In Italia

In Italia

Bartolo Mascarello: la tradizione

20 Aprile 2010 Roger Sesto
Dal 1955 l’azienda che fu di Bartolo Mascarello accantona ogni anno un migliaio di magnum di Barolo, in gran parte come riserva aziendale, e per una piccola frazione destinata alla commercializzazione, ma dopo un’attenta valutazione dei potenziali acquirenti. Della filosofia produttiva di questa azienda, tradizionalista sino al midollo, se ne è parlato (ndr, Civiltà del bere settembre 2008); sentiamo piuttosto le osservazioni di Maria Teresa Mascarello sui suoi vecchi Barolo e sul segreto della loro longevità. «Il segreto? Basta ricorrere a vigne ultratrentennali, possedere Nebbiolo di sottovarietà Michet, avere ceppi in competizione con altre colture, concimandoli con grande parsimonia e solo con stallatico, trattare con zolfo e poltiglia bordolese, selezionare duramente i grappoli in vendemmia, effettuare lunghissime macerazioni a cappello sommerso, anche sino a due mesi, affinare il vino in botti usate. Avere tanta ambizione di far bene». Ci ha parlato anche di qualche annata: «A parte la 1958, che è la mia vendemmia del cuore, in quanto ho brindato proprio con questa annata per festeggiare la tesi di laurea con i professori, il 1964 è stato indubbiamente un millesimo da incorniciare, che ha determinato un Barolo inizialmente acido e spigoloso di tannini, ma che, proprio perciò, si è rivelato di una straordinaria longevità. Il 1970 ha generato un vino complesso, equilibrato, austero. Il 1971 ha partorito il vero Barolo. Il calore siccitoso del 1978 ha determinato un vino ricco, strutturato, intenso, persistente, fitto di tannini dolci. Il 1982 ha dato vita a un nettare materico, robusto, complesso, copioso di tannini e acidità, a garanzia di grande longevità. Tannini morbidi ma austeri al contempo, e ricchezza di profumi vinosi sono il marchio di fabbrica del 1985. Impressionante poi la generosità e la complessità del 1989. Il 1990, annata storica, ha prodotto un Barolo ampio, potente, alcolico e longevo».

In Italia

Addio a Giuseppe Bonci, vignaiolo appassionato dei Castelli di Jesi

Il 21 dicembre si è spento all’età di 81 anni il produttore […]

Leggi tutto

La via etica: le diocesi italiane fanno rete “agricola”

Con il progetto Nostra Madre Terra gli Istituti diocesani di Piemonte, Veneto, […]

Leggi tutto

Ristorante Barbagianni a Colle di Val d’Elsa (Siena)

Tradizione toscana e tecniche francesi in un ricercato equilibrio di sapori. Al […]

Leggi tutto

Consorzio Colli di Conegliano Docg: Isabella Collalto de Croÿ eletta presidente

Cambio al vertice del Consorzio di Tutela dei Vini Colli di Conegliano […]

Leggi tutto

Le tre anime del vino toscano secondo Arillo in Terrabianca

Radda in Chianti, Maremma e Val d’Orcia: il progetto generazionale della famiglia […]

Leggi tutto

Gabe Tenute, nuova voce di carattere nel cuore del Conegliano Valdobbiadene

Un progetto recente (la fondazione risale al 2024) ma già ben avviato, […]

Leggi tutto

Doc Monreale: per i produttori il vitigno su cui puntare è il Catarratto

La tendenza va in particolare verso i biotipi Lucido ed Extra Lucido, […]

Leggi tutto

Paternoster, per i 100 anni arriva Barone Rotondo

L’azienda del Vulture, di proprietà della famiglia Tommasi, festeggia un secolo di […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati