannino elegante e finale che ricorda la liquirizia.
Fattoria Selvapiana – Vigneto Erchi 2020
Piantato nel 1999, il vigneto Erchi è situato a mezza collina con densità di 5.500 ceppi/ha e resa di 60q/ha. Vino potente, con sentori di frutti a bacca nera, tannini fini e finale lungo. Ha un potenziale d’invecchiamento di oltre 25 anni, come nella migliore tradizione di Selvapiana.
Marchesi Gondi – Vigneto Poggio Diamante 2020
Un vigneto storico che già alla fine del ‘900 produceva ottimi vini. Reimpiantato da Bernardo Gondi nel Duemila, esprime ancora oggi con il Sangiovese un vino elegante e di carattere. Grande impatto olfattivo con note fruttate e floreali, tra cui la rosa, frutta di sottobosco macerata come la fragolina e il ribes anche note di ciliegie.