Il progetto di “rigenerazione vitale” di Cascina Vèngore
Cascina Vèngore, guidata dalla giovane Lucrezia Povero e dalla sua famiglia, è stata fondata nel 2012 recuperando alcuni terreni di proprietà. Nei vigneti, su una valletta a nord di Cisterna d’Asti, è stato reintrodotto l’uso degli asini. In gamma un Arneis, due Barbera e due Nebbiolo certificati biologici.
C’è un punto in cui Langhe, Roero e Monferrato s’incontrano. Sono le Terre Alfieri, piccola Docg che abbraccia sette comuni dell’Astigiano e quattro del Cuneese, delimitata a ovest dal corso del Tanaro. Un comprensorio dolcemente collinare, in cui la presenza dell’uomo resta circoscritta e i campi coltivati sono abbracciati dai boschi. La vocazione alla viticoltura è storia antica: già i Romani avevano compreso le potenzialità di questi terreni misti di sabbie, argille, calcare e limo.
Cascina Vèngore al centro di un anfiteatro naturale
Tra le aziende impegnate nel territorio c’è Cascina Vèngore, che prende nome dall’omonima valletta a nord di Cisterna d’Asti. La proprietà – 26 ettari a corpo unico intorno a una cascina piemontese tradizionale – forma uno spettacolare anfiteatro naturale fatto di vigneti (16 ettari), boschi e prati.
Produzione 100% biologica
«L’azienda nasce nel 2012 dal desidero di recuperare alcuni terreni abbandonati», racconta Lucrezia Povero, anima e cuore del progetto. «Sono quasi due secoli che la mia famiglia si occupa di vino e oggi la produzione è 100% biologica. Ho studiato in California e ho avuto modo di osservare direttamente le problematiche del climate change. Da qui la scelta di impostare un’agricoltura diversa, che supera il concetto di “salvaguardia ambientale” per una “rigenerazione vitale”. Gli interventi non si limitano a preservare il patrimonio esistente, ma lo arricchiscono di sostanza organica per rendere l’intero ecosistema più ricco e fertile».
Salvaguardia ambientale
Sì a colture promiscue, inerbimento, sovescio, concimazioni organiche dei vigneti. La famiglia Povero ha risistemato l’alveo della sorgente del Cucheirolo e utilizza le acque sorgive per l’irrigazione. Sono stati piantati oltre 300 alberi nel fondovalle dove nascerà una tartufaia. Da ricordare anche l’attenzione alla fauna: «Le rane vengono ospitate in una grande vasca al centro della valletta, mentre tra i filari “pascolano” gli asini, che danno il loro contributo nella concimazione e nel regolare la crescita di erbe spontanee», precisa la giovane vigneronne.
Arneis, Barbera e Nebbiolo Cascina Vèngore
La produzione si aggira intorno alle 44.000 bottiglie. L’unico bianco è il Sanromé, Arneis sapido e minerale. Due le declinazioni di Barbera: Campolungo, rosso fruttato e succoso; e Mompirone, più complesso e sontuoso grazie a un passaggio di 18 mesi in botti di rovere. Anche il Nebbiolo è proposto in doppia versione. Belgardo è strutturato e speziato, di grande equilibrio. Mignane è un “ritorno al passato guardando al futuro”. Viene affinato in anfore di terracotta – come già facevano i Romani su queste terre più di 2 mila anni fa – dove acquisisce profondità e potenza espressiva.
Foto di apertura: Lucrezia Povero con Teresa Delsanto, Letizia Povero e Maurizia Povero
CASCINA VÈNGORE
via Mattutina 6
Cisterna d’Asti (Asti)
0141.97.92.58
info@cascinavengore.it
www.cascinavengore.it
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Tag: ambiente, Arneis, Barbera, biologico, cascina vèngore, climate change, Docg, Nebbiolo, Piemonte, terre alfieriRealizzato in collaborazione con Cascina Vèngore.
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 3/2021. AcquistaSei abbonato digitale o premium? Sfoglia la rivista o scarica il pdf
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© Riproduzione riservata - 05/09/2021