Istituita nel 1959 da Mario Incisa della Rocchetta, la Riserva ospita più di 250 varietà di uccelli e molti mammiferi in un’area di 80 ettari di palude stagionale d’acqua dolce e oltre 440 ettari tra boschi, praterie, dune, aree coltivate e pascoli naturali. L’impegno della Cantina toscana
Tenuta San Guido, la casa del Sassicaia, riapre al pubblico il Rifugio faunistico Padule di Bolgheri, un’area naturalistica di primo piano nonché il primo rifugio faunistico privato d’Italia. Lo istituì Mario Incisa della Rocchetta che nel lontano 1959 destinò parte della proprietà agricola di famiglia a un’area protetta. L’iniziativa fu successivamente formalizzata dal WWF Italia, di cui l’imprenditore toscano fu tra i fondatori e successivamente presidente onorario. “In principio fu Bolgheri, poi venne il WWF Italia” è una frase di Fulco Pratesi, co-fondatore del WWF Italia, che racchiude lo spirito originario di questa visione pionieristica.
«Il Rifugio rappresenta la radice più profonda del legame tra Tenuta San Guido e la natura che la circonda», spiega Priscilla Incisa della Rocchetta, responsabile Relazioni esterne. «Nasce dallo stesso principio che guida il nostro lavoro in vigna: osservazione, rispetto ed equilibrio. La biodiversità è la base viva dell’identità del nostro territorio e della sua capacità di rigenerarsi».
L’unicità dell’area protetta
Ancora oggi parte integrante della Tenuta San Guido e affiliato all’associazione no profit WWF Italia, Il Rifugio si sviluppa lungo la Costa toscana, tra Donoratico e Cecina, confinando verso l’interno con il famoso viale dei Cipressi di San Guido. In tutto 80 ettari di palude stagionale d’acqua dolce, alimentata esclusivamente dalle piogge autunnali e invernali, e oltre 440 ettari tra boschi planiziali, praterie umide, pinete, dune, aree coltivate e pascoli naturali. Al suo interno trovano casa oltre 250 specie di uccelli, tra cui la spatola, l’airone rosso, la moretta tabaccata, il tarabuso e il falco di palude. Dà rifugio anche alla testuggine palustre europea, alla testuggine di Hermann, al tritone crestato, alla martora, all’istrice e, in tempi recenti, anche al lupo. È riconosciuta come Zona speciale di conservazione (Zsc), Zona di protezione speciale (Zps) e Zona umida di importanza internazionale.

Come sono strutturate le visite
Dopo anni di attività esclusiva di monitoraggio scientifico e conservazione ambientale, il Rifugio torna ad accogliere visitatori con un programma di esperienze guidate su prenotazione. L’obiettivo è fare awareness e trasmettere al visitatore l’importanza della biodiversità e della conservazione degli ecosistemi naturalistici della zona attraverso l’osservazione diretta, offrendo un’esperienza autentica e coerente con il motto di Tenuta San Guido: conoscere per custodire. Le visite sono cadenzate da novembre ad aprile, nel periodo in cui le zone umide raggiungono la loro massima vitalità e ospitano numerose specie animali. Gli itinerari permettono di esplorare la complessità degli habitat e la storia del luogo. L’accesso è riservato a gruppi di 15 persone al massimo, accompagnati da guide ambientali qualificate. Le visite sono aperte a privati e famiglie una domenica al mese, a bird-watcher e fotografi naturalisti due venerdì al mese, a tour operator e gruppi organizzati in base a disponibilità. Le scuole primarie del territorio (classi quarte e quinte) saranno coinvolte in un programma educativo innovativo che alterna attività in aula e laboratori all’aperto.
Prosegue l’attività di monitoraggio e ricerca
Accanto all’attività di incoming per il pubblico, il Rifugio continua la sua attività di laboratorio di coesistenza tra agricoltura e ambiente. Le pratiche agricole adottate nella Tenuta San Guido – come la coltivazione di graminacee e piante mellifere al mantenimento delle siepi e dei prati umidi – favoriscono la biodiversità e sostengono il ciclo vitale di molte specie. In collaborazione con il Centro Ornitologico Toscano (Cot) e la supervisione di esperti naturalisti, la Tenuta coadiuva e svolge attività di ricerca e monitoraggio quali censimenti annuali dell’avifauna, studi su anfibi, rettili, coleotteri e lepidotteri, analisi della qualità dell’acqua e del suolo, e osservazioni sulla resilienza degli habitat. La gestione quotidiana della Riserva include anche azioni concrete di tutela, come il ripristino delle aree allagate, la costruzione di piccoli ponti sui canali, la predisposizione di nidi per ghiandaie marine e altri uccelli e la raccolta di materiali plastici e rifiuti sull’arenile, dove vengono lasciati legname e posidonia per favorire la funzione anti erosiva. «Con le nuove iniziative vogliamo offrire alle persone, e in particolare ai più giovani, la possibilità di osservare e comprendere da vicino la biodiversità, perché la responsabilità verso il territorio diventi parte della nostra cultura quotidiana», spiega Matteo Tamburini, responsabile del piano di gestione degli ecosistemi e coordinatore delle attività educative di Tenuta San Guido «Più un’area è ricca di specie, habitat, relazioni e interazioni, più questa sarà resiliente».