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Cinquanta vendemmie per il grande Fojaneghe

23 Agosto 2011 Monica Sommacampagna
In terra di autoctoni un vino rivoluzionario quasi tutto da vitigni internazionali con l’aggiunta di un po’ di Teroldego - La proficua partnership tecnica con Masi Agricola - Una festa durante la quale sono state piantate nuove barbatelle dai membri della famiglia e dagli ospiti Cinquant’anni e non sentirli. Sarà perché il Fojaneghe, vino bordolese introdotto dalla Bossi Fedrigotti con la vendemmia 1961, è stato accolto sin dal suo esordio come un fuoriclasse, dalla personalità originale rispetto ai tradizionali vini trentini. Più ancora perché ha mantenuto la sua verve innovativa, il suo dinamismo rispetto all’evolvere del tempo, anche grazie al contributo offerto dalla part-nership tecnico-commerciale avviata nel 2007 con Masi Agricola di Verona. Di fatto sabato 11 giugno, nel vigneto omonimo, il Fojaneghe ha vissuto una nuova giovinezza: per l’occasione sono state impiantate cinquanta barbatelle di Merlot, Cabernet e Teroldego nell’ambito della sua festa celebrativa per il cinquantesimo. Tra gli ospiti tecnici, clienti storici, produttori amici e vicini di casa come i marchesi Guerrieri Gonzaga e autorità come il commissario del Governo in Trentino Francesco Squarcina, Tiziano Mellarini, assessore all’Agricoltura della Provincia autonoma di Trento, e Paolo Miorandi e Enrica Rigotti, rispettivamente sindaco di Rovereto e di Isera. Alcuni hanno affondato le mani nella terra, tutti hanno abbracciato con lo sguardo gli ettari dedicati nella tenuta omonima tra Mori e Isera. Viti collocate a 300 metri sul livello del mare e ai piedi di rocce basaltiche e calcaree che rendono il suolo una miniera minerale per i tre vitigni dell’uvaggio. Carezzate dalle brezze provenienti dal lago di Garda, che assicurano una buona escursione termica, dopo i piovaschi della sera prima, per la festa celebrativa erano fortunatamente illuminate dal sole. «La tenuta conta 25 ettari, ma utilizziamo solo le viti più antiche, che risalgono ai primi impianti», ci spiega Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola. «Così oggi produciamo 25.000 bottiglie di Fojaneghe ma la potenzialità sarebbe più ampia». La storia di un vino innovatore Il boom della produzione si è verificato nel 1970-80 con 70.000 bottiglie, poi i quantitativi sono calati in base all’andamento delle annate e puntando sempre più su una selezione accurata sia nelle fasi prevendemmiali sia in quelle post-vendemmia. Il passaggio a Masi Agricola come gestione tecnica ha comportato al vino l’aggiunta di un 15% dell’autoctono Teroldego rispetto all’uvaggio originale Merlot e Cabernet e 18 mesi di affinamento in barrique a conclusione del processo di vinificazione. Ne è risultato così un vino importante, di tonalità rosso granato con richiami a sentori di frutti di bosco, vaniglia e liquirizia e un finale persistente. Si abbina con carni rosse, selvaggina e formaggi stagionati.«La particolarità del Fojaneghe è che rappresenta un vino “glocale”: nato cioè dall’intuizione delle grandi potenzialità di due vitigni internazionali coltivati in uno specifico territorio dove hanno dimostrato una particolare vocazione produttiva», ha commentato Sandro Boscaini. «Il bilancio della collaborazione con Bossi Fedrigotti è a oggi molto positivo: il Fojaneghe si è rivelato una punta di diamante sui mercati esteri. Abbiamo ampliato le opportunità distributive consolidando la notorietà di questo marchio storico». Tra i Paesi di punta rientrano Svizzera, Canada, Stati Uniti e Giappone, che si aggiungono all’Italia. Positivi i consensi anche dal mondo vitivinicolo trentino. «Abbiamo accolto l’arrivo di Masi Agricola come una ventata di positività», ha detto il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga della Tenuta San Leonardo. «Il marchio Bossi Fedrigotti rappresenta un patrimonio importante: così la storicità riesce ad avere un’apertura alle piazze internazionali». «Il Fojaneghe