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Colonnara: suoli e iperossidazione

17 Marzo 2011 Roger Sesto
Colonnara, importante realtà cooperativa di Cupramontana (Ancona), conta oggi 110 associati e un totale di 120 ettari di vigneto coltivati a basso impatto ambientale. La Cantina è impegnata in un progetto di riconversione dei vigneti verso il biologico. Inoltre una nuova gamma di prodotti, Linea Autoctoni delle Marche, dal 2007 è stata aggiunta alle referenze precedenti. Capofila è lo storico Cuprese, Verdicchio Classico Superiore, vino-simbolo nato nel 1985. Ed è proprio di lui che andiamo a parlare con Daniela Sorana, responsabile delle relazioni esterne: «Colonnara ha sempre creduto nel Verdicchio», ci racconta, «e ha voluto indagarne le potenzialità sia sotto il profilo della sua plasticità nel prestarsi alle diverse tecniche agro-enologiche sia rispetto alla sua capacità di invecchiare virtuoso». Domandiamo anche perché puntare su un prodotto tutto sommato così poco commerciale. Ci dicono: «Dal 1985, prima annata del Cuprese, si è deciso di conservarne le migliori annate, ritenute idonee all’invecchiamento. Ciò è stato dettato dalla curiosità di verificare le potenzialità del vino con l’elevazione in bottiglia. Quindi il fine del Cuprese, specie all’inizio, non era strettamente commerciale ma didattico, anche perché il mercato non era ancora pronto a recepire bianchi invecchiati. Va però detto che ormai teniamo a listino svariate annate. I terreni sono calcarei, ricchi in potassio e poveri in sostanze organiche: la loro composizione tende a smorzare l’esuberante vigoria del Verdicchio e ad amplificarne le potenzialità; inoltre l’elevata altitudine e il microclima permettono alle uve di conservare fino alla vendemmia una buona acidità. Sino al 2004 per il Cuprese si è utilizzata la tecnica dell’iperossidazione, consistente in una forte areazione dei mosti allo scopo di ossidare e poi di allontanare con il successivo debourbage tutte le sostanze facilmente ossidabili e quindi instabili, ottenendo così vini molto stabili ed espressivi con l’invecchiamento». Chiediamo quali siano le annate memorabili. «Direi la 1988, ormai esaurita. Poi la 1991, ’94, ’95, ’97, ’99, ’02, ’03 e ’04».

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