Bandol baciata dal sole
Ha tutto il fascino della Provenza più tradizionale e, in più, l’eccellenza di un terroir generoso in grado di regalare splendidi rosati capaci di longevità. Paesini medioevali, mare cristallino e tante Cantine sempre aperte al pubblico. Consigli preziosi per visitare, mangiar bene e dormire in posticini da favola
Subito dopo la costa Azzurra, a due passi da Tolone, la piccola Aoc Bandol vanta 1.500 ettari vitati ospitati in un anfiteatro naturale. Dal massiccio di Sainte-Baume alle rive del mare, la presenza ordinata della vite disegna il paesaggio accompagnata dal ritmo delle restanques, i muretti a secco che sottolineano i contorni sinuosi del terreno. E proprio di terroir parlano i vini di Bandol: qui è il Mourvèdre che trova la sua espressione elettiva. Coadiuvato dal Grenache noir e dal Cinsault dà origine a rossi poderosi, complessi e longevi, nonché a grandissimi rosati dotati di struttura e personalità sconosciute altrove, capaci di invecchiare tranquillamente 10 o 15 anni e accompagnare piatti impegnativi. I bianchi devono invece il loro carattere più solare e fruttato a vitigni come Clairette, Bourboulenc e Ugni blanc, con incursioni di Vermentino che qui viene chiamato Rolle.
SUOLI E MICROCLIMA – Il suolo, in prevalenza calcareo, molto pietroso con intrusioni di marne sabbiose, racconta una geografia tormentata, quella di un’erosione ha portato in superficie rocce del cretaceo superiore. Il risultato è un terroir complesso e cangiante che regala ai vigneron di Bandol il privilegio di parcelle assai differenti fra di loro, anche nel raggio di poche centinaia di metri. Il prezzo da pagare è il lavoro di mantenimento dei muretti, la gestione difficile dei terrazzamenti, il confronto quotidiano con un terreno povero, arido e duro, in una regione dove le vendemmie meccanizzate sono sconosciute. Non manca il sole in questa terra che ne riceve in media tre mila ore annue ed è bagnata da circa 600 millimetri di pioggia. La presenza del mare con la sua umidità e le brezze che asciugano i grappoli dopo le precipitazioni e raffrescano le giornate più cocenti, determina l’equilibrio di elementi naturali e regala unicità ai vini di questa regione. La costa è tutta da scoprire e offre al visitatore una seducente alternanza di colori e sensazioni. Si va dai villaggi di pescatori con i loro porti indaffarati e i mercati sul lungomare (particolarmente bello Sanary-sur-Mer), ai centri balneri con le loro spiagge, vedi Bandol, fino alle falesie calcaree, selvagge e verticali che anticipano il delirio delle Calanques del Marsigliese.
TERRA DI ROSATI – Gli otto comuni compresi nell’Aoc ospitano una cinquantina di produttori che nel 2012 hanno ricavato 55 mila ettolitri di vino: più o meno la stessa quantità del 2011 che era considerata un’annata eccezionalmente generosa. Il rosato domina le statistiche con 41.921 ettolitri pari al 76 per cento del prodotto, i rossi si attestano intorno al 20 per cento (pari a 10.803 ettolitri), mentre con soli 2.214 ettolitri segue il bianco, che copre il rimanente 4 per cento.
DOVE REGNA LA TRADIZIONE – Ma veniamo ai vini e alle cantine. Poche le realtà scenografiche e tourist oriented: nella regione di Bandol regna un concetto estremamente tradizionale dell’approccio al vino. Salvo rare eccezioni, non troverete sale di degustazione spettacolari e meno che meno strutture di design con spazi e tecnologie rivoluzionarie. Qui si viene per incontrare i contadini, i vignaioli, gli agronomi, i mastri cantinieri che, quasi sempre, sono la stessa persona. Per contro, non è raro che una semplice degustazione si trasformi in una verticale vertiginosa con salti nel passato a dir poco inconsueti in altre regioni. Grazie alle dimensioni contenute dell’Aoc e all’impegno quasi eroico dei due degustatori in missione abbiamo potuto provare un numero davvero significativo di realtà sul territorio. Ecco le nostre preferite.
