In Italia

In Italia

I bianchi dell’Alto Adige alla prova del tempo

25 Aprile 2015 Elena Erlicher
I bianchi altoatesini si distinguono soprattutto per la loro freschezza, finezza, l’eleganza e l’equilibrio, ma quello che può stupire è trovare ancora intatte e inalterate nel tempo queste caratteristiche in vini che hanno 10-15 anni e ancora di più, fino ad arrivare addirittura a un Pinot bianco del lontano 1959, un signor vino che portava benissimo i suoi 56 anni. Durante il nostro viaggio alla scoperta del potenziale evolutivo dei grandi bianchi dell'Alto Adige, abbiamo visitato, nell’ordine, Hofstätter, Tramin e Elena Walch (a Termeno), Kellerei Terlan (a Terlano), St. Micheal Eppan (ad Appiano), Colterenzio (a Cornaiano), St. Pauls (a San Paolo), Nals Margreid (a Nalles), Tiefenbrunner (a Niclara). Una due giorni intensa, 22-23 aprile, durante la quale abbiamo assaggiato quasi 90 etichette.

Le varietà su cui investire e gli outsider

I vitigni bianchi dell'Alto Adige da cui le Cantine si aspettano di più (e sulle quali stanno investendo maggiormente per poter far invecchiare i vini bene nel tempo) sono Pinot bianco, Chardonnay, Sauvignon e Gewürztraminer. Noi non possiamo che condividere con i produttori questa impressione. Ma abbiamo assaggiato anche outsider interessantissimi da uve Pinot grigio (Unterebner di Tramin, Sanct Valentin di St. Micheal Eppan ed Egg Leiten di St. Paulus) e Müller Thurgau (Feldmarschall von Fenner di Tiefenbrunner).

Classici di longevità tra i bianchi dell'Alto Adige

Nei Gewürztraminer Kolbenhof di Hofstätter (assaggiato in una verticale fino all’annata 1994), Nussbaumer di Tramin e Kastelaz di Elena Walch (da viti di 25 anni; in foto il vigneto, con pendenza che arriva al 63%) si può “captare” l’origine del territorio, da Termeno fino alla frazione Sella. Con il Vorberg di Terlan (dal 2012 al 2002) e il Sirmian di Nals Margreid (dal 2013 al 1998) abbiamo potuto aver prova della capacità del Pinot bianco di invecchiare con regolarità e bene, senza perdere freschezza e mantenendo sempre la sua eleganza. Il Lafoa di Colterenzio è un Sauvignon la cui filosofia richiama un po’ quella della Loira. Abbiamo avuto modo di provare anche le interpretazioni originali di Pinot bianco e Sauvignon di St. Paulus vinificati in anfora.

Per il reportage completo: Civiltà del bere maggio-giugno

Tante sono le emozioni che abbiamo raccolto durante il nostro viaggio e che vedranno la luce in un servizio sulle potenzialità evolutive dei bianchi dell’Alto Adige nel prossimo numero di Civiltà del bere. Stay tuned!

In Italia

Conte Vistarino, 160 anni di Metodo Classico dell’Oltrepò

Con il 1865 la Cantina di Rocca de’ Giorgi festeggia l’anniversario della […]

Leggi tutto

La Colombera: la scommessa sul Timorasso di Elisa Semino

Enologa e allieva di Attilio Scienza, fa parte dei giovani viticoltori dei […]

Leggi tutto

Epokale 2017, la scienza dietro il segreto della longevità aromatica del Gewürztraminer

Gli anni di affinamento al buio nell’ex miniera di Ridanna salgono a […]

Leggi tutto

Camminiamo a piede franco sui sentieri del Carignano

Nel Basso Sulcis è stato inaugurato un percorso a tappe che tocca […]

Leggi tutto

Gavi, carta di identità e appunti di degustazione di un bianco decisamente moderno

Alla scoperta della produzione Docg in 14 calici di altrettante Cantine, con […]

Leggi tutto

Le cinque giornate WOW! Milano: tutto sulla data del 10 novembre

L’appuntamento è all’Enoluogo di Civiltà del bere con ingresso gratuito previa registrazione. […]

Leggi tutto

Doc Lago di Caldaro: tre interpretazioni della zona classica  

Le scelte agronomiche ed enologiche di Cantina Kaltern, Manincor e Klosterhof, tra […]

Leggi tutto

Surgiva e la mission di valorizzare l’originaria purezza dell’acqua

Compie 50 anni il marchio trentino della famiglia Lunelli leader nell’alta ristorazione […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati