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Badia di Morrona, dove regna il Sangiovese

7 Febbraio 2017 Jessica Bordoni
La famiglia Gaslini Alberti è impegnata nel mondo del vino dal 1939, anno dell’acquisizione della tenuta Badia di Morrona a Terricciola, nel Chiantigiano. Alla fine degli anni Novanta, si è aggiunta anche una proprietà tra le colline di Isola d’Asti, il Podere dei Bricchi Astigiani. «Si tratta di due aziende storiche, situate nelle regioni vitivinicole più vocate d’Italia, che testimoniano il nostro forte impegno verso una produzione di qualità, nel solco della nobile tradizione», spiega il titolare Filippo Gaslini Alberti, terza generazione al comando dell’impresa familiare.

I lavori alla cantina e alla barricaia 

Badia di Morrona è una grande realtà di 600 ettari di cui 110 a vigneto, 40 ad oliveto e il resto a bosco e seminativo. «La Badia vanta quasi mille anni di storia: la sua presenza è attestata, infatti, fin dal 1098», prosegue Filippo Gaslini Alberti. «Dopo l’acquisizione, abbiamo deciso di ristrutturare e ampliare la cantina e la barricaia, ricavando anche una serie di strutture per l’agriturismo rinnovando alcune vecchie case coloniche».

Sangiovese sovrano

Gli investimenti più importanti, però, sono quelli relativi alle vigne. «I vigneti sono stati in gran parte reimpiantati alla luce di un attento lavoro di zonazione e selezione clonale, individuando la densità di impianto e i sistemi di allevamento più adatti ai vari appezzamenti». Oltre la metà degli ettari sono destinati al Sangiovese. «È senza dubbio il vitigno principe della Toscana, piuttosto difficile da allevare, ma da cui si ottengono vini di grandissimo carattere».

In vigna anche i grandi internazionali

La mission aziendale è quella di fare vini di terroir, capaci cioè di esprimere il territorio e le sue peculiarità. In quest’ottica, accanto al Sangiovese, trovano posto il Vermentino e una serie di grandi internazionali che hanno trovato una seconda casa in quest’angolo di Toscana, come lo Chardonnay, il Viognier, il Cabernet Sauvignon e Franc, il Merlot e il Syrah.    

Il Chianti I Sodi del Paretaio

I vigneti si trovano all’interno del comprensorio del Chianti Docg, anche molte etichette sono classificate come Igt Toscana. «Il Chianti è tra i vini più celebrati al mondo. Noi proponiamo I Sodi del Paretaio, un rosso profumato ed elegante, immediato ma senza perdere in ricchezza e intensità, di cui produciamo anche una versione Riserva». Si tratta di un blend di Sangiovese all’85% con un saldo del 15% di Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah.

Il Sangiovese VignaAlta

La punta di diamante è però l’Igt VignaAlta, Sangiovese in purezza che prende il nome dal vigneto più vocato dell’azienda, piantato originariamente nel 1965. «Fino alla prima metà degli anni Novanta, le uve di questa vigna dalle rese straordinarie venivano utilizzate per la produzione del Chianti; poi si decise di creare un vino a sé. L’Università di Pisa ha compiuto un accurato studio sul clone e abbiamo proceduto alla messa a dimora di nuovi impianti, con una densità di 5500 ceppi per ettaro. Oggi il VignaAlta è il frutto della selezione dei migliori vigneti aziendali».

VignaAlta: cinque annate a confronto

Filippo Gaslini Alberti ha guidato gli ospiti in una verticale di cinque annate, dalla 1997 alla 2011, l’ultima in commercio, passando per la 1998, 1999 e 2000. Con i suoi 20 anni esatti sulle spalle, la vendemmia 1997 si è dimostrata tra le più interessanti: ancora molto viva in bocca, con tannini finissimi e un finale di seducente eleganza. Di bella intensità anche la 1999, mentre la 2011 è apparsa in tutta la sua vigorosa giovinezza, dotata di una grande pulizia e austerità. Con un lungo avvenire davanti a sé.

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