I MAESTRI DI CASA PIBARNON – Partiamo da La Cadière d’Azur e parliamo dei gran maestri, quelli che (già in tempi non sospetti) hanno provato a perseguire l’eleganza. Obiettivo non da poco, dato che il Mourvèdre, re dei vitigni di Bandol, tende a esprimersi con tale vigore da rendere difficile un dialogo in toni composti: spesso sono i muscoli a dare spettacolo a discapito della finezza. Non è il caso delle etichette di ➊ Château de Pibarnon che brillano per finezza, complessità, equilibrio. Cinquanta ettari e 200 mila bottiglie all’anno ne fanno un protagonista della scena anche sotto il profilo commerciale. Fra le Cantine che vi raccontiamo in queste pagine, sono fra i pochi a essere distribuiti in Italia. Parliamo dei rossi che, in casa Pibarnon rappresentano (in controtendenza con i dati generali della Aoc), il 50 per cento del prodotto. Si tratta di vini di enorme personalità, concentrati, strutturati e decisamente eleganti. Hanno eccellente capacità d’invecchiamento, oggi splende il 2001, ma è impressionante il 1990. Fra le annate da mettere in cantina 2007, 2008 e l’ultimo nato, il 2010. Sono rossi che si portano dentro una percentuale pari al 95 di Mourvèdre con solo il 5 per cento di Grenache, la massima espressione di questo vitigno. Nascono da vendemmie manuali, effettuate anno dopo anno, dallo stesso pool di raccoglitori esperti in grado di realizzare la selezione dei grappoli direttamente in vigna. Maturano a lungo, anche due anni, in grandi botti di rovere. Si accompagnano alla cacciagione, alla selvaggina da pelo in particolare, ma anche a certi formaggi a pasta dura. È il momento dei rosé: partiamo dal 2012 per arrivare al 2005. Si tratta di vini notevolmente complessi, per nulla piacioni, sapidi, minerali, ottenuti da Mourvèdre per il 55 per cento, Cinsault per il 45 per cento e Grenache per la rimanente parte. Da giovani esplosivi e fruttati, poi via via più completi. Accompagnano, dopo qualche anno di riposo, i piatti più impegnativi a base di pesce come la bouillabaisse e le carni bianche. Infine il bianco: poche bottiglie ogni anno, un carattere minerale, snello. Per capirne appieno il potenziale bisogna risalire nel tempo ed ecco che, oggi, il 2004 è un gran bere. Insomma il messaggio è chiaro: Bandol non è regione per chi va di fretta!
SORPRENDENTE VERTICALE DI ROSÉ DU GROS’NORÉ – Alain Pascal del ➋ Domaine Du Gros’Noré, sempre a La Cadière d’Azur, è un grande personaggio: comunica con schiettezza esemplare la sua passione, i suoi obiettivi, la sua filosofia. Un uomo che ha impiegato cinque anni a costruirsi la cantina pietra su pietra, da solo. È l’incontro che rivela il segreto di Bandol: dal senso di appartenenza al territorio, all’orgoglio di essere un vigneron, alla convinzione che i vini di questa regione, una volta raggiunta la notorietà e il livello qualitativo d’eccellenza, abbiano una strada precisa da seguire: quella che va verso la finezza. Ed è proprio questa evoluzione, questo percorso sempre più entusiasmante che seguiamo durante la verticale di rosé: dal 1998 al 2012. Dovendo scegliere oggi vorremmo parlare del 1999, con la sua freschezza e la sua complessità, le note di liquirizia e di scorza d’arancio candita e quel tipico finale lunghissimo e balsamico. Un’esperienza impensabile nel mondo dei rosati più conosciuti. E poi ci sono i rossi. Perché, curiosamente, da queste parti si dà per scontato che i rosé siano straordinari e che possano invecchiare 10 o 15 anni; i rossi invece, sono delle bestie dure, difficili da addomesticare. Ebbene Alain ci riesce eccome, basti provare il suo 2000 e il 2001 o il 2004: vini di grande carattere e complessità che raccontano il territorio senza graffiare, senza gridare o mostrare i muscoli. Da segnalare anche la sua Cuvée Antoniette, prodotto solo in grandi annate (da provare il 2009), Mourvèdre al 95 per cento, per un’etichetta di grande concentrazione che nasce già vellutata. Gros’Noré dispone di 17 ettari in proprietà che consentono una produzione complessiva che si aggira fra le 70-75 mila bottiglie annue ripartite in 40 mila di rosso, 35 mila di rosé e meno di 2 mila di bianco. Nello stesso villaggio c’è anche ➌ Domaines Bunan, un marchio che raccoglie due linee: Moulin des Costes e Château la Rouvière. In realtà è lo stesso produttore che ha scelto di vinificare sotto etichette differenti le uve provenienti da due zone diverse. Tutte le piante crescono in regime biologico ed entrambe le famiglie vantano grandi vini. Memorabile il rosso Château la Rouvière 2001 così come il rosé 2011.
I GRANDI ROSSI DI CHÂTEAU PRADEAUX – Per comprendere a fondo la natura dei vini di questa regione bisogna fermarsi a Saint-Cyr-sur-Mer da ➍ Château Pradeaux. I loro grandi rossi sono il libro di storia dell’Aoc Bandol, il memoriale della tradizione. Vini ruvidi, schietti, maschi, che necessitano magari vent’anni d’invecchiamento per ammorbidirsi e rivelare la loro personalità unica e affascinante. Etichette da cacciagione, da cinghiale, da serate d’inverno davanti al focolare. Oppure, tanto per confondere le idee, adatti al pesce, come ci suggerisce Cyrille Portalis, il proprietario: «Bandol è rosso. Tutto il resto sono scherzi. Si tratta di vini di grande carattere, difficili, eppure capaci di abbinamenti sorprendenti, come quello con le triglie». Appunto. Per sottolineare le sue parole ci apre una bottiglia di 1961 e ci dice di portarla al ristorante e provarla coi formaggi. Ovviamente ci guardiamo bene dal contraddirlo…ed è una gran bella esperienza. Per la cronaca, i rosati di casa Pradeaux sono strepitosi mentre i bianchi… beh Cyrille si rifiuta di farli!
LE CUVÉE TEMPIER – ➎ Domaine Tempier a Le Plan du Castellet è un’altra azienda storica che tanto ha contribuito a far crescere la fama e la qualità dei vini dell’appellation Bandol nonché a gettare le basi della Aoc medesima. Nelle mani della stessa famiglia dal 1834, già premiata nel 1885, la maison Tempier declina il terroir in quattro cuvée rosse di enorme struttura che nascono nei 38 ettari in proprietà. La Cuvée Classique, ottenuta da 70-75 per cento di Mourvèdre e per la rimanente parte Cinsault, Grenache e una minima percentuale di Carignan. È un vino molto equilibrato, che offre il meglio di sé dopo 10 o 15 anni. La Migoua è un single vineyard ottenuto dalla vigna omonima a 270 metri di quota. Percentuali di Mourvèdre più contenute (fra il 50 e il 65 a seconda delle annate) e una presenza più marcata di Cinsault, contribuiscono a donargli un carattere insolito per questa regione, molto complesso e maschio con le sue note animali, ideale con la sella d’agnello. Cuvée La Tourtine viene da una vigna a 170 metri nei pressi del villaggio medievale di Le Castellet, frequentemente spazzata dal Mistral. Con percentuali di Mourvèdre vicine all’80 per cento, è di grande complessità, speziato e ricco di bacche rosse. Infine la Cuvée Cabassaou che proviene da una piccola parcella protetta dal Mistral e particolarmente vocata. Qui il Mourvèdre matura perfettamente e quindi lo ritroviamo quasi in purezza in questa bottiglia. Si tratta di un vino unico, robusto, potente, estremamente concentrato. Da invecchiare a lungo e abbinare alla selvaggina. Da provare anche i rosati, particolarmente eleganti e i bianchi schietti, nitidi e minerali.
IL PICCOLO GIOIELLO DE LA TOUR DU BON – Ci hanno assai impressionato anche i vini del ➏ Domaine de la Tour du Bon a Le Brûlat du Castellet, piccola proprietà, una dozzina di ettari in un singolo appezzamento baciato dal sole, in posizione panoramica con vista a 360°, dal mare al massiccio di Sainte Baume. E forse è proprio la posizione a ispirare Agnès Henry-Hocquard, proprietaria e vignaiola: i suoi vini sono di ampio respiro, aperti, complessi ed autentici, ma portano in sé una gentilezza spesso sconosciuta da queste parti. Comunque rigorosi quanto longevi, abbiamo provato un meraviglioso ’97 ancora giovane, rivelano un frutto più fresco che altrove. Tre le Cuvée rosse: La Classic, dove una maggiore percentuale di Grenache in combinazione con il Carignan e il Cinsault ingentilisce il Mourvèdre rendendolo più fruttato e fruibile anche prima di invecchiamenti decennali, la Cuvée Saint Ferréol, dove regna incontrastato il Mourvèdre (95 per cento), più speziata e austera, che richiede pazienza. Infine la Cuvée Rêvolution, nata nel 2003 e pensata per un pubblico più giovane.
CHÂTEAU ROMASSAN BIODINAMICO – Ramo locale di un marchio di gran fama nel panorama della Francia Mediterranea, Château Romassan appartiene ai ➐ Domaines Ott, a loro volta sotto il cappello Roederer. Il rosato Coeur de Grain non rinnega il terroir di Bandol e, grazie alla sua struttura, ben si sposa con il caciucco livornese. Infine una bella finestra sul futuro: il giovane vigneron Julien Castell lavora i suoi 10 ettari in regime totalmente biodinamico. Il risultato sono 25 mila bottiglie (10 mila di rosso, quasi 15 mila di rosé e meno di mille di bianco) che raccontano il territorio in modo nuovo. Forse ancora in via di definizione (non abbiamo provato annate davvero pronte fra i rossi, però i rosati sono già molto interessanti), ma sicuramente questa sarà la strada che sempre più vignaioli seguiranno. Per noi un ottimo motivo per tornare a visitare questa piccola, sorprendente, seducente, appellazione.
ANDAR PER CANTINE – Tutte le Case vinicole sono visitabili su appuntamento.
➊ Château de Pibarnon, 410 Chemin de la Croix-des-Signaux La Cadière d’Azur, tel. +33.4.94.90.12.73, www.pibarnon.com
➋ Domaine Du Gros’Noré, 675 Chemin de l’Argile, La Cadière d’Azur, tel. +33.4.94.90.08.50, www.gros-nore.com
➌ Domaines Bunan, 338b Chemin de Fontanieu, La Cadière d’Azur, tel. +33.4.94.98.58.98, www.bunan.com
➍ Château Pradeaux, 676 Chemin des Pradeaux, Saint-Cyr-sur-Mer, tel. +33.4.94.32.10.21, www.chateau-pradeaux.com
➎ Domaine Tempier, 1802 Chemin des Fanges, Le Plan du Castellet, tel. +33.4.94.98.70.21, www.domainetempier.com
➏ Domaine de la Tour du Bon, 714 Chemin de l’Olivette, Le Brûlat du Castellet, Le Castellet, tel. +33.4.98.03.66.22, www.tourdubon.com
➐ Domaines Ott, Chateau Romassan, 601 Route des Mourvèdres, Le Castellet, tel. +33.4.94.98.71.91, www.domaines-ott.com
E PER COMPRARLI IN ITALIA?
Ceretto Aziende Vitivinicole (Château de Pibarnon), Strada Provinciale Alba/Barolo, Località San Cassiano 34, Alba (Cuneo), tel. 0173.28.25.82, www.ceretto.com
Sagna (Domaines Ott), Piazza Amerigo Sagna 4, Revigliasco Torinese (Torino), tel. 011.81.31.632, www.sagna.it
UNA CENETTA COI FIOCCHI:
Hostellerie Bérard, Rue Gabriel Péri, La Cadière d’Azur, tel. +33.4.94.90.11.43, www.hotel-berard.com
La Grange, 34 Boulevard Chanzy, Le Beausset, tel. +33.4.94.90.40.22, www.lagrange83330.com
ACQUISTI INTERESSANTI:
Oenotheque des Vins de Bandol, 3 Place Lucien Artaud, Bandol, tel. +33.4.94.29.45.03, www.maisondesvins-bandol.com
STANZE DA FAVOLA IN UN EX CONVENTO – La base ideale per muovere alla scoperta della zona è senza dubbio l’Hostellerie Bérard, un’istituzione della buona cucina nel centro storico de La Cadière d’Azur, paesino medievale, arroccato su di un colle a pochi chilometri da Bandol e dal mare. Poche stanze ricavate in un ex convento dell’XI secolo e una spa insospettabile, dove la famiglia Bérard ha saputo creare un’atmosfera di grande charme: la signora Danièle per quanto riguarda l’hotel, lo chef René prima e il figlio Jean-François oggi, in cucina (camera doppia da 99 a 350 euro per notte). L’esperienza gastronomica proposta da Jean-François è di livello e classe internazionali. Il giovane chef ha saputo coniugare i sapori della tradizione, gli ingredienti del territorio e la sua mano creativa con raro intuito. Il risultato è superlativo in tutti i sensi. Se si ha a disposizione più di un semplice weekend, vale la pena seguire un corso di cucina provenzale che René Bérard tiene nella sua Bastide des Saveurs: una bella maison provenzale circondata dal giardino dove lo chef cresce buona parte delle erbe, dei profumi e delle verdure che usa nel suo ristorante. Nella splendida cucina di casa, René guida i suoi ospiti alla scoperta di tutti i segreti delle ricette tradizionali. Di buon mattino li porta con sé al porto, per scegliere il pesce direttamente dai pescatori oppure ai mercati per imparare a riconoscere gli ingredienti giusti. A pranzo si degusta il frutto del proprio lavoro.
PER ORGANIZZARE UN WEEKEND:
Ente del Turismo francese in Italia, Via Tiziano 32, Milano, www.rendezvousenfrance.com
Var Tourisme, www.visitvar.fr
Vins de Bandol, Espace Mistral, 2 Avenue Saint-Louis,, Le Beausset, tel. +33.4.94.90.29.59, www.vinsdebandol.com
PER DORMIRE BENE:
Hostellerie Bérard. Un angolo di paradiso fatto di suggestive case in pietra immerso nel verde. Rue Gabriel Péri, La Cadière d’Azur, tel. +33.4.94.90.11.43, www.hotel-berard.com
Hotel Ile Rousse. Eleganza e raffinatezza per i più esigenti. 25 Blvd Louis Lumière, Bandol, tel. +33.4.94.29.33.00, www.ile-rousse.com
Tag: Bandol, Château de Pibarnon, Château Pradeaux, Domaine de la Tour du Bon, Domaine Du Gros’Noré, Domaine Tempier, Domaines Bunan, Domaines Ott© Riproduzione riservata - 21/06/2013