Senza confini Senza confini Anita Franzon

Quanto conta il look delle bottiglie? Le ultime dalla stampa estera

Quanto conta il look delle bottiglie? Le ultime dalla stampa estera

La scelta del giusto “vestito” per il proprio prodotto può veicolare diversi messaggi a partire, per esempio, dall’attenzione sempre più alta alla sostenibilità. La forma che una Cantina dà al suo vino è dunque un ponte che permette di comunicare in maniera semplice e immediata con il consumatore finale.

Per approfondimenti: Winetitles Media, VinePair, The drinks business, Wine Spectator e Punch

È ormai assodato che la forma e le caratteristiche della bottiglia, l’etichetta e anche l’imballaggio di un vino siano elementi in grado di influenzare la prima impressione e la percezione del consumatore.

La forma della bottiglia: un esperimento

Winetitles Media riporta il risultato di un esperimento canadese che ha coinvolto la semplice forma del contenitore; lo stesso vino è stato presentato alla cieca in due bottiglie di diverso formato. Il contenuto della bordolese è stato descritto dagli intervistati come «strutturato, corposo e tannico»; nella borgognona invece il medesimo contenuto è improvvisamente diventato «morbido, setoso e poco tannico».

E il suo peso, in numeri

Non è più, però, solo la forma del contenitore a influenzare l’acquirente, ma anche il suo peso; bottiglie più leggere dicono molto sul produttore impegnato nel ridurre l’impatto ambientale. Un sempre crescente numero di persone, infatti, presta attenzione alla confezione e alle emissioni gas serra causate dalla produzione e dal trasporto del vetro. Tale materiale, per quanto in buona parte riciclabile, non costituisce un’opzione ecologica, essendo un prodotto composto interamente da sabbia silicea, sempre più difficile e costosa da reperire, se non deturpando il fondo degli oceani; una consuetudine che presto diventerà insostenibile per l’ambiente. VinePair informa che solamente negli Usa si producono ogni anno 27,5 miliardi di bottiglie di vetro quasi tutte impiegate per le bevande.

Nel 2017 le bottiglie di vino da sole rappresentavano l’8% di tutte le confezioni in vetro; inoltre, il 42% di queste viene esportato in tutto il mondo contribuendo ad altre emissioni di CO2. Anche il riciclo richiede una quantità significativa di energia e un’aggiunta del 30% di nuova sabbia.

Le alternative al vetro

Non sono dunque pochi gli scienziati che stanno studiando alternative valide al vetro, anche se al momento tutte le soluzioni risultano più costose e non adatte a vini o ad altri alcolici da lungo invecchiamento. Si va da confezioni ricavate da un materiale ottenuto dai semi di lino, a quelle da semi di palma, colza e soia, fino al semplice cartone. Sono tutti materiali di origine vegetale e biodegradabili al 100% nel giro di pochi anni, al contrario di una classica bottiglia in vetro che impiega circa 4.000 anni per decomporsi.

La prima bottiglia di carta

È una bottiglia di gin di Silent Pool Distillers presentata per la prima volta al pubblico lo scorso 22 aprile in occasione della Giornata mondiale della Terra. L’azienda del Surrey contribuisce attivamente al proposito del governo britannico di rendere l’intera industria alimentare a impatto zero entro il 2050. Al prezzo di £30 a bottiglia, Green Man Woodland Gin è il primo distillato al mondo a essere commercializzato in una bottiglia di cartone riciclabile al 100%, 5 volte più leggera di una in vetro e con una carbon footprint 6 volte inferiore. Il direttore di Silent Pool Distillers, Ian McCulloch, ha dichiarato a The drinks business: «Volevamo fare davvero la differenza». Ma questa non è la prima eco-impresa dell’azienda, il cui alambicco principale, per esempio, è alimentato a biocarburante per ridurre le emissioni fino al 90%, mentre il resto della distilleria trae energia da pannelli solari.

Imballaggi creativi, l’esempio di Ruinart

Sempre più grandi marchi stanno scatenando la loro creatività per guidare i consumatori verso nuove abitudini che rispettino l’ambiente. Tra questi c’è la Maison Champagne Ruinart, che ha completamente rinnovato l’imballaggio del suo Blanc de Blancs non millesimato con un involucro in carta modellata “Second Skin”, che protegge dalla luce, resiste all’acqua e riduce la carbon footprint. È una custodia di carta modellata sulla forma della bottiglia, priva di plastica, completamente riciclabile e circa 9 volte più leggera delle confezioni regalo precedentemente usate da Ruinart.
«È una protezione minimalista di lusso (…), una finitura discreta ed elegante», afferma Frédéric Panaiotis, chef de caves. Questo materiale ha richiesto due anni di ricerca e sviluppo, ma il progetto si è aggiunto alle tante iniziative green della maison francese, che vanta pannelli solari e illuminazione a LED in Cantina, una certificazione bio per i vigneti e un record di riciclo dei rifiuti del 98,7% (Wine Spectator).

Vino naturale, etichette naturali: l’aspetto conta quanto il contenuto

L’etichetta è un altro aspetto oggetto di molte ricerche, ma c’è un ambito vinicolo in cui l’etichetta sembra essere protagonista: è il mondo del “naturale”. Sono molti, infatti, i produttori in grado di tradurre i loro valori in un’immagine o una scritta sull’etichetta, che spesso diviene un’espressione artistica. Nello specifico, “l’approccio al vino naturale abbraccia un design vivido, fumettistico e irriverente (…) e porta a riconsiderare le gerarchie geografiche del vino – nell’orbita naturale Pantelleria e le colline di Adelaide sono appetibili esattamente quanto la Borgogna o Bordeaux – tramite etichette che non evidenziano la provenienza o la denominazione, ma si concentrano sul messaggio rivolto ai consumatori”, si legge su Punch. Nello stesso articolo si parla anche del rischio di “Instagrammificazione del vino”. Secondo l’autore dell’articolo, l’aspetto della bottiglia non potrà mai diventare più rilevante del contenuto, ma sono comunque entrambi importanti.

Foto di apertura: © M.Spiske

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© Riproduzione riservata - 29/04/2021

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