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Annate storiche: Castel De Paolis, internazionali e indigeni

Annate storiche: Castel De Paolis, internazionali e indigeni

Annate storiche di vini mitici (18): Lazio

Quest’azienda è un simbolo dell’enologia laziale. Nasce a Grottaferrata nel 1985, sulla scorta di un incontro tra l’onorevole Giulio Santarelli e il professor Attilio Scienza; un incontro pensato per la riqualificazione della vitienologia dei Castelli Romani, portata avanti attraverso una politica atta da una parte al recupero dei vitigni autoctoni locali e dall’altra all’identificazione delle varietà internazionali più adatte al terreno e, in generale, alle condizioni pedoclimatiche della zona. Una ricerca appassionata, durata cinque anni, volta all’analisi di vitigni indigeni quali Malvasia del Lazio, Bombino, Grechetto, Bellone, Cesanese, Moscato rosa, e internazionali come Syrah, Petit Verdot, Viognier, Sémillon, Roussanne. Un percorso che ha portato a cambiare i sistemi di allevamento (al tendone si è preferito il cordone speronato), nonché a privilegiare la bassa resa (2 kg di uva per vite).

RICERCA E TERRENI VOCATI – Ma la ricerca è avvenuta anche in cantina, quando si è ristrutturata quella originale adeguandola alle ultime tecnologie, a partire dalla catena del freddo. I 12 ettari di vigna distribuiti su terreni vocati di origine vulcanica hanno fatto il resto. Castel De Paolis ha cominciato a produrre vini di spessore già dal 1993; fin da subito si è capito che si sarebbero potuti ottenere nettari longevi e questo anche grazie alla «selezione delle varietà più adatte, al contenimento delle rese, differenti in base alle diverse cultivar e all’introduzione di tecnologie moderne ma non invasive sia in vigna, sia in cantina dove si operano pressature molto soffici con una spasmodica attenzione a evitare fenomeni ossidativi», spiega Fabrizio Bono, enologo dell’azienda.

DONNA ADRIANA: ANNATE DA INVECCHIAMENTO – A proposito dell’accantonamento di riserve storiche, Fabrizio Bono racconta come sia il Donna Adriana l’etichetta su cui si sta investendo: «Mix di Viognier, Malvasia del Lazio e Sauvignon blanc, sta dando particolare soddisfazione in alcune annate: il 2010 è oggi elegante, morbido, sapido grazie ai suoli vulcanici, e strutturato, solo agli inizi di una lunga evoluzione. Ancora più interessante l’annata 2008: in questo caso si tratta di un vino concentrato, complesso, dagli intensi aromi, ancora in grado di invecchiare».

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© Riproduzione riservata - 27/09/2012

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