Nel Basso Sulcis è stato inaugurato un percorso a tappe che tocca 15 Cantine e che si snoda tra vigne ad alberello centenarie, miniere e nuraghi. Il vino qui diventa strumento di dialogo tra natura e cultura. La sua versatilità nel calice
Il Sulcis è un posto dove l’uomo e la vite condividono durezze e incerti tesori. Annusano il sale nel vento e scavano la terra con le mani e le radici. Qui la bellezza non si offre spontanea. Solo camminando tra miniere e vigneti centenari si conquista l’aspro sorriso di una terra dove nulla si raccoglie senza fatica.
Il Sentiero del Carignano del Sulcis nasce proprio per celebrare questo matrimonio e promuovere il legame profondo tra il territorio e il suo vino. È un percorso enologico che si inserisce nel più ampio Cammino minerario di Santa Barbara. Una mezza dozzina di tappe che, oltre a vigneti e Cantine, attraversano le epoche della storia umana e naturale del Sulcis. A Carbonia si può scendere nella più grande miniera di carbone italiana, calandosi nella fatica e nel dolore dei minatori. A Santadi, oltre all’omonima Cantina, si può visitare il sito archeologico fenicio-punico di Pani Loriga, scoprire antichi nuraghi e ammirare le case delle janas, le fate. Portoscuso è invece un magnifico borgo marinaro che ospita una tonnara seicentesca simbolo del legame dell’uomo con il mare. E poi l’isola di Sant’Antioco dove si cammina sulla sabbia, tra le viti a piede franco: vigne ad alberello spesso con un secolo di storia.
Al territorio si somma il vino
«Dopo aver lavorato tanto per valorizzare i siti minerari e archeologici, abbiamo unito anche il Carignano», spiega Mauro Usai, presidente della Fondazione Cammino minerario di Santa Barbara. «Il progetto testimonia la nostra visione del territorio: promuovere itinerari che invitino a vivere i luoghi passo dopo passo, attraversando paesaggi, vigneti e comunità, per conoscerne la storia, le pratiche agrotecniche e le eccellenze produttive. In questo percorso, il vino diventa strumento di dialogo tra natura e cultura».
I Sentieri del Carignano del Sulcis toccano 15 Cantine con diverse formule di fruizione: dal semplice percorso tra le vigne fino alle visite in cantina e alle degustazioni guidate. Protagonista una varietà antica che ha vissuto almeno tre destini. Il Carignano arriva in Sardegna dalla Spagna, durante il dominio aragonese nel XIV secolo; anche se c’è chi sostiene che furono i fenici a portarlo, due millenni prima. Per secoli ha dato un vino di qualità contadina apprezzato per le sue abbondanti rese (anche 200-300 q/ha) e per la capacità di adattarsi al territorio. Proprio questa scorza dura, all’inizio del Novecento, fu la chiave che aprì le porte della sua seconda vita.

Le tre vite del Carignano
Quando l’Europa era devastata dalla fillossera, il Carignano non fu colpito. «La fillossera non è in grado di compiere il suo ciclo vitale su queste sabbie», dice Roberto Matzeu, fondatore dell’azienda Piede Franco, «perché i cunicoli che scava nell’apparato radicale franano e di conseguenza non è in grado di riprodursi. Questo, durante il Novecento, ha fatto la nostra fortuna». Mosti parzialmente fermentati partivano su navi cisterne verso la Francia, dove venivano poi tagliati con i magri raccolti delle vigne appena piantate.
I vigneti europei si ripresero e la richiesta di Carignano calò drasticamente. In molti abbandonarono le vigne per l’industria, altri invece lavorarono per rendere possibile la terza vita del Carignano. In particolare la Cantina Santadi capì che al calare della richiesta doveva rispondere con un aumento della qualità. La bacchetta magica, anche per il Sulcis, arrivò in mano a Giacomo Tachis. In meno di un decennio rivoluzionò il Carignano, dimezzò le rese e affinò le tecniche enologiche. Il 1984 è l’anno del Terre Brune, primo vino rosso barricato in Sardegna, e ancora oggi etichetta simbolo di Santadi. Negli anni altre Cantine si sono sviluppate e ora producono un’interpretazione del Carignano meno spigolosa.
La situazione attuale
Ora la Doc si estende su 17 comuni e circa 1.600 ettari vitati. Di questi si stima che oltre un quarto sia composto da vigne vecchie a piede franco, il vero valore del Carignano. La resa per ettaro è stata contenuta per concentrare profumi e sapori nei pochi grappoli che le piante sono in grado di far maturare praticamente senza acqua. Nelle vigne nuove si arriva a 70 q/ha, mentre nelle vigne vecchie a piede franco ci si ferma intorno ai 30. Il Carignano è un’uva difficile da allevare e ancora più difficile da mettere in bottiglia, ma quando trova l’equilibrio tra vigore e armonia restituisce vini capaci di raccontare la forza e l’anima del Sulcis. Un racconto che prosegue nei sentieri del Carignano, dove il territorio diventa parte del calice e il vino una traccia nella storia.
La nostra selezione

Cantina Santadi
Froris, Carignano del Sulcis Rosato Doc 2024
Poche ore di macerazione sulle bucce, vinificazione in bianco e affinamento di 6 mesi sulle fecce fini. Si ottiene così un rosato di colore brillante tendente al buccia di cipolla. Il profumo è fragrante: papaia, pesca e rosa canina. Al sorso il frutto si combina con la freschezza e la mineralità del Carignano.
Terre Brune, Carignano del Sulcis Superiore Doc 2020
Firmato da Giacomo Tachis, simbolo della rinascita del Carignano anni ’80. Fonde il corpo dell’uvaggio al rovere francese dove matura 18 mesi. Al naso confettura, note balsamiche e di cioccolato fondente. In bocca concentrato e salino, ma avvolgente e armonico. Un calice legato all’idea enologica di qualche decennio fa.
Mesa
Buio Buio, Carignano del Sulcis Riserva Doc
L’etichetta che meglio esprime la filosofia di Mesa: ricercare equilibrio tra frutto, tannino, acidità e sapidità del Carignano. Acciaio, legno (10 mesi) e cemento (6) aiutano a esaltare freschezza e beva. Sa di frutta rossa, violette e ha una nota balsamica e leggermente speziata. In bocca è pieno, sapido, ma comunque agile.
Piede Franco
Bellesa, Carignano del Sulcis Riserva Doc 2022
Gli alberelli crescono a piede franco sulla sabbia di Sant’Antioco, battuti dal salmastro del Maestrale. Vigne vecchie che danno vita a un vino giovane. Profumi mediterranei: ginepro e liquirizia, ma anche frutti rossi maturi. Al palato è morbido e sapido con un tannino gentile. La nuova via del Carignano.
Sardus Pater
Amentos di Carignano, Carignano del Sulcis Passito Doc 2022
Passito inaspettato e fresco grazie a una lavorazione che valorizza l’uva senza nasconderla dietro agli zuccheri residui. Profumi di prugna e ciliegia sotto spirito, alleggeriti dal balsamico dell’eucalipto. In bocca sapidità e tannino composto bilanciano la morbidezza per lasciare un finale leggermente speziato e chinato.