racconta il nostro territorio attraverso il nome del vigneto in cui viene prodotto», ha aggiunto Enrica Rigotti, sindaco di Isera. «Un concetto a cui teniamo molto: da tempo promuoviamo infatti un concorso che pone in gara i migliori vigneti in zona per mettere in risalto la qualità della viticoltura locale». Buoni auspici anche da Paolo Miorandi, sindaco di Rovereto, che ha augurato al Fojaneghe un futuro da ambasciatore del marchio Bossi Fedrigotti sui mercati internazionali. «Di fatto questo rosso sta già mietendo successi oltreoceano», ha confermato Raffaele Boscaini, responsabile del Gruppo Tecnico di Masi Agricola. Soddisfazione per il conte Gian Paolo Bossi Fedrigotti, titolare della Cantina insieme alle sorelle Maria Josè e a Isabella, giornalista e scrittrice. «Se penso alla sfida di mio padre e a come la notorietà del Fojaneghe si sia diffusa tramite passaparola...» ci dice con semplicità. L’impegno è ora proiettato a rinnovare qualche impianto viticolo, il suo sogno si proietta però oltre: «Mi auguro che almeno tre persone della nuova generazione – intendo mia figlia Valérie e i nipoti – siano interessate a continuare un’attività perseguita con tanta passione». Il suo auspicio si unisce a quello della sorella Maria Josè, giunta dal mondo della moda e oggi attiva promotrice dell’attività di famiglia: «Il Fojaneghe può essere considerata la nostra griffe, saranno i nostri figli a festeggiare il centenario». La festa La celebrazione del cinquantesimo è iniziata nella sede di Rovereto; poi, grazie a un sole fortunatamente amico, è proseguita nella Tenuta Fojaneghe, dove cinquanta ospiti hanno piantato una delle cinquanta barbatelle di Teroldego, Cabernet e Merlot nell’uvaggio del vino. A conclusione, Sandro Boscaini ha sparso sulle neoviti alcune gocce di vino Fojaneghe: «un rito antico e sempre nuovo, di buon auspicio per il futuro». La festa è continuata a Palazzo Bossi Fedrigotti, a Rovereto, dove Raffaele Boscaini ha presentato il video che racconta la storia del Fojaneghe alla presenza di autorità e stampa. La degustazione finale di vini della conti Bossi Fedrigotti si è svolta in abbinamento a piatti tipici trentini. La festa per il cinquantesimo ha costituito un’ottima occasione per degustare, oltre al Fojaneghe, alcuni vini trentini dell’azienda dalle interessanti potenzialità espressive: dal Pinot grigio, con sentori di agrumi e albicocca e una piacevole mineralità che lo rende un eccellente aperitivo, all’importante Gewürtztraminer, dalle note floreali, di frutta esotica e miele. Interessante anche il Marzemino che, pur se contraddistinto dalle note vivaci dei frutti di bosco, presenta un finale discretamente persistente. Il filo rosso della produzione dell’azienda è il carattere, ciascun vino sprigiona infatti accenti distintivi che tendono a permanere in bocca. La Bossi Fedrigotti: carta d’identità L’azienda dei conti Bossi Fedrigotti nasce da una famiglia che vive in Trentino da quasi 600 anni e si occupa di vino da 300. La prima vendemmia risale al 1697; dopo l’era napoleonica l’attività prese nuovo slancio a partire da una nobildonna, Luigia. Quindi, grazie a Federico Bossi Fedrigotti, padre degli attuali proprietari, venne abolito il commercio all’ingrosso in botti e damigiane e venne compiuta la scelta di imbottigliare in azienda. La sede della Cantina si trova a Rovereto e comprende 40 ettari di vigneto divisi in tre principali tenute sui due lati dell’Adige: Maso San Giorgio (Rovereto), Fojaneghe (Isera e Mori) e S. Antonio (Pomarolo). I terreni vanno dal basaltico di origine vulcanica al morenico calcareo, all’alluvionale di fondovalle. Le vigne, sia quelle a bacca nera come Cabernet Franc e Sauvignon, Merlot, Teroldego e Marzemino, sia quelle a bacca bianca come Traminer e Pinot grigio, hanno epoche di impianto diverse: quelle più vecchie sono ancora coltivate col sistema della pergola trentina mentre i nuovi impianti sono a Guyot, a elevata densità di ceppi.

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