In Italia In Italia Anita Franzon

Art of the Treasure Hunt. Caccia al tesoro nel Chianti Classico

Art of the Treasure Hunt. Caccia al tesoro nel Chianti Classico

Art of the Treasure Hunt è un viaggio attraverso sette aziende vitivinicole del Chianti Classico alla ricerca di tesori nascosti: per trovarli bisogna raggiungere cantine scavate sotto antichi borghi immersi nella campagna toscana, alla fine di strade bianche che nemmeno i navigatori più tecnologici conoscono. Per una volta noi non stiamo cercando pregiate bottiglie di vino, ma opere d’arte contemporanea scelte dalla collezionista Luziah Hennessy. Sculture, fotografie, quadri e filmati di artisti provenienti da ogni parte del mondo si spostano dalle città alla campagna dal 1° luglio al 30 ottobre.

La nuova corrente del vino italiano

Nel 1716 Cosimo III de’ Medici delimitò il territorio del Chianti Classico decretando la nascita di una delle denominazioni enologiche più rinomate d’Italia e creando, esattamente come avviene nell’arte, una nuova corrente del vino italiano. Il progetto Art of the Treasure Hunt è un’esperienza tra antico e contemporaneo e un’opportunità per esplorare il vigoroso e straniante impatto dell’arte fuori dai musei o da tradizionali sale espositive. Nelle cantine dove il vino fermenta nei tini o riposa in silenzio per anni, hanno trovato lo spazio ideale opere realizzate da artisti premiati e riconosciuti a livello internazionale.

Art of the Treasure Hunt: un tour enologico nei cinque sensi

Il fine è esaltare l’esperienza sensoriale della degustazione attraverso un percorso estetico e interculturale. La collocazione esatta per ogni opera è stata scelta attentamente per evidenziare l’ormai consolidata combinazione artevino. Riprendendo le parole del curatore, Kasia Redzisz: «Art of the Treasure Hunt è un gran tour enologico nei cinque sensi per assaporare ancora più a fondo aromi, colori e profumi, ovvero l’anima del Chianti. È il tentativo di distillare l’essenza del genius loci toscano da un ricco bouquet di sensazioni».

Silver Stele al Castello di Brolio

Silver Stele al Castello di Brolio

Silver Stele sulle mura del Castello di Brolio

Si deve a Bettino Ricasoli, il “barone di ferro” politico, ricercatore e imprenditore vitivinicolo di grande lungimiranza, la ricetta che per oltre un secolo è stata alla base dei vini del Chianti. Fulcro di questa storia è il Castello di Brolio, antica fortezza che sorge sulla sommità di una collina a pochi chilometri da Gaiole e di proprietà dei Ricasoli da quasi mille anni. Ancora oggi protagonista del mondo enologico, il Castello è uno dei luoghi più visitati del Chianti Classico. In occasione dell’esposizione temporanea, sul bastione più alto è stata posizionata l’opera Silver Stele di Heinz Mack, artista che rappresentò la Germania alla Biennale di Venezia del 1970.

Il mosaico d’oro bianco

Così come le piante e, tra queste, la vite, hanno bisogno di luce e spazi aperti, anche Silver Stele prende forma con la radiazione luminosa: il monolite scintillante alto 6 metri e dal peso che supera le 4 tonnellate, è formato da un mosaico di pietre rivestite in lamine d’oro bianco. Dal forte impatto visivo, l’opera si staglia sopra le alte mura del castello amplificandone la maestosità.

Al Castello di Ama le radici sospese di Kiefer

Il sodalizio tra arte e vino è ormai più che consolidato ad Ama. Lorenza Sebasti e Marco Pallanti conducono con amore e passione l’azienda dove enologi e artisti lavorano in sinergia per rispettare, arricchire e interpretare un luogo unico al mondo, così come uniche e irripetibili sono le installazioni che scandiscono lo spazio fuori dal tempo del Castello di Ama. La caccia artistica ci porta qui per ammirare Luwurzel: opera dell’artista tedesco Anselm Kiefer, prestata dalla Paris Galerie addaeus Ropac e collocata all’interno del borgo insieme all’esposizione permanente. Politica, chimica, religione e magia: la creazione di Kiefer rappresenta un terrario nel quale si osserva un suolo arido e crepato dalla siccità.

Un’immagine dell’esposizione Found Not Taken di Edson Chagas al Castello di Volpaia

Un’immagine dell’esposizione Found Not Taken di Edson Chagas al Castello di Volpaia

Le radici della vite

Non c’è acqua e le radici della pianta sono sospese perché, se non trovano ossigeno in questo spazio vitale, possono elevarsi al di fuori di questo per cercare una nuova comfort zone. Allo stesso modo agiscono le radici della vite che scavano nel terreno aggirando le rocce più dure per sopravvivere e dare vita, infine, a un prodotto più ricco di sostanza e significato. È così che nascono altre opere d’arte come i vini di Ama, tra cui i pluripremiati San Lorenzo Chianti Classico Gran Selezione e L’Apparita, fra i primi Merlot in purezza toscani.

Angola e Islanda al Castello di Volpaia

Volpaia è un antico villaggio riportato a nuova vita, dove qualsiasi elemento moderno è elegantemente nascosto per lasciare intatto questo gioiello. La famiglia Stianti Mascheroni continua a mantenere la tradizione di un luogo incantato circondato da vigneti e uliveti, dove tra le cantine e il frantoio con macine di pietra sono stati creati appartamenti e camere di charme per gli ospiti. Proprio per queste ragioni, qualsiasi oggetto figlio dell’epoca contemporanea spicca in questo borgo incontaminato dalla modernità più che in qualsiasi altro posto. Qui, per Art of the Treasure Hunt, le fotografie di oggetti trovati per le strade dell’Angola di Edson Chagas in Found Not Taken, ci parlano di come vivono oggi persone in spazi così lontani dai luoghi in cui l’opera è esposta.

 

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 04/2016. Per continuare il viaggio alla scoperta dei tesori nascosti nel Chianti Classico acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com.
Buona lettura!

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© Riproduzione riservata - 24/08/2016

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