La struttura dell’acino, che favorisce l’estrazione di colore e tannino, è il motivo per cui spesso viaggia accompagnato da Merlot e Franc. Sa di frutti di bosco, cassis e, nei climi più freschi, ha una nota vegetale. Ben si adatta al clima che cambia.
L’articolo fa parte della Monografia Cabernet Sauvignon – The King is back (Civiltà del bere 2/2024)
Il Cabernet Sauvignon è un vitigno dominante. Sul clima, sullo stile di vinificazione. Tende a imporsi e a imporre la sua personalità forte. A dirlo sono gli enologi stessi. Wikipedia ne dà una definizione quasi opposta, come a dire che dal punto di vista generalista se ne ha un’idea distorta. Viene considerato “duttile” perché indubbiamente delle varietà che oggi consideriamo internazionali è quella piantata in tutti gli areali del vino. Si tratta di un’uva a bacca nera originaria della Gironda, del Médoc e delle Graves, dove i terreni hanno un ottimo drenaggio.
Il Cabernet Sauvignon infatti matura tardi e cominciando a inquadrarlo proprio dal suolo ama i terreni leggeri e drenanti, perlopiù sabbiosi, che tengono le radici al caldo e favoriscono proprio la maturazione delle uve. A differenza ad esempio del suo miglior amico, il Merlot, che predilige terreni argillosi più freschi per le radici, essendo una varietà precoce.
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