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Bertani torna alle origini con il Secco-Bertani

4 Febbraio 2019 Civiltà del bere
Bertani torna alle origini con il Secco-Bertani

L’azienda veronese rende omaggio alla storica etichetta con Original Vintage Edition, riprendendo l’antico packaging e il sistema di vinificazione codificato già nel 1888. Il blend unisce Corvina, Sangiovese, Syrah e Cabernet Sauvignon dai vigneti collinari che circondano la sede di Grezzana.

Icona assoluta dell’enologia italiana del Novecento, il Secco-Bertani è stato riproposto dalla storica Casa vinicola veneta nella versione Original Vintage Edition, che riprende l’antica grafica, ma anche la “ricetta” di un tempo.

Un’etichetta che ha definito lo stile del vino veronese

«Abbiamo voluto omaggiare un ricordo entrato nel mito collettivo per evocare sensazioni, emozioni e modi di pensare del passato capaci di arricchire il presente», spiega Emilio Pedron, amministratore delegato del gruppo Bertani Domains, di cui la Cantina Bertani è capofila. «Il Secco-Bertani, infatti, ha creato lo stile del vino di Verona molto prima che arrivassero i vini Valpolicella, utilizzando le migliori tecniche dell’epoca e le uve di maggior qualità».

Le viti del Secco

Il meglio del made in Italy

La sua storia inizia con quella dell’azienda stessa, nel 1857. È il 1860 quando questo vino innovativo dallo stile secco, così diverso rispetto all’uso comune, viene presentato sul mercato per la prima volta, ottenendo fin da subito uno straordinario successo a livello nazionale e, qualche decennio dopo, anche all’estero, a cominciare dagli Stati Uniti. «Per decenni il Secco-Bertani ha rappresentato al meglio il made in Italy», continua Pedron, «grazie al suo carattere fine ed elegante, dimostrando una grande bevibilità associata a una interessante capacità di invecchiamento».

Emilio Pedron

La svolta nel 1888

Un altro anno fondamentale è il 1888. «Presso la Camera di commercio di Verona esiste la copia di un vecchio documento risalente a questa data che ne traccia il processo di vinificazione e affinamento, ricordando anche il ruolo dei fratelli Bertani nella creazione di un’azienda vinicola fiorente e prospera». Proprio ispirati da questo certificato di fine Ottocento, i vertici di Bertani hanno deciso di riproporre il Secco-Bertani nella versione Original Vintage Edition, che è stata ufficialmente lanciata sul mercato nel 2012. «Per l’occasione, sono stati studiati e attualizzati gli elementi grafici originali: la bottiglia è simile a quella degli anni Venti, con l’etichetta nera e le scritte dorate, la fascetta è a forma di mezzaluna con il riferimento all’annata e la capsula corta rossa di stagno. Anche la cassa da sei bottiglie in assi di legno naturale riprende una versione utilizzata nel 1940».

L’immagine storica del Secco Bertani

Dal vigneto alla bottiglia

Il Secco-Bertani è un blend di diverse varietà di uve Corvina (80%), a cui si aggiungono Sangiovese grosso (10%), Syrah (5%) e Cabernet Sauvignon (5%), selezionati nei vigneti sulle colline che circondano la sede storica di Grezzana. Le piante sono allevate a spalliera con metodo Guyot e densità di 5.000 ceppi per ettaro. «Dopo una lunga macerazione a freddo, si procede con una lenta fermentazione a cura dei lieviti autoctoni», precisa Pedron. «A seguire, il vino viene svinato ancora lievemente dolce per poi affrontare in legno una successiva, lenta e definitiva fermentazione. Quanto all’affinamento, avviene rigorosamente in botti di media grandezza della tradizione veronese: la capienza va dai 750 ai 5.000 litri e i legni sono sia in castagno che in ciliegio».

Profumato, morbido e complesso

Il Secco-Bertani Original Vintage Edition si presenta di colore rosso intenso con riflessi rubino. Al naso è particolarmente ricco con profumi di mirto, prugne, ribes nero e more di siepe, impreziositi da note di pepe nero e bacche di ginepro. In bocca tornano le sensazioni fruttate di visciole, poi tè nero e ciliegia in confettura. I tannini sono fini, con un piacevole finale di caffè in chicco. «È morbido, di buona concentrazione, in equilibrio tra alcol e acidità. Ha la complessità tipica dei vini da vigne mature che però esprimono un rosso ancora giovane e vibrante», conclude Pedron. «La perfetta combinazione di bevibilità e complessità lo rende particolarmente adatto agli abbinamenti gastronomici, specialmente carni rosse, selvaggina e bolliti misti con salsa pearà, tipica di Verona».

Dalla Camera di Commercio di Verona, 1888

Collo risorgimento, nel 1866, delle Province Venete
a libertà ed a Governo Nazionale, si svegliò, come lo fu sempre,
in simili contingenze, in ogni popolazione, una generale tendenza
verso i miglioramenti materiali, e particolare rispetto alla agricoltura
ed alle industrie, ad operare, non più empiricamente ed a caso,
ma a base razionale.
Questa tendenza si manifestò dove lenta e stentata,
e dove invece lesta e completa, quale si riscontra nei vigneti e nella industria della fabbricazione del vino dei fratelli Bertani in Valpantena. Oggi l’agricoltura e le industrie, in genere, onde potersi sostenere e prosperare, fa d’uopo, che reagiscano alla crisi, che le colpisce.
Ma per reagirvi con profitto conviene, che si produca il meglio che si possa col minor costo e nel più breve tempo.
Si pigia l’uva mediante la pigiatrice a cilindri scannellati.
Si pone quindi mosto e vinacce, esclusi però i raspi, in tini, a doppio fondo, aventi cioè un disco di legno bucherellato con intagli laterali, mediante il quale si tengono sommerse le vinacce fino ai tre quarti dell’altezza del tino.
Giunta quasi al termine la fermentazione tumultuosa si svina dal tino, si imbotta, si aggiunge il prodotto della torchiatura delle vinacce,
ed al foro della botte si applica il cocchiume idraulico.
Quando la fermentazione nella botte è completamente cessata, ed il vino è divenuto limpido, cioè al dicembre, lo si travasa; un secondo travaso
si effettua in marzo, ed un terzo nel settembre od ottobre successivi.

L’articolo è tratto da Civiltà del bere 6/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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