Senza confini Senza confini Anita Franzon

Cambiamento climatico e uve resistenti: così cresce la viticoltura scandinava

Cambiamento climatico e uve resistenti: così cresce la viticoltura scandinava

Il surriscaldamento climatico e l’impiego di vitigni resistenti a temperature più fredde stanno consentendo l’avvio della viticoltura sempre più a nord. Così, la Danimarca, la Svezia e in misura minore anche la Norvegia, hanno iniziato a distinguersi per una produzione vinicola di tutto rispetto. Secondo gli studiosi del cambiamento climatico, tra cinquant’anni le zone di produzione scandinave saranno paragonabili a quelle del nord della Francia. Ma gli esperti avvertono: chiunque ami il vino dovrebbe diventare un attivista ambientale.

Per approfondimenti: Condé Nast Traveler, The Local Se e Decanter

Sono passati 20 anni da quando il chimico Sven Moesgaard ha preso la strada dell’enologia producendo la sua prima bottiglia di vino e facendo di Skærsøgaard la prima vera Cantina di tutta la Danimarca.

Dal ghiaccio al vino: la produzione danese

Ma solo negli ultimi 10 anni il numero di vigneti danesi è cresciuto fino a superare quota 100, e questa tendenza sta coinvolgendo anche gli Stati vicini. In Svezia si contano 40 vigneti e in Norvegia quasi una dozzina. Dal ghiaccio si sta passando al vino, grazie a temperature più miti ed estati che ora si prolungano fino a settembre. Gli studiosi del cambiamento climatico prevedono, infatti, che tra cinquant’anni le aree vinicole scandinave saranno paragonabili a quelle del nord della Francia (Condé Nast Traveler).

I vitigni resistenti sono dalla loro parte

Allo stesso tempo, però, le regioni vinicole storiche, quali la Francia appunto, ma anche l’Italia o la Spagna fino alla California, stanno soffrendo ondate di calore più frequenti e intense, con uve che maturano troppo presto e fenomeni atmosferici improvvisi dagli effetti disastrosi. Ma, oltre al surriscaldamento climatico, i nuovi viticoltori scandinavi ringraziano per lo studio e la diffusione dei vitigni resistenti al freddo, ovvero progettati per prosperare nelle regioni settentrionali; tra questi, i più diffusi in Scandinavia sono il Solaris per i bianchi e il Rondo per i rosati.

L’abbinamento con la cucina locale

Anche Betina Newberry e Tom Christensen hanno deciso di cambiare vita e lavoro vendendo l’allevamento di suini di famiglia per dare vita a Dyrehøj, oggi il più grande vigneto della Danimarca, a ovest di Copenaghen. «All’inizio non avevamo nessuno a cui chiedere consigli, anche perché molte di queste varietà sono nuove, quindi non sapevamo come trattarle», afferma Betina Newberry. Ben presto però i due fratelli si resero conto di avere tra le mani uve perfette per gli spumanti. La loro prima annata è stata al 2011 e nello stesso periodo iniziava la sua ascesa il ristorante Noma di Copenaghen. Il sommelier locale Peter Fagerland afferma che il vino da uva Solaris, grazie alle sue note fresche e verdi, si abbina perfettamente ai piatti danesi e, in generale, con la crescente popolarità della cucina nordica. «Funziona molto bene con il profilo aromatico delle nostre ricette e con le erbe che usiamo qui».

La Svezia e il futuro delle bollicine

Anche in Svezia la viticoltura sta crescendo a vista d’occhio grazie alle varietà resistenti e a temperature più elevate. «Si sta sviluppando rapidamente», afferma Sveneric Svensson, portavoce di Föreningen Svenskt Vin, la neonata Associazione dei viticoltori svedesi. Oltre che per i bianchi, principalmente da varietà resistente Solaris, la Svezia si sta facendo conoscere, anche all’estero, per i suoi spumanti. Niclas Albinsson e la moglie Anna lavorano uno dei circa 40 vigneti autorizzati alla produzione di vino svedese. Si tratta di Särtshöga nella cittadina di Väderstad, a pochi chilometri dal lago Vättern, nel sud della Svezia, e la loro realtà produttiva è legata principalmente alle bollicine (The Local Se).

Acidità e prezzi elevati: le sfide per i viticoltori scandinavi

Tuttavia, le aree vitivinicole scandinave devono ora affrontare altre sfide, tra cui minori sussidi dall’Unione Europea (rispetto ad altre aree vinicole), costi di produzione elevati e di conseguenza alti prezzi di vendita. Non è dunque facile convincere i consumatori a spendere di più per il vino locale rispetto a etichette provenienti da zone più classiche. «Il prezzo e l’acidità spiccata sono una sfida per i clienti che non conoscono il vino danese», commenta Rohan Goradia, titolare del wine bar di Copenaghen Ved Stranden 10. Inoltre, essendo una produzione estremamente piccola, è pressoché impossibile trovare questi vini al di fuori della loro area di produzione.

Chi ama il vino dovrebbe essere un attivista per l’ambiente

Ma la Scandinavia è anche terra di famosi attivisti per la difesa dell’ambiente. Tra questi, c’è lo scienziato dell’Università di Lund (Svezia) Kimberly Nicholas, che ha dimostrato come la velocità con cui l’umanità riuscirà a fermare il riscaldamento climatico determinerà quanto delle regioni vinicole e dei loro vini rimarranno nelle nostre vite. «Amante del vino: il clima ha bisogno di te!», sostiene Nicholas. Secondo lo studioso ogni enoappassionato (e non solo) potrebbe contribuire in molti modi in difesa della natura. Il tempo di agire per limitare il surriscaldamento climatico è arrivato, anche perché la finestra per farlo si sta rapidamente chiudendo. Da dove iniziare? Basterebbe dare il buon esempio sostenendo gli studi e le ricerche nel settore e cominciando a limitare il più possibile i voli in aereo e gli spostamenti in auto (Decanter).

Foto di apertura: paesaggio norvegese © R. Klavins – Unsplash

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© Riproduzione riservata - 09/12/2021

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