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Braida: il mitico Bricco dell’Uccellone

15 Luglio 2009 Roger Sesto
Spostandoci nel Monferrato astigiano, non mancano certo realtà attente alla produzione di vini capaci di elevarsi nel tempo. Braida, fondata nel 1961 dal compianto Giacomo Bologna, è senz’altro una di queste. Fu proprio il grande vignaiolo, stimolato da Luigi Veronelli, a trasformare la Barbera da vino brioso, acido e di pronta beva, in un nettare importante, complesso, grasso e longevo, affinandola tra l’altro, per la prima volta nella storia del vitigno, in barrique di rovere francesi. Così nacque il mitico Bricco dell’Uccellone, a cui poi si aggiunsero altre etichette prestigiose, ma che ancora oggi rimane il simbolo dell’azienda di Rocchetta Tanaro, oltre che “la” Barbera d’Asti, conosciuta in tutto il mondo. Ci racconta la figlia Raffaella, enologa: «Le migliori annate del Bricco dell’Uccellone? Per ora la 1996, la 1997, la 2001, la 2004, la 2005 e la 2006. L’Uccellone 1996 si presenta esotico e di buona evoluzione, con note di amarena ben fuse ai sentori di caffè e sottobosco. Il 1997 è un eccellente millesimo, dall’andamento climatico ottimale, per un Bricco dell’Uccellone straordinario. L’ho bevuto di recente, ed ora è al suo meglio: molto fresco e dal temperamento ammaliante. Il 2001 è elegante e goloso, per frutto e mineralità. Chi lo serba nella propria cantina ha fatto un ottimo investimento. La 2004 è un’annata molto buona, dall’andamento climatico regolare. Un Bricco dell’Uccellone completo, equilibrato, fruttato e carnoso. Già godibile oggi. Il 2005 è un millesimo espressivo del vitigno, dotato di una sapidità minerale di primissimo livello. La 2006 è forse l’annata, fra quelle degli ultimi anni, che ha offerto la Barbera di Braida più paradigmatica. Questo in virtù di un andamento climatico intermittente, che ha consentito, sul finale, di arrivare a un’ottima maturità fenolica: stoffa e grinta da vendere. L’annata del cuore? Ovviamente la 1990, sia per la sua straordinaria grandezza, sia per il fatto che ha coinciso con la mia prima annata da enologa. Il 1990 è, infatti, l’ultima vendemmia di papà Giacomo, scomparso il 25 dicembre dello stesso anno».

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