Carpineto, icona della Toscana di qualità
Le cinque Tenute aziendali di Carpineto, situate nelle denominazioni più importanti, interpretano la diversità della regione attraverso i suoi territori. Produrre il Nobile di Montepulciano (solo Riserva), il Brunello di Montalcino e il Chianti Classico è una vera vocazione, così come quella per i cru della linea Appodiati.
Non è da tutti mettersi alla prova in tre denominazioni storiche della Toscana, come Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino, declinando il Sangiovese in tre modi differenti, e collezionare successi sia in Italia che all’estero in tutte e tre i territori. È quanto è riuscita a realizzare Carpineto, azienda fondata da Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo nel 1967, che oggi conta 500 ettari, di cui 300 vitati, articolati su cinque Tenute o Appodiati: Montepulciano, Montalcino, Dudda e Gaville nel Chianti Classico, Gavorrano in Maremma.
Dudda, l’origine di tutto
Il nucleo originario è quello di Dudda nel Chianti Classico. Ma i due soci e amici, fin da subito, scommisero anche su altri territori vocati della Toscana, individuando nella regione un enorme potenziale, dove poter produrre grandi vini di tradizione applicando le tecniche più all’avanguardia nei processi produttivi.
Oltre 100 ettari per la Tenuta Montepulciano
Tra i vini simbolo dell’azienda c’è il Nobile di Montepulciano, che dagli anni ’70 segue un progetto di alta qualità improntato alla valorizzazione del territorio. I vigneti della Tenuta Montepulciano, la più ampia dell’azienda (oltre 100 ettari), si trovano nella zona più a sud della denominazione, su suoli ricchi di argille, che danno vita a vini importanti, strutturati e dall’ottimo potenziale d’invecchiamento.
Il Nobile solo in versione Riserva
«Da sempre a Montepulciano siamo l’unica azienda a produrre solamente Riserva», spiega Antonio Michael Zaccheo, export manager, «e non facciamo Nobile “annata”. Rilasciamo la nostra Riserva un anno e oltre i termini minimi previsti dal disciplinare (cioè 36 mesi); infatti siamo appena usciti, a ottobre, con la Riserva 2017. Insomma, perseguiamo un codice produttivo tutto nostro vocato alla massima espressione qualitativa di questo straordinario territorio». E questa filosofia ha premiato il Nobile Carpineto, che per ben tre anni è entrato nella classifica dei Top 100 di Wine Spectator con le annate 2010, 2011 e 2013.
La linea Appodiati
Sempre a Montepulciano nascono i due cru della linea Appodiati: Vigneto Poggio Sant’Enrico, Vino Nobile di Montepulciano Docg e Molin Vecchio, Igt Toscana, prodotti solo nelle annate eccezionali. Attualmente in commercio ci sono le vendemmie 2012, mentre l’anno prossimo usciranno le 2015. «Fiore all’occhiello per noi è il cru Vigneto Poggio Sant’Enrico», aggiunge Antonio Michael Zaccheo, «che è stato il primo Sangiovese (Prugnolo gentile) in purezza di tutto il territorio di Montepulciano, prodotto già dall’annata 1998».
La tenuta a Montalcino, 10 ettari in posizione unica
Dalla più ampia si passa alla più piccola delle Tenute di Carpineto, quella a Montalcino, che conta 10 ettari a vigneto, in posizione privilegiata. A 500 metri d’altezza, è uno degli insediamenti più alti e panoramici della denominazione, dove la vista spazia dalla cinta muraria di Montalcino alla Val d’Arbia e, nelle giornate limpide, fino a Siena. I suoli di argille scagliose, costituiti da scisti, calcari marnosi e arenarie quarzose, insieme a un’esposizione leggermente a nord donano ai Brunello che qui nascono profumi intensi e complessi, freschezza, eleganza, raffinatezza e longevità.
La Riserva di Brunello esce solo nelle annate eccezionali
L’ultimo nato, uscito nell’anno in cui tutto si è fermato a causa del Covid (ma non qui!), è la Riserva del Brunello di Montalcino, prodotta solo nelle vendemmie più buone: la prima la 2015 e ora la 2016. Le uve di Sangiovese grosso sono raccolte unicamente dal vigneto Paradiso, quello posto più in alto di tutti.
«L’annata 2015, a 5 stelle, è stata spettacolare», dice l’enologa Caterina Sacchet, «e ha caratterizzato vini di grandissima potenzialità grazie all’elevata concentrazione dei componenti nobili. Per questo abbiamo esordito con la Riserva proprio con questo millesimo. La 2016, presentata a Benvenuto Brunello 2021, va anche oltre le prestazioni felicissime della precedente e si annuncia come un’annata destinata a passare alla storia».
E non dimentichiamo il Chianti Classico
A completare il trio delle denominazioni storiche toscane, c’è il Chianti Classico; il primo vino di Carpineto, nato 50 anni fa e destinato a stravolgere gli standard produttivi di allora. Nella Tenuta Dudda, situata sulle colline a 300 metri d’altezza, la nuova generazione alla guida aziendale continua a lavorare perseguendo il proposito dei padri fondatori, e cioè quello di produrre il miglior Chianti Classico che il terroir possa offrire. Oltre ad “annata” e Riserva, completa l’offerta il Gran Selezione, che nasce dai vigneti di proprietà più vocati.
Il cru di due ettari di Dudda
«Il cru di 2 ettari ubicato a Dudda è il primo vigneto della Carpineto», racconta Caterina Sacchet, «quello su cui abbiamo lavorato sin dal 1967 affinché rendesse la migliore uva della Tenuta. Un vino di ottima struttura da Sangiovese in purezza, di grande razza ed eleganza, che premia la lungimiranza, la costanza nella qualità e il lavoro fatto nel tempo».
Carpineto è anche da sempre attenta a tutti gli aspetti d’impatto ambientale della filiera. A partire dalla vigna, porta avanti una filosofia basata sulla ricerca della sostenibilità, della tutela della biodiversità e della riduzione al minimo dell’utilizzo di fitofarmaci e del rame. Le cinque Tenute aziendali sono tutte a emissioni zero.
La sostenibilità come pensiero etico
«La nostra idea di sostenibilità è concepita dal nostro modo di operare ecosostenibile senza però estremizzare», dichiara Caterina Sacchet, «ma conducendo il lavoro secondo un pensiero etico, basato sulla conoscenza dei fenomeni che ci coinvolgono. Da sempre il nostro stile è definito “tradizionale” perché cerchiamo di produrre vini che portano alla mente ciò che la tradizione toscana ci trasmette, nonostante le nostre tecniche di lavorazione siano molto innovative e all’avanguardia nel rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema che ci circonda e secondo le regole del nostro Codice etico».
Nel calice il racconto del territorio
«Ogni nostro prodotto cerca di descrivere il territorio da dove proviene» conclude l’enologa. «In ogni annata l’obiettivo è estrapolare le massime caratteristiche organolettiche, monitorando i vigneti dalla ripresa vegetativa al momento della raccolta. I nostri interventi ecocompatibili sono condotti con oculatezza, con la massima attenzione per la salvaguardia della biodiversità».
Foto di apertura: la Tenuta Montepulciano, con i suoi 100 ettari a corpo unico, è la più ampia dell’azienda
CARPINETO
Dudda
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Realizzato in collaborazione con Carpineto
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 4/2021. AcquistaSei abbonato digitale o premium? Sfoglia la rivista o scarica il pdf
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© Riproduzione riservata - 09/04/2022