Beaufort e Pepe: gemelli diversi
Non è facile trovare una nota comune quando si hanno di fronte da una parte le prestigiose bollicine dello Champagne e dall’altra gli eleganti rossi del Montepulciano d’Abruzzo. Due regioni vinicole e due Paesi diversi, ma anche due tipologie agli antipodi. Eppure nei giorni scorsi, in occasione del 47esimo Congresso Nazionale dell’Ais tenutosi a Firenze insieme alla debuttante kermesse “Wine in Progress”, due interessantissime verticali hanno evidenziato come tra due aziende delle rispettive regioni vinicole qualche punto in comune lo si possa trovare.
LA NATURA INNANZITUTTO – Cantine di piccole dimensioni, 6 ettari e mezzo la maison André Beaufort sulle colline di Ambonnay, 15 ettari la storica Emidio Pepe di Torano Nuovo (Teramo), e una filosofia comune basata non solo sul biologico, ma soprattutto sulla volontà di produrre vini più naturali possibile. Jacques Beaufort, nel presentare la degustazione al pubblico della Stazione Leopolda, ha spiegato come la conversione dell’azienda al biologico da parte di suo padre André nel 1969 abbia avuto origine da una sua allergia ai prodotti chimici a seguito di un trattamento medico. È così che da allora nelle sue vigne di Ambonnay e Polisy (regione dell’Aube) non vengono usati prodotti di sintesi, ma solo composti vegetali e animali: galline, insetti, ragni e altri animali sono gli assoluti “padroni” del vigneto.
CHAMPAGNE BEAUFORT: EVOLUZIONI DIVERSE, QUALITÀ IMMUTABILE – «Tutto questo fa sì», ha detto Beaufort, «che bottiglie di una stessa annata possano avere evoluzioni diverse». Luisito Perazzo, sommelier che ha guidato la degustazione insieme a Riccardo Bellini, vice presidente nazionale Ais, ha sottolineato come «tra le caratteristiche degli champagne Beaufort ci sono la qualità incredibile e la mutevolezza nel tempo, così come la sapidità, la mineralità e residui zuccherini importanti, senza tuttavia pregiudicare il perfetto equilibrio del vino». Conferme che si sono potute apprezzare assaggiando sei Champagne di grande livello: Ambonnay Grand Cru 2005, 2003 e 1998, Ambonnay Grand Cru demi sec 2005, doux 1997 e doux rosé senza indicazione di annata.
EMIDIO PEPE: DOVE IL TEMPO SI È FERMATO – Ancora più spinta verso il “naturale” l’esperienza dell’abruzzese Emidio Pepe, cinque generazioni di viticoltori appassionati che rappresentano la memoria storica del Montepulciano d’Abruzzo. A presentare l’azienda e gli straordinari rossi (2009, 2005, 2003, 2001, 2000, 1983) un’appassionata e competente Sofia Pepe, che ha raccontato come tutto in azienda si muove all’insegna della manualità e dell’utilizzo di prodotti naturali. «Niente di estraneo alla natura è presente nelle vigne e in cantina», ha spiegato. «La natura ci dà un patrimonio meraviglioso e noi cerchiamo di preservarlo». In vigna (alcuni impianti a tendone hanno oltre 40 anni) solo zolfo di miniera e cristalli di rame. Le uve bianche per il Trebbiano d’Abruzzo sono pigiate con i piedi, nessun lievito selezionato né controlli della temperatura, né aggiunte di solforosa. In casa Pepe, insomma, il tempo sembra essersi fermato.
VINI GARANTITI PER VENT’ANNI – «I nostri vini non toccano neppure il legno, che in effetti non abbiamo», dice ancora Sofia, “ma sostano due anni in vasche di cemento e poi vari anni in bottiglia». Prima della commercializzazione (la produzione annua è di 350 mila bottiglie, di cui una parte viene accantonata per le vendite future, tanto che Pepe è l’unica azienda che ha in listino annate di Montepulciano d’Abruzzo dal 1964 in poi) ogni bottiglia viene stappata, tolto l’eventuale sedimento, ricolmata, ritappata e naturalmente etichettata a mano. «È così», conclude la vulcanica Sofia, che collabora col padre Emidio alla produzione dei loro vini, «che ai clienti diamo 20 anni di garanzia del prodotto».
Tag: André Beaufort, biologico, Champagne, Congresso nazionale Ais, Emidio Pepe, Jacques Beaufort, Montepulciano d'Abruzzo, naturale, Sofia Pepe, verticale, Wine in Progress© Riproduzione riservata - 21/11/2013