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Cavallotto: la sostanza

20 Aprile 2010 Roger Sesto
Alle porte di Castiglione Falletto (Cuneo), nel cuore della zona del Barolo, sulla collina Bricco Boschis si trova la Cavallotto, azienda da annoverare certamente nel filone dei tradizionalisti, estesa su una superficie di 25 ettari e comprendente due cru storici: il Vignolo e, appunto, il Bricco Boschis. Alfio Cavallotto ci racconta alcune tra le annate più significative di quest’ultima, fondamentale etichetta (con la menzione Riserva, nelle annate migliori). «Il 2004 per il Bricco Boschis è stato eccezionale, sia da un punto di vista della qualità, ma anche sotto il profilo quantitativo. Caldo e alcune piogge hanno ottimizzato il processo di maturazione e prodotto valori analitici delle uve tutti sopra la media. Di questa annata uscirà anche la Riserva. Il 2001 è stato eccezionale, donando un vino di grande complessità e pienezza. Il particolare andamento climatico ha fatto maturare l’uva con un perfetto equilibrio fra zuccheri, acidi e polifenoli, col risultato di un vino godibile ora, ma ancora in divenire. Le escursioni termiche del 1999 hanno determinato un frutto ricchissimo, generatore di un’interessantissima Riserva, atta a un lungo invecchiamento. Il 1997 è stata una buona annata, ma molto calda, nel corso della quale le viti hanno sofferto di un certo stress idrico. Un millesimo per certi versi affine al 2003, sebbene meno esasperato. Ciò ha determinato dei Barolo accattivanti, ricchi e maturi, godibili da giovani. Il 1995 è stato un millesimo dall’andamento climatico un po’ variabile, caratterizzato da una scarsissima produzione, il che ha permesso alla poca uva di maturare bene, il tutto per un vino meno ricco di struttura, ma assai elegante, complesso e longevo». L’annata alla quale è affettivamente più legato è il 1971, qualitativamente straordinario, in cui una congiuntura favorevole affermò nel mondo la fama del Barolo, rafforzandone le quotazioni.